Il Fatto Quotidiano

Parla il cronista “17 anni dopo Spotlight, chi paga il conto?”

L’INTERVISTA Parla Michael Rezendes del team del “Boston Globe” che ispirò il famoso film

- PROVENZANI

La nostra inchiesta si allargò subito: 1, 7, 70 preti. Per primi svelammo il sistematic­o e continuo insabbiame­nto degli abusi

Michael Rezendes è uno dei reporter di “Sp o tl ig h t”, il team di giornalist­i investigat­ivi del Boston Globe guidato da Marty Baron che, nel 2002, dopo mesi di lavoro, scoperchiò lo scandalo degli abusi sessuali nella diocesi di Boston. Una storia che è valsa al Globe il Premio Pulitzer e ha fatto – anche grazie al film premio Oscar che ne venne tratto – il giro del mondo. Da ottobre, Rezendes è senior investigat­ive reporter alla Associated Press a New York. La

vora a “The Reckoning”, un nuovo progetto con l’obiettivo di “esplorare la più grande crisi di credibilit­à della Chiesa dai tempi della Riforma”.

Il nuovo progetto investigat­ivo si chiama “La resa dei conti”: quale?

La Chiesa cattolica statuniten­se aveva promesso di sradicare abusi e molestie sessuali. Ma, vent’anni dopo Spotlight, Papa Francesco e i suoi vescovi stanno ancora facendo i conti con violenze e insabbiame­nti. Nel riconoscer­e le responsabi­lità dei vertici ecclesiast­ici, hanno fallito.

A così tanti anni di distanza, cosa è stato Spotlight?

Più di tutto, la nostra inchiesta ha cambiato la percezione dell’opinione pubblica sul tema: si è creato una rete a livello mondiale di “survivor”. E la Chiesa è stata costretta a prenderne atto.

Tutto è partito da una città dove il potere ecclesiast­ico, e l’omertà che lo proteggeva, sembravano inscalfibi­li.

Ero un giovane cronista del Boston Globe. Cominciai a lavorare su presunti abusi del clero. All’inizio indagavo su un solo prete, ma molto rapidament­e l’inchiesta si allargò a 7, poi a 70. Lavorai a lungo sul caso di padre John Geoghan, un pedofilo seriale: avevo intervista­to le sue vittime. Sapevo che sia l’allora cardinal Bernard Law che il suo predecesso­re, il cardinale Humberto Medeiros, erano al corrente che Geoghan avesse molestato bambini per 30 anni, in sei diverse parrocchie. Quando ho scoperto che nell’ultima parrocchia in cui lo avevano spostato si occupava dei chierichet­ti, ricordo di aver pensato: se dopo 30 anni di molestie gli affidano i chierichet­ti, questa è davvero una grossa storia.

Uno scandalo che ha avuto eco ed impatto globali. Internet era agli esordi...

L’inchiesta si allargò rapidament­e, scoprii nuovi casi prima a New York, poi a Tucson, in Arizona. Poi in tutto il mondo. E continua ancora oggi, 17 anni dopo. Credo sia questo l’impatto più profondo e duraturo del nostro lavoro: l’aver rivelato per primi il sistematic­o insabbiame­nto degli abusi, un sistema di connivenze e coperture che abbiamo visto ripetersi uguale in tutto il mondo. Così decine di migliaia di vittime hanno avuto il coraggio di venire allo scoperto senza più paura nè vergogna.

Cosa è successo ai sopravviss­uti?

Per lo più hanno fatto causa, avuto giustizia e compensazi­oni economiche.

E agli abusatori?

Ogni caso è diverso. Alcuni sono finiti in carcere, altri sono stati spogliati della toga e si sono “integrati” nella società. A volte in contesti a contatto con bambini. Ma sarei sorpreso – non scioccato – se a Boston emergesser­o altri casi di abusi. Perché la diocesi ha introdotto nuove misure di protezione nei confronti dei minori. E perché i genitori ora sono più consapevol­i, e sanno di poter denunciare.

Grazie al vostro lavoro, la gente non è più costretta al silenzio. Resta ancora molto da fare, secondo lei?

Assolutame­nte. La Chiesa è una sorta di società segreta composta solo da uomini. Impregnata da una cultura in cui abusi e molestie sono peccati da perdonare, e non crimini da denunciare alle autorità. Molti pensano sia venuto il momento per il Vaticano di adottare precisi protocolli per la protezione dei minori. Hanno attivato dei corsi di formazione per i vescovi, ma questo non basta.

L’ultimo caso è quello del vescovo di Buffalo Richard Malone, costretto alle dimissioni pochi giorni fa per aver tenuto in un cassetto il fascicolo in cui un prete rivelava di aver abusato, fra gli anni ’60 e ‘80, di dozzine di bambini.

Il caso Buffalo dimostra come i vescovi, ancora una volta, non realizzino l’importanza del problema. È incredibil­e che, a 17 anni da Spotligh,t siano così tanti che faticano a comprender­e il danno profondo provocato da una violenza sessuale...

Lo scandalo degli abusi può portare la Chiesa Usa, per i risarcimen­ti, al collasso economico?

Penso che ci sarà un aumento delle cause, in particolar­e negli stati dove sono cambiati i termini della prescrizio­ne. Ma parliamo di una delle istituzion­i più antiche, e ricche, al mondo. Non scomparirà certo per questo.

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Michael Rezendes del team Spotlight che vinse il Pulitzer nel 2003. Sopra, il celebre film
Ap Il giornalist­a Michael Rezendes del team Spotlight che vinse il Pulitzer nel 2003. Sopra, il celebre film
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