Il Fatto Quotidiano

La memoria di Kiev nella fossa dei 30 mila liquidati dalle SS

- » STEFANO CITATI

La battuta potrebbe essere: “Come se Woody Allen fosse diventato presidente”. Negli attuali tempi farseschi dei comici leader p ol it ic i, Vo l odymyr Zelensky sorge dalle pieghe della Storia d’Europa amara e violenta, intrisa anche dello spirito ebraico. La risata beffarda che conquista Kiev esce fuori dalla terra culla dell’hassidismo, il movimento dell’ebraismo ortodosso che nel XVIII secolo ha conformato la cultura yiddish propagatas­i in Europa e poi in America con le migrazioni dai ghetti.

“Lì giacciono i miei trentamila ebrei”, rispose sorridendo con un ampio gesto del braccio Paul Blobel all’ospite che gli chiedeva cosa fossero quel ribollire della terra e l’accendersi di fuochi fatui mentre la limousine nazista si recava nella dacia del generale delle SS di Kiev. Era la gola di Babi Yar, quartiere periferico di Kiev nel 1942, quando la città ucraina era caduta nelle mani delle truppe di Hitler che sfondavano le linee sovietiche, obiettivo Mosca.

Nel libro- documento pubblicato di recente da Adelphi, Babi Yar, Anatolij Kuznecov raccolse le memorie di bambino, l’arrivo dei tedeschi, osannati dal nonno anti- sovietico ( l’o per a, scritta negli anni ’60, fu sempre censurata in Urss) il pane e il sale offerto agli “invasori-liberatori” e poi l’eccidio nella fossa dove scorreva il ruscello nel quale gli abitanti del quartiere prendevano l’acqua.

Era fine settembre, era il 1941, i nazisti erano arrivati da una decina di giorni: radunarono gli ebrei rimasti in città ( 60 mila sui 160 mila della comunità) e ne uccisero 33.771 in un’unica soluzione, a colpi di mitraglia. Altre decine di migliaia se ne aggiunsero, così da far ribollire la terra per un anno, mentre in tutta l’Ucraina 1,5 milioni di ebrei venivano “liquidati”.

Chissà se decenni dopo una risata presidenzi­ale dissotterr­erà la memoria ebraica di Kiev.

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