Roma, il Taglia-debito non c’entra nulla con gli altri Comuni in rosso
Oggialle 18 Il Consiglio dei ministri che dovrà decidere anche sul debito della Capitale. Il Carroccio insiste: “Non lo votiamo”. M5S: “Fanno storie per il sottosegretario”
■Oggi in Cdm arriva per il via libera definitivo il decreto Crescita con la norma sulla Capitale. Il leader verde minaccia di non votarlo, il M5S: “Non ha capito niente”
Si legge salva Roma, si traduce caso Siri. È la sorte del sottosegretario leghista alle Infrastrutture, indagato per corruzione, la vera posta in palio nella rissa ormai quotidiana tra i gialloverdi, capaci di rendere isterico anche il lunedì di Pasquetta. Perché alla vigilia di un Consiglio dei ministri che vale come uno snodo Lega e Cinque Stelle giocano pesante, camminano sul filo sottile della crisi di governo a cui nessuno dice di credere a un mese dalle europee, ma che non è solo un’ipotesi di scuola, visto che il Carroccio minaccia di non votarla, la norma taglia debito.
ED È LA MINACCIA FINALE di una giornata in cui Matteo Salvini fa la faccia feroce, e chissà se e quanto finge. Perché pretende che il salva Roma venga tolto dal Dl Crescita oggi in Consiglio dei ministri, per poi essere votato in sede di conversione del decreto “assieme alle altre norme per i Comuni”, e non si capisce bene quali e per chi siano, queste norme. Ma il Movimento non apre a un rinvio, e cannoneggia: “Sul salva Roma la Lega forse non ha capito di cosa si tratta, visto che parliamo della chiusura di un commissariamento a costo zero. Piuttosto la Lega pensi a Siri e alle indagini sui fondi che riguardano anche il loro tesoriere, invece di fare di tutto per nasconderlo”. E la traduzione evidente, spiega un’alta fonte di governo, è che “il salva Roma è solo un pretesto, una ripicca, la verità è che non vogliono far dimettere Siri”. Invece Di Maio pretende l’addio, “perché in mezzo a questa storia c’è gente legata alla mafia”, come ha anche detto a Salvini nell’ultimo, tesissimo Cdm a Reggio Calabria.
E non a caso un senatore di peso come Primo Di Nicola si rivolge direttamente a Palazzo Chigi, quasi a scuoterne la cautela: “Il presidente del Consiglio Conte deve dare un segnale a tutte le forze politiche e al Paese, Sir i deve uscire dall’ esecutivo ”. Mail Carroccio fa ancora muro sul sottosegretario. E così in serata scandisce sillabe da guerra aperta: “Nessuna norma salva Raggi, non esistono comuni di serie A e serie B. La Lega non vota norme che creano disparità”. E un no in Cdm aprirebbe la crisi di governo. Dal Movimento ostentano tranquillità: “È solo un modo per avere l’ultima parola”. Però sarà un martedì complicato. E le basi per un Cdm difficile le ha gettate già ieri mattina Salvini, dritto contro il salva Roma: “O tutti o nessuno, in democrazia funziona così. Non ci sono Comuni di serie A e Comuni di serie B, se in tanti hanno dei problemi aiutiamoli”.
E al leghista incendiario risponde subito la viceministra all’Economia del M5S, Laura Castelli, la madrina del provvedimento, che s’improvvisa pompiera: “Voglio rassicurare il ministro Salvini, non c’è nessun salva Roma dalla lettura della norma. Non c’è sempre bisogno di un nemico, i Comuni vanno salvati tutti”. Però dalla pancia del M5S dicono anche altro. Ossia che la Lega stia sparando contro una norma che in realtà condivide. Perché l’altro viceministro al Mef, Massimo Garavaglia, aveva dato la sua approvazione. Tanto che il Carroccio stava pensando di intestarsi il provvedimento, per lanciare così la sua campagna in grande stile per prendersi Roma. Ed è anche per questo che Castelli e la sindaca Virginia Raggi il 4 aprile si sono mosse con una conferenza stampa in Campidoglio, per bruciare sul tempo i leghisti. E al fastidio per la contromossa nei giorni successivi si è aggiunta la vicenda di Siri, una faglia tra Lega e M5S.
Ed è la ragione principale degli attacchi di Salvini, che in giornata (ri)morde Raggi, “una sindaca che non ha il controllo della sua città”. E visto che c’è da Pinzolo auspica anche il ritorno del servizio di leva “magari per gli Alpini”, tanto per pungere la ministra della Difesa Trenta, contro cui aveva urlato nello scorso Cdm. E dal ministero gli replicano che “il ritorno alla leva obbligatoria è un’idea romantica ma inapplicabile”. Ma il primo nodo è sempre il taglia debito, e quindi il Cdm di oggi. “La norma non si tocca, resta nel decreto” ripetono a più voci dal M5S. E comunque “in Consiglio dei ministri la maggioranza ce l’abbiamo noi”. Anche perché, giurano, “il ministro dell’Economia Tria è molto contento del salva Roma”.
Le dimissioni
Il senatore Di Nicola: “Conte faccia chiarezza, il leghista deve uscire”
IN SERATA CASTELLI lancia ancora segnali di pace: “Non c’è necessità di una resa dei conti”. Ma il Carroccio è agitato. E Di Maio e Salvini non si parlano più, da giorni, neanche tramite messaggio. Oggi si dovrebbero rivedere in Cdm. Dove non si potrà fingere.