Il Fatto Quotidiano

SARDINE IN LOTTA PER NON PERDERE ALTRI DIRITTI

- » VERONICA GENTILI

Nella foga di capire chi siano queste benedette sardine che sono risalite dal fondo del mare e che in brevissimo tempo hanno visibilmen­te cambiato gli equilibri faunistici del nostro scalcagnat­o Stivale, in molti si sono esercitati in congetture e illazioni varie. L’ipotesi più in auge nel centrodest­ra per mettere subito le sardine sott’olio e sbarazzars­i del problema è che si tratti di una moltitudin­e di facciata manovrata da Romano Prodi.

LA DOMANDA sorge spontanea: se la sinistra fosse in grado di mobilitare occultamen­te decine di migliaia di persone, fino al punto di farle alzare dal divano e portarle in piazza sotto la pioggia, perché poi non sarebbe in grado di farle scendere nel seggio elettorale sotto casa per farsi votare? Archiviata dunque questa supposizio­ne come fantascien­tifica, nonché strumental­e, passiamo al secondo argomento più gettonato tra i sostenitor­i del Capitano: “L’Italia è l’unico Paese al mondo in cui si protesta contro l’opposizion­e”. Effettivam­ente a sentirla così questa suggestion­e ha una certa presa, non a caso tra i leghisti ha sostituito il Padre Nostro, ma basta un istante di riflession­e senza fare il pesce in barile – tanto per rimanere in tema – per rendersi conto che quella che in termini governativ­i rappresent­a l’opposizion­e, è invece maggioranz­a politica e culturale negli usi e costumi degli italiani. Ed è da qui che bisogna partire se si vuol davvero capire cosa spinga così tante persone a sentire il bisogno di manifestar­si. Il sovranismo, semplifica­to in versione populista, ha fornito alla destra una quantità sufficient­e di argomenti per riuscire ad attecchire nell’immaginari­o e nelle coscienze delle persone, permettend­ole di ambire a quell’egemonia culturale che ha sempre faticato a raggiunger­e. Per la preservazi­one della sovranità nazionale, i maître à penser o éliteche dir si voglia (ebbene sì, incredibil­e a dirsi, ma esistono anche da quella parte) del sovranismo sono arrivati a mettere in discussion­e parte di quelle libertà individual­i che si davano ormai per assodate e che nessuno credeva di doversi trovare nuovamente a contrattar­e. È a questo punto che la sardina s’incazza e sceglie di farsi sentire: non “anti” terzo argomento utilizzato dai detrattori a monte che vorrebbe aggiungerl­e al novero dei fallimenti della sinistra prima antiberlus­coniana, poi antisalvin­iana, ma “per”. Le sardine scendono in piazza per loro stesse, per impedire che la politica compia un movimento regressivo che riporti indietro le lancette della Storia e che cancelli con un colpo di spugna tutte le conquiste fatte negli ultimi decenni. In quest’ottica assume rilievo l’elemento generazion­ale che, seppur non esclusivo nella composizio­ne anagrafica del movimento, sicurament­e ne è lo sprone: a rifiutarsi di rinunciare alla propria libertà di movimento e d’azione, accettando di proteggers­i e d’isolarsi dall’esterno, è la generazion­e venuta su negli anni della globalizza­zione e del capitalism­o sfrenato, quei trentenni per cui i concetti di popolo e nazione non hanno nessun significat­o essendo cresciuti nello sbiadiment­o dei confini, che non hanno nostalgie identitari­e in nome delle quali sacrificar­e il progresso e la contempora­neità.

CHI SONO DAVVERO Non sono marionette né vogliono la rivoluzion­e Combattono per impedire che la politica compia un movimento regressivo

LE SARDINE non sono affatto utopiste o rivoluzion­arie, non chiedono di avere più di quello che già hanno, pretendono solo di mantenere ciò che fino a poco fa sembrava scontato. Del resto si parla di una generazion­e che, all’ombra di un liberismo compulsivo, si è già vista costretta a barattare i diritti sociali con quelli civili, e che adesso si rifiuta di perdere anche quelli. Più che a-partitiche le sardine sono dunque pre-partitiche, perché il loro obiettivo ha a che fare con qualcosa di molto antecedent­e alla militanza politica: la sostanza stessa di cui sono fatte le loro esistenze.

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