Testimoni di giustizia in rivolta. “Rita Atria non va dimenticata”
Manifesteranno sotto il Viminale le tre associazioni che raccolgono le 80 persone che, denunciando le mafie, hanno messo a rischio la vita
Hanno
denunciato le mafie mettendo a rischio le loro vite. Si sentono abbandonati e in alcuni casi anche ostacolati dallo Stato gli ottanta “testimoni di giustizia” raccolti in tre associazioni che da qualche giorno sono in mobilitazione contro il governo e che manifesteranno il 10 maggio al Viminale.
Uno dei tanti esempi è di qualche giorno fa: il porto d’armi negato a Giuseppe Cutrò, figlio di Ignazio, un imprenditore, testimone di giustizia per aver denunciato alcuni boss. I carabinieri di Bivona gli hanno notificato il decreto di diniego della Prefettura di Agrigento “motivato dalla non attualità del pericolo”, racconta esterrefatto Cutrò. Giuseppe Cutrò si rivolge a Matteo Salvini: “Intervenga sul mio caso, ribalti questa situazione. Figuriamoci se la mafia dimenticherà mai quello che la mia famiglia ha fatto, nella normalità. Il ministro Salvini parla di legittima difesa e di sicurezza, ma a chi e come? Solo per pochi mi viene da pensare. Possiedo licenza e armi e mi alleno al poligono da undici anni ormai, ritengo di essere esposto, e la percezione del pericolo l’ho sempre avuta. Non ho condanne, penso di attenermi alle regole e al rispetto della legge e di godere di buona condotta etico morale basata sulla legalità”.
LE TRE ASSOCIAZIONI “Testimoni di giustizia”, “Legalità organizzata ”e“Anti racket-movimento perla lotta alla criminalità organizzata” il 10 maggio manifeste rannodavanti al Vi minale .“La porteremo avanti fino a quando il ministro dell’Interno Matteo Salvini non prenderà a cuore i nostri problemi – spiega Luigi Coppola, presidente di Legalità organizzata – che sono ulteriormente aumentati, anche se per il sottosegretario Luigi
Gaetti, che presiede la Commissione centrale deputata a decidere sulle nostre gravi situazioni, tutto va bene”. Anzi, da Gaetti, prosegue Coppola, “subiamo azioni quasi punitive, perché a oggi non vi sono le condizioni per una piena tutela dei testimoni di giustizia, nemmeno come vorrebbe la nuova legge 6/2018 che manca ancora dei decreti ministeriali attuativi tali da garantire il piano di reinserimento sociale di chi ha denunciato”. Dicono di doversi nascondere, di non sentirsi protetti, di vivere nel terrore, i testimoni di giustizia. “Siamo stati considerati eroi nazionali, esempio vivo e meritevole dello Stato italiano, e oggi la maggioranza di governo che fa? Deprime tali esempi di onestà e di giustizia?”.
Le accuse al governo “I nostri problemi sono aumentati. Siamo stati prima considerati eroi nazionali e poi?”
La protesta è sostenuta dal Movimento delle agende rosse di Salvatore Borsellino che inoltre accusa: “Il sottosegretario Luigi Gaetti ha scelto, come proprio principale collaboratore sulla materia dei testimoni e dei collaboratori di giustizia, il capocentro del Sisde di Messina degli anni ’92/’93, Giuseppe De Salvo, indicato dall’avvocato Luigi Repici come funzionario del Sisde legato a Bruno Contrada”.