“Ha violato la Costituzione” Pelosi avvia l’impeachment
Accusa per Trump La speaker dem della Camera annuncia il rinvio a giudizio per il presidente: “L’Ukrainegate peggiore del Watergate”
Il desti nodi Donald Trump, almeno alla Camera, è ormai segnato: il presidente sarà messo in stato di accusa e sarà deferito per l’impeachment al tribunale del Senato. Ad anticipare la sentenza è la speaker della Camera, la leader dem Nancy Pelosi, che invita a stilare il rinvio a giudizio mentre di fronte alla Commissione Giustizia continuano a sfilare come testimoni costituzionalisti e professoridi diritto. La Commissione conduce audizioni da mercoledì, dopo che la Commissione Intelligence le ha trasmesso il suo rapporto, approvato martedì, per l’impeachment del presidente (favorevoli tutti i democratici, che sono maggioranza; contrari tutti i repubblicani): 300 pagine in cui s’afferma che la condotta di Trump nell’ Ukrainegate è peggiore di quella di Richard Nixon nel Watergate.
PER IL MAGNATE presidente, nessuna sorpresa: la Camera è una nemica. Le sorprese, negative, gli vengono, invece, da un fronte che credeva amico. Secondo anticipazioni di New York Times e Washington Post, i rapporti redatti da due inquirenti scelti dal ministro della Giustizia William Barr e graditi a Trump, Michael Horowitz, ispettore generale del Ministero, e John Durham, non avallano la teoria della cospirazione sostenuta dalla Casa Bianca, che cioè il Russiagate sarebbe stata una montatura dei democratici, con l’avallo dell’intelligence Usa, per impedire l’ascesa di Trump alla presidenza. Il commento del Wp è radicale: “La teoria della cospirazione sostenuta dalla Casa Bianca subisce un’altra smentita da due uomini di cui Trump ha sempre parlato bene”, perché si aspettava che la confermassero. Invece, loro negano che il Russiagate sia stata tutta solo “una caccia alle streghe”. Ma il pericolo, per il presidente, ora non viene dal Russiagate, archiviato col rapporto ambiguo, né accusatorio né assolutorio, del procuratore speciale Robert Mueller, ma dall’Ukrainegate: l’ istruttoria per l’ impeachment va inscena alla Camera. Facendone il punto, la Pelosi avverte :“Negli Usa, nessuno è al disopra della legge… Se consentiamo a un presidente di esserlo, mettiamo a rischio la nostra Repubblica”. La speaker della Camera invita quindi la Commissione Giustizia a preparare la messa in stato d’accusa, sulla base del fatto che Trump “ha seriamente violato” la Costituzione. La Camera dovrebbe pronunciarsi in plenaria prima della pausa di fine anno. La reazione del presidente non si fa attendere. “Se volete mettermi in stato d’accusa – twitta –, fatelo ora e in fretta, in modo che possa avere un processo giusto in Senato”.
LÌ, I REPUBBLICANI, che sono maggioranza, chiameranno a testimoniare “Adam Schiff (il presidente della commissione Intelligence della Camera, n dr ), Joe Biden, la Pelosi e molti altri”: “Riveleremo, per la prima volta, quanto corrotto è il nostro sistema. Sono stato eletto per pulire la palude e lo farò”, dice, bollando la Pelosi come “invid iosa” e Schiff come “pazzo e malato”: il suo rapporto è “lo sproloquio di un povero blogger”. Trump avverte che, di questo passo, l’impeachment diventerà routine.
Se i repubblicani del Senato saranno uniti, o se vi saranno poche defezioni, Trump è sicuro d’uscirne assolto. Per l’impe achment, ci vuole la maggioranza dei due terzi: i senatori repubblicani sono 53 su 100; perché il presidente sia condannato, bisogna che venti lo scarichino. Una frase di una giurista, Pamela Karlan, che cita durante l’audizione il figlio di Donald e Melania Trump, Barron, induce la first lady a uscire per la prima volta dal suo riserbo: “Dovrebbe vergognarsi”, twitta, accusan
Nessuno è al di sopra della legge Se consentiamo a un presidente di esserlo, mettiamo a rischio il Paese
NANCY PELOSI
Riveleremo quanto corrotto è il nostro sistema Sono stato eletto per pulire la palude e lo farò
DONALD TRUMP
WASHINGTON POST
Nel rapporto Barr nessuna evidenza che fu l’intelligence Usa a montare il Russiagate per evitare la vittoria di The Donald
do la teste di “usare un minore” per avallare una sua tesi “molto rabbiosa e ovviamente di parte”. Karlan evoca Barron criticando la condotta del padre: “Trump non è un re che può fare ciò che vuole. La Costituzione dice che non ci può essere alcun titolo di nobiltà. Quindi il presidente può chiamare suo figlio Barron ma non può farlo barone”. Anche la Casa Bianca stigmatizza la sortita, che in aula aveva suscitato ilarità.