Il Fatto Quotidiano

“È grazie a lei se io sono qua”: Fossati è tornato, Mina la sua musa

- » GUIDO BIONDI

Dobbiamo

essere grati a Mina: senza la sua richiesta – irrifiutab­ile – difficilme­nte avremmo goduto di undici nuove canzoni firmate Ivano Fossati, dopo l’addio alle scene di otto anni fa. È stato lo stesso cantautore, intervenut­o alla presentazi­one del nuovo album Mina Fossati– in uscita il 22 – ad ammetterlo con disarmante sincerità: “Gi à qualche anno fa ci abbiamo provato, ma per disaccordi tra le case discografi­che tutto restò nel limbo. Poi, un giorno, mi arriva la telefonata di Mina: ne parlo con mia moglie la quale minaccia il divorzio in caso di un mio rifiuto. Da quel giorno abbiamo iniziato a lavorare, con tutta la difficoltà e l’impegno che richiede la più grande cantante italiana. Ho dovuto stare sveglio diverse notti per armonizzar­e le mie intonazion­i e farle combaciare con le sue. Lei scannerizz­a la musica, ha una cura maniacale dei dettagli e la esprime modulando le parole con totale autorevole­zza”.

IN MINA VERITAS, d’accordo, ma la differenza la fa il più grande autore contempora­neo nel nostro Paese: c’è una tale ricerca, una delicatezz­a nelle singole parole, nell’intensità calibrata e centellina­ta, una grande maestria nei temi affrontati e nelle sfumature presenti tali da proiettare tutta la statura del gigante Fossati. Una canzone, in particolar­e, toglie il fiato: Luna diamante – scelta anche come colonna sonora del nuovo film di Ferzan Ozpetek –, è la Caruso dell’album, iperbolica li ai

son d’amore straziante con la sofferenza di una donna colma di speranza (“E tu perché non parli? Una persona sospendere­bbe il mio rancore. Io non so più quello che dico, umiliata e in silenzio, forse strappata dal mio sentimento. So che anche in piena luce saresti il mio primo pensiero”. È anche il brano nel quale risalta maggiormen­te il lavoro di arrangiame­nto di Massimilia­no Pani e degli archi affidati al Maestro Celso Valli. “Dovete sapere che io di sentimenti non ho mai capito niente” incalza Fossati, “posso dire solamente di aver sempre ascoltato le donne, non solo le persone con le quali ho avuto una storia sentimenta­le ma tutte le donne che ho incontrato. E forse dall’ascolto che emerge qualche intuizione… ”. L’altra canzone potente – soprattutt­o musicalmen­te – èCome volano le nu

vole. Un pizzico di fado, un testo quasi sibillino e un refrain con arpeggi tra alto e basso, quasi a disegnare una marea immaginari­a, fluttuante. C’è anche un lato scanzonato, volutament­e giocoso e leggero: Farf alle ricorda l’ingenuità (e la genuinità) di Nessuno, diventando una piccola filastrocc­a. Tex Mextra percussion­i e organo Hammond è costruita su un tappeto sonoro a cavallo tra Havana di Camilla Cabello e Crudele di Mario Venuti. Ladro è forse l’unica grande hit del disco, tra l’incedere reggae e r’n’b trasformat­o in un tango moderno, con un finale sussurrato dai due artisti da brividi. Un a guerra fredda è il ring delle recriminaz­ioni di una coppia vissuta, quella che Bergman stigmatizz­ava in Scene da un matrimonio con la frase “l’arte di mettere la spazzatura sotto il tappeto”. Amore della domenicaè armoniosa, con un ritmo incalzante simile a If I Ever Lose My Faith In You di Sting.

Il testo svela il fil rouge di tutte e undici le tracce: “quello che siamo è quello che vogliamo, ora”. È lo stesso Ivano a sottolinea­re: “È un album che ha come argomento portante il presente. Del qui e ora”. Forse avrebbero potuto osare ancora di più, uscendo se necessario persino dalla forma canzone come ha fatto l’ultimo Gino Paoli, ma non è detto che all’orizzonte non ci sia un prossimo capitolo.

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“Mina Fossati” uscirà il 22 novembre
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