Il Fatto Quotidiano

Siri e Lanzalone, ieri craxiani e ora giallo-verdi

Siri e Lanzalone I due genovesi, ex socialisti, finiti oggi nei guai

- » FERRUCCIO SANSA

Gemelli diversi. Da Craxi al governo gialloverd­e. Un filo unisce Luca Lanzalone e Armando Siri, due volti comparsi dal nulla che in un attimo hanno scalato il nuovo potere italiano. E hanno cacciato nei guai Cinque Stelle e Lega. Luca e Armando hanno mosso insieme i primi passi in politica. Nel Psi genovese degli anni ‘90.

Uguali e diversi. Protagonis­ti di una stagione politica che tanti oggi cercano di dimenticar­e. Ma Siri quell’appartenen­za la rivendica, tanto da dire a Luca Telese su Panorama che con Bettino Craxi “sono stato sempre in contatto. Era una persona con forte carisma, ma un timido. Era generoso, con una grande umanità”. Lanzalone no, glissava.

DIVERSI, già nelle origini, tipo Danny Wilde e Lord Brett Sinclair nel telefilm Attenti a quei due. Armando che ricorda di essere figlio di una casalinga che “faceva lavori umilissimi”. Luca che veniva da una famiglia della bella Genova e viveva in un palazzo affrescato da Domenico Piola. Uno che, si favoleggia, ha giocato a golf con Bill Clinton. Diversi pure nei vestiti: Siri sempre in cravatta, forse per una forma di riscatto; Lanzalone che preferiva foulard e cane bassotto.

Li uniscono fame di politica, ambizione e tante bandiere. In Sala Rossa a Genova, il consiglio comunale, c’è chi ricorda “un quindicenn­e che si seguiva tutte le sedute. Magari con i libri sulle ginocchia per fare i compiti”. Era Siri. “Lanzalone invece l’ha sempre detto”, racconta chi ai tempi d’oro li frequentav­a entrambi, “della politica gli interessav­a l’amministra­zione, la gestione”. Ma la sera si ritrovavan­o in piazza della Posta Vecchia, cuore del centro storico, nella sede del Psi. Erano altri tempi, i vicoli erano ancora quelli di Fabrizio De Andrè. Sotto le volte dell’antico palazzo decadente, tra gli affreschi di Domenico Fiasella e Simone Barabino, andavano in scena dibattiti accesi. Ma qui i destini di Luca e Armando si dividono: al congresso del 1991 Lanzalone annuncia un accordo con la corrente dell’allora sottosegre­tario Francesco Fossa. Sogna la vittoria. Ma Fossa si schiera con Luca Josi e Lanzalone finisce a gambe all’aria. Niente paura: aggancia il carro di Rinaldo Magnani, prima potente socialista che guida anche il porto, poi candidato sindaco di Forza Italia. Lanzalone lo segue. Perde.

ANNI DURI per i due ex socialisti. Ma la loro vita ha un andamento, per così dire, carsico. Spariscono e riemergono, su un’altra sponda: “Ciao, lo sai che sono passato con Tonino”, racconta Lanzalone un giorno a un amico. Tonino sta per Di Pietro. Un breve innamorame­nto. Sostiene anche candidati sindaci di centrosini­stra. Intanto Siri riappare giornalist­a Mediaset, insieme con Giovanni Toti. Stimato, si dice, da Marcello Dell’Utri. Una manciata di anni e ritorna alla politica. Fonda Pin, Partito Italia Nuova, e colleziona

Carriere separate

Uno giornalist­a, l’altro avvocato, entrambi affamati di politica: la svolta con Lega e M5S

una discreta serie di legnate. Ma Sinclair e Wilde in salsa genovese si incrociano di nuovo. Lanzalone senza troppo clamore si avvicina al M5S fino a trovarsi nella stanza dei bottoni. Siri, più irruente, abbraccia Salvini e arriva anche lui in vetta. Mentre si forma il Governo gialloverd­e per entrambi c’è chi vaticina un ministero. Ma le inchieste bloccano Lanzalone. Siri ce la fa, è sottosegre­tario alle Infrastrut­ture, ma si sognava ministro, forse all’Economia. E alla fine le parabole si toccano di nuovo: partiti insieme dal Psi si ritrovano entrambi indagati. Da astri nascenti a pietra d’inciampo per i rispettivi sostenitor­i.

 ?? Ansa/LaPresse ?? Cinquanta Armando Siri è del ‘71, Luca Lanzalone del ‘69. Entrambi sono nati in agosto, a Genova
Ansa/LaPresse Cinquanta Armando Siri è del ‘71, Luca Lanzalone del ‘69. Entrambi sono nati in agosto, a Genova

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