Europee Le capolista non incideranno, il Movimento deve ritrovare se stesso
Luca Morisi, lo “spin doctor” del ministro degli Interni Matteo Salvini, è un 45enne informatico laureato in filosofia. E di Salvini cura anche l’immagine pubblica. Ma l’immagine postata su Facebook con Salvini, che tiene in mano un mitra e la dicitura “Tenteranno di fermarci, siamo armati”, non è sicuramente di buon gusto. In un clima esacerbato dai vari attentati in giro per il mondo, come l’ultimo avvenuto in Sri Lanka che ha provocato circa 300 morti, messaggi del genere appaiono pesantemente fuori luogo. Mettendosi allo stesso livello delle varie scritte, apparse anche sui muri di Parma, “Spara a Salvini”. Un clima politico è sempre condannabile quando si inneggia alla violenza, anche in modo ironico. Perché la battaglia politica si combatte con parole seguite dai fatti. Non con immagini di armi. Mi auguro che Matteo Salvini prenda le distanze da certe provocazioni.
Non scordiamoci cosa è davvero la Lega e cos’ha fatto
L’enorme successo della Lega ha un’unica motivazione: il contrasto all’immigrazione. Una situazione lasciata incancrenire colpevolmente dai vari governi degli ultimi 20 anni, che hanno fatto montare l’allarme e il rifiuto a livelli di guardia. Salvini, cavalcando l’onda, ha detto quello che la gente voleva sentirsi dire, promettendo sfracelli, l’azzeramento degli arrivi ed espulsioni di massa. Finora ha ridotto (non azzerato) gli arrivi, ma non ha espulso nessuno dei 600mila clandestini. La domanda semplice è: un partito di Governo può reggersi solo su un tema di questo genere? Cosa c’è dietro al paravento dell’immigrazione? La gente, ancora accecata dai proclami, insorge ad ogni iniziativa dei Giudici che fanno di Salvini il martire perseguitato, perché difende gli interessi della Nazione. Per il resto, ignora o finge di non vedere cosa sia e voglia la Lega. La Lega è quella dei “Lumbard”, dei Giorgetti e CentiGENTILE dottor De Carolis, vorrei rivolgerle una domanda sulle “capolista” del M5S alle elezioni europee: al netto delle polemiche interne che la scelta di Di Maio ha provocato (e dell’idea, non proprio inedita, di presentare solo donne), pensa che la mossa possa rivelarsi efficace presso l’elettorato? GENTILE ANTONIO, lei ricorda giustamente che la scelta di presentare cinque capolista donne non è affatto inedita, perché Matteo Renzi fece lo stesso nel 2014. E soprattutto, cita le polemiche interne suscitate dalla decisione. E questo è già un punto che fa molto dubitare dell’effettiva efficacia di questa mossa. Perché l’aver calato dall’alto cinque esterne, senza averle peraltro sottoposte a un vero vaglio del web (la ratifica di qualche giorno fa sulla piattaforma Rousseau non può essere considerata una vera consultazione) rappresenta una differenza di trattamento troppo vistosa con gli europarlamentari uscenti, tutti ricandidati dalle parlamentarie sul web con consensi in taluni casi larghissimi. Ma in generale anche gli altri candidati e molti gruppi locali, composti da veterani del M5S, hanno disapprovato la scelta. Ed è un nodo, specialmente in una fase già delicatissima, in cui il Movimento sta discutendo di una sua riorganizzazione (ed era ora) e in cui deve fare i conti con le conseguenze dei dietro front su alcune battaglie storiche (dal Tap all’Ilva). Ora più che mai, il Movimento dovrebbe ritrovare la propria base e la propria gente, ricompattarsi, se non vuole essere schiacciato dalla forza elettorale di Matteo Salvini. E non convince neanche il precedente più volte citato da Di Maio, naio, dalle azioni (oltre che dalla faccia) inquietanti, dal sì al TAV, il sì alla privatizzazione delle acque, il sì alle ricerche petrolifere in Adriatico, il sì alle politiche ambientali più scellerate, compreso il sì (in sintonia con le multinazionali chimiche) a proseguire con l’uso di pesticidi e Glifosato. La Lega è l’alleata di sempre di Mr. B. e complice di tutte le sue scelte.
È quella del sì alle leggi ad personam, alle depenalizzazioni dei reati finanziari, ecc… quello della candidatura di esterni nei collegi uninominali nelle politiche dell’anno scorso. Un’innovazione nel complesso azzeccata, di cui forse però è stato sopravvalutato il peso nelle urne, e che soprattutto era arrivata in un’altra fase politica. Nel complesso quindi ritengo che le cinque capolista, tra cui manca oltretutto un nome d’impatto (come lo fu invece Gregorio De Falco l’anno scorso, per intendersi) non incideranno sul risultato finale del Movimento. Perché la partita del 26 maggio il M5S dovrà (o dovrebbe) giocarla puntando innanzitutto su se stesso, quindi su tutti quelli che erano 5Stelle molto prima che arrivassero le poltrone. È quella delle politiche sociali più retrive, per gli sgravi e gli aiuti a ricchi e speculatori piuttosto che per gli “ultimi”.
La Lega ignora ogni “qu e s t io n e morale”, continuando a imbottire le sue liste di inquisiti, condannati e bancarottieri, come questo Siri, difeso a spada tratta, anche se pare sia stato preso ancora con le dita nella marmellata. Senza scordare i 49 milioni di soldi pubblici di cui si sono appropriati i suoi capi. Registrato che le liti furibonde a colpi di richieste di dimissioni incrociate – tra Lega e M5S – non hanno sortito alcun effetto pratico contro il mantenimento in vita del governo gialloverde, ed essendo ormai giunti a circa un mese dalle elezioni europee, sarebbe il caso che si uscisse da questo stucchevole tran-tran con un chiarimento definitivo tra le due parti. In altri termini, il governo e il premier Conte, Penso che il Movimento 5 Stelle non debba aprire la crisi sul caso Siri ma sulle iniziative di legge. Lì si vedrà chi le approva e chi no e solo in quel caso sarà possibile portare il Paese a nuove elezioni mettendo gli italiani di fronte alle loro responsabilità, facendo loro scegliere da chi vorranno essere governati. Solo allora capiremo se questo Paese vuol davvero cambiare o apparire quello che veramente è.