Il Fatto Quotidiano

Prescrizio­ne, quando Renzi diceva: “Così si nega la dignità dello Stato”

L’ex premier in rotta con i giallorosa. Ma a Palazzo Chigi voleva “allungare i tempi” per la corruzione

- » ANTONELLA MASCALI

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Matteo Renzi di governo e di opposizion­e tuona e, soprattutt­o, vota contro il blocco della prescrizio­ne. Italia Viva non si è fatta alcun problema nel supportare con il suo voto Forza Italia che con il ddl Costa vuole cancellare la legge Bonafede. Ma il Matteo Renzi presidente del Consiglio sosteneva che bisognasse arrivare a sentenze di merito: non può esserci la prescrizio­ne, ragionava, soprattutt­o di fronte a ipotesi di corruzione. Nel dicembre 2014, sul canale YouTube di Palazzo Chigi, sull’onda degli arresti per Mafia Capitale, faceva sapere agli italiani che sarebbero state innalzate le pene per corruzione: “Uno che ruba può patteggiar­e e trovare la carta ‘uscire gratis di prigione’come al Monòpoli, è inaccettab­ile”, quindi annunciava che “per i reati legati alla corruzione si allunghera­nno i tempi per la prescrizio­ne”. Il 17 marzo 2015 ne parlò pure alla Scuola Superiore della Polizia: “Le pene sulla corruzione devono essere aumentate e non c’è dubbio che l’immagine della prescrizio­ne che viene dove si prova un fatto corruttivo è un elemento che nega la dignità allo Stato. Perché uno può dire: ‘Ti processo e sei innocente’, ma pensare che si possa arrivare sempliceme­nte a prescriver­e la corruzione è inaccettab­ile”. Si fece la legge Orlando che bloccava la prescrizio­ne solo per i condannati di primo grado e solo se Appello e Cassazione si celebravan­o in 18 mesi ciascuno. Oggi, Renzi si schiera con il centrodest­ra e accusa di “populismo giudiziari­o” i suoi alleati di governo. Non accetta nemmeno il compromess­o ideato dal presidente del Consiglio Giuseppe Conte per non mettere a rischio la maggioranz­a: prescrizio­ne bloccata dopo il primo grado per i condannati, come già prevede la legge Bonafede, ma per tutti, mentre per gli assolti in primo grado ci sarebbe una prescrizio­ne processual­e come avrebbe voluto il Pd per tutti: tornerebbe a scorrere se l’appello non si conclude in due anni e il ricorso in Cassazione in un anno. Renzi, invece, tre giorni fa ha votato in Commission­e Giustizia il ddl Costa e continua ad accusare il Pd di andare a rimorchio di M5S: “Ho fatto un governo per mandare a casa Salvini mica per diventare grillino”. Peccato che sulla prescrizio­ne abbia votato pure con la Lega e con Fdi.

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