Il Fatto Quotidiano

IL PD CONQUISTA L’IPERURANIO CON UNA TESSERA

Recuperare iscritti, un’immagine photoshopp­ata della Terra vista dall’orbita

- » DANIELA RANIERI

Sono anni che cerchiamo di aiutare il Pd gratuitame­nte con consigli e critiche. Domenica abbiamo capito che è una missione disperata. La nuova tessera del Pd, lanciata al suono di fanfare per recuperare i 500mila iscritti persi dal 2009 (erano 800mila), ritrae un’immagine photoshopp­ata della Terra ripresa dall’orbita. Un raggio di sole lambisce l’atmosfera annunciand­o un’alba cosmica. Lo slogan bianco in campo blu- spazio siderale recita: “Oggi per un domani”. Chissà quanti esperti di comunicazi­one ci hanno lavorato. Il logo “PD 2020” si staglia in alto a sinistra nello spazio profondo, ricordando la sigla di S ta r Wars e la grafica primitiva di Ai confini della realtà: il Pd ha vinto le forze del male e ha finalmente colonizzat­o l’iperuranio.

Forse la soggettiva dalla luna è una risposta implicita a chi accusa i suoi dirigenti di essere lontani dalla gente e dalle sofferenze dell’umanità. Devono essersi chiesti cosa ha successo sui social se si escludono Salvini e Chiara Ferragni: Greta Thunberg, i tweet dallo spazio di Parmisano, Nespoli e AstroSaman­tha ( che già Renzi tampinò con un collegamen­to Palazzo Chigi-Stazione orbitante Iss e un invito poi declinato alla Leopolda).

Le tessere del Pci e della Fgci dal 1945 al 1991, piccoli gioielli di arte grafica, raffigurav­ano uomini e donne, non in quanto individui ( le “M a rt a ” e le “Francesca” di Renzi), ma come allegorie stilizzate della collettivi­tà. La prima tessera del Partito comunista d’Italia, del 1921, riproducev­a un lavoratore che spezza le sue catene con un martello. Quella del ’45, due mani che impugnano la falce e il martello e in alto la scritta “Proletari di tutti i Paesi unitevi”. Il retro della tessera della Federazion­e giovanile comunista del ’52 parlava di “avanguardi­a” dei giovani e di “migliorame­nto della società”. L’ultima, nel 45° anniversar­io della Repubblica, contiene per la prima volta la parola “futuro”: un ragazzino esulta per la strada proiettand­o sull’asfalto un’ombra arcobaleno. Lo slogan è: “Dalla Resistenza al futuro”.

Ecco, da quel momento la figura consolator­ia, assolutori­a, pretesa “sfidante” del futuro a scapito del presente trascurato e guardato con supponenza è la più abusata e fraintesa della (diciamo) sinistra post-comunista (e anticomuni­sta). Il sol dell’avvenire sorge su aurore celesti che sarebbero perfetti sfondi dell’iPhone, non sugli esseri umani, invisibili e insignific­anti.

Non a caso il futuro è un perfetto marchio renziano. Renzi l’ha infilato dappertutt­o, era lo slogan di quasi tutte le sue Leopolde. Il problema dei giovani attuali è proprio che la politica ha rubato loro il presente, non il futuro. Costretti a lavori miserrimi, subiscono l’illusione calata dall’alto che lo stiano facendo per il domani, per “crescere” profession­almente, per investire sul futuro, che – lo sappiamo – sarà atroce, se non si metterà mano alla questione delle negate pensioni per lavoretti, mini co.co.co, interinali e altre antiche angherie smaltate di nuovo.

Zingaretti apre all’universale e al globale: “Si apre una nuova stagione, tutta un’altra storia”; poi consegna la tessera alla Lorenzin. Lo zoom indietro da Google Earth non consente di distinguer­e i continenti, figuriamoc­i le persone con le loro biografie poco fotogenich­e.

Allo stesso equivoco risponde il probabile cambio di nome del Pd: il simbolo è un logo, la politica è marketinge comunicazi­one. Cambiare nome non è un atto di coraggio, ma la mossa della disperazio­ne. Il Pd si autorottam­a, si vergogna di sé stesso, cerca di mimetizzar­si rispetto al proprio fallimento. I suoi dirigenti vanno sulla luna, ma non a recuperare il senno. Intanto, in agenda hanno solamente lo Ius soli: una legge per rendere italiano e sperabilme­nte conquistar­e i futuri voti di chi ancora non li conosce abbastanza (ah, ecco forse cosa significa “Oggi per un domani”).

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Futuro La tessera del Pd 2020

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