PAREVA UN IMBECILLE MA ERA UN AGNELLI
ADESSO non ridete più di John Elkann, eh? Ora che gli Agnelli hanno messo le mani su Repubblica – e quindi le hanno rimesse sulla Stampa – nessuno osa più ironizzare sul rampollo, così a lungo umiliato. È la tesi del Foglio, che trova spazio sul giornale di mercoledì, sciolta in un gran numero di eleganti perifrasi e in qualche ettolitro di saliva. Il ritratto bagnato di John si intitola così: “Elkann ha smentito tutti”. Sottotitolo: “Il destino capovolto del nipote che sembrava destinato a chiudere la ditta, e invece ha restaurato l’impero”. Niente meno. La prosa è a tratti struggente: “John Elkann era solo ‘il nipote’, l’erede di Gianni Agnelli, il ragazzo la cui esistenza sembrava un distillato di pene incruente, compresse, quietamente corrosive”. Detta prosaicamente, citando l’ironia non proprio quietamente corrosiva di Diego DellaValle, “quel poveretto di Jaki non perde mai l’occasione di ricordare che è un imbecille”. E invece il destino di John prende una piega epica, come l’articolo del Foglio : “Ecco che questo erede un po’ ripiegato e silenzioso”, “ecco che l’ex ragazzo timido e insicuro, proprio lui che sembrava uscito da una tragedia di Thomas Mann sulla dissipazione borghese”... “ha silenziosamente ribaltato la maledizione congenita che gli si apparecchiava davanti”. E si è fatto gigante. Dovesse comprare un giorno pure il Foglio, meglio portarsi avanti col lavoro.