Il Fatto Quotidiano

“Stavo per pagare e zac… il conto era bloccato”

L’ex paradiso fiscale Sono migliaia i correntist­i alle prese con il blocco dei pagamenti

- F. SA.

“Ero

alla cassa del supermerca­to. Ho dato il bancomat per pagare e zac… mi hanno detto che il mio conto era bloccato. Non potevo più prelevare un euro. Così sono uscito a mani vuote e sono dovuto andare a cena da un amico perché non avevo niente in frigo”. A San Marino di storie come quella di Roberto se ne contano a decine. Non ci si fa quasi più caso. Capita che ti blocchino il conto in banca, un po’come ogni anno arrivano le stagioni.

LA REPUBBLICA è nel centro dell’Italia, ma nel nostro Paese pochi lo sanno. È rimasta l’idea che la rocca del Titano sia un florido paradiso fiscale dove le banche spalancava­no le loro porte ai capitali senza chiedersi da dove venissero. Acqua passata, poi sono arrivate la crisi e le nuove norme che hanno avvicinato San Marino agli standard internazio­nali di trasparenz­a. E in un batter d’occhio di 13 banche ne sono rimaste 6.

Ogni volta la storia si ripete: arriva il blocco dei pagamenti. Nei giorni scorsi è stato prorogato quello di Cis, ma prima era già toccato ad altri due istituti. E per migliaia di correntist­i arrivano le disavventu­re. Per qualcuno addirittur­a il rischio di finire in miseria e la necessità di chiedere aiuto a parenti e amici: “A me è andata bene – racconta ancora Roberto – perché ho un lavoro. Sono riuscito in qualche modo ad arrivare a fine mese e ho aperto un conto presso un altro istituto dove mi sono fatto accreditar­e lo stipendio”. Una storia come centinaia di altre: c’è chi si è ritrovato senza un soldo al ristorante, chi era in viaggio all’estero, chi era di notte al distributo­re di benzina in autostrada.

A volte proprio non si sa come tirare avanti, come Martina: “Sono una madre single, ho un figlio di un anno e mezzo e non ho genitori cui chiedere denaro. Un giorno all’improvviso mi hanno bloccato il conto e mi sono trovata senza nemmeno i soldi per comprare i pannolini e il latte”. La sua storia è arrivata sulla scrivania dei vertici della banca che sono riusciti a trovare una via d’uscita tra le maglie strette della legge. Martina ha potuto prelevare duemila euro e a tirare avanti giusto il tempo che il blocco finisse.

E PENSARE che una volta le banche sammarines­i erano meta di capitali in arrivo da mezzo mondo. Oggi, invece, perfino i cittadini della Repubblica cominciano a portare i soldi in Italia. Magari verso Rimini, quelle luci gialle che di sera si vedono ai piedi della Rocca. Ma fa male, perché qui si parla italiano, magari si passa il confine per fare la spesa e andare a ballare in Riviera. L’orgoglio di essere sammarines­i, però, è forte: “Noi siamo indipenden­ti dal 301 (anche se gli storici parlano del 1291), mentre voi italiani dall’800”.

Fa male anche, come raccontò nel 2017 l’imprendito­re Mike Bruschi in una lettera al Resto del Carlino, ritrovarsi nella hall di un albergo della Slovenia con una carta di credito che valeva come un pezzo di plastica. E il portiere che ti guardava insospetti­to perché dovevi pagare il conto.

Un giorno così, all’improvviso, mi sono trovata senza nemmeno i soldi per comprare il latte per mio figlio

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Ansa Pagamento con il bancomat
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