Il Fatto Quotidiano

Gianfranco, da B. a Monti a Iv: lei non sa chi ero io

L’imprendito­re di Saronno finanziato­re della politica: “Altri si fanno la barca...”

- » GIANLUCA ROSELLI

Avere tra i seguaci un deputato ricco, come Gianfranco Librandi, può far comodo: ti può sempre finanziare la fondazione – e parliamo di Open di Matteo Renzi – con 800 mila euro. Così come avere un bel posto in Parlamento, alla Camera dei deputati, ha la sua convenienz­a. Ti permette di dire al finanziere di turno che sta controllan­do i bilanci della tua società il classico “lei non sa chi sono io”. Nel caso in questione, racconta l’Espresso, Gianfranco Librandi, imprendito­re di Saronno e deputato di Italia Viva, è andato un po’ oltre. “Io sono un onorevole, un intoccabil­e, voi siete morti…”, ha detto rivolgendo­si ai funzionari della Guardia di Finanza che, il 24 luglio scorso ( quando era ancora nel Pd), stavano eseguendo controlli nella sede della sua società, la Tlc comunicazi­oni, azienda elettronic­a da 200 mila euro di fatturato. “Io lavoro mentre voi non fate un cazzo dalla mattina alla sera (…) chiamerò i vostri superiori, vedrete…”. E ancora, rivolto a un finanziere: “Lei non prenderà la pensione (…), mi saluti i suoi amici leghisti!”.

Ora Librandi nega di aver ecceduto così tanto, ma il personaggi­o è notoriamen­te pepato. Per comprender­lo meglio va prima raccontata la sua transumanz­a politica. La sua stagione inizia nel 2004, quando diventa consiglier­e comunale a Saronno per Forza Italia. Da FI entra senza indugi nel Pdl. Poi inizia ad avere qualche rimorso di coscienza. “Mi sono accorto che Berlusconi, che reputo una persona geniale, non era quello che pensavo. E il suo appoggio alla flat tax porterà danni. Così come l’alleanza con Salvini, che ci vuole portare fuori dall’euro. Noi imprendito­ri abbiamo bisogno di stabilità”, dice al Foglio nel febbraio 2018.

INSOMMA, nel 2011 diventa montiano. Una S c el t a azzeccata, anzi Ci vic a, visto che nel 2013 è in Parlamento con Monti. “Sono un imprendito­re appassiona­to di politica.

In futuro vorrei fare solo quello…”, racconta di sé nei suoi primi giorni nel Palazzo. Monti lo nomina addirittur­a tesoriere del partito. Poi, in un paio d’anni, Scelta civica va a ramengo e si spacca in due. Al Professore, però, non sfugge che, alle Amministra­tive del 2016, Librandi finanzia con 10 mila euro Fratelli d’Italia. “Ma che ti sei impazzito?”, gli disse, invitandol­o a pranzo. “Ma io con la mia azienda ho finanziato quasi mezzo Parlamento. Non sai quanti sono stati eletti con il mio contributo…”, la sua risposta davanti a un Monti più verde del suo loden. Vero: dal 2008 al 2017 l’i m pr en d it ore-deputato ha finanziato partiti per circa 500 mila euro. “Monti ha salvato l’Italia, è un grande economista, ma non ha saputo trasmetter­e la sua simpatia. Peccato, perché dopo mezzo bicchiere di vino è davvero simpatico. Quando uscivamo la sera, ci rilassavam­o e sapeva essere ironico…”, dirà poi Librandi. Che, dopo quell’e sp erienza, sceglie di traslocare nel

Pd, con un nuovo amore (politico) nel cuore: Matteo Renzi. È in questo periodo che, tra il febbraio 2017 e il giugno 2018, finanzia la Fondazione Open di Alberto Bianchi con 800 mila euro. Il 4 marzo 2018 viene rieletto alla Camera col Pd di cui Renzi è segretario. “Ci sono imprendito­ri che acquistano barche o opere d’arte. Io preferisco sostenere un leader politico e il suo progetto per l’Italia… Mi sarei comprato il seggio? Ma quando mai! Non dovevo comprarmi un bel niente, in Parlamento c’ero già…”. Nel Pd non ci sta male, ma il richiamo renziano è più forte: dopo la nascita del Conte 2, segue il leader in Italia Viva. E la prima riunione degli scissionis­ti, nel settembre scorso, si tiene proprio a casa sua, in via Poli, a due passi da Fontana di Trevi.

MA LIBRANDI è anche un prezzemoli­no tv. I suoi battibecch­i nei programmi del mattino fanno alzare lo share. A Coffee Break, il 18 ottobre scorso, si è presentato con un elmetto alla Francesco Giuseppe. “Sto per andare alla Leopolda, siamo pronti alla battaglia. Renzi ha avuto coraggio: ha lasciato un grande partito per fondare una start up”. Sempre col piglio del ghe pensi mi dell’imprendito­re lombardo con la fabbrichet­ta, una mattina se l’è presa pure con Diego Fusaro: “Ti consiglio di ascoltarmi, perché io sono uno che lavora e può insegnarti qualcosa, non come te che non fai una mazza…”. Per gli amanti del genere, su Twitter c’è anche un suo “rap antipopuli­sta”. Non molto divertente, per la verità.

Prezzemoli­no Gli show in tv e perfino il rap “antipopuli­sta” A casa sua la prima riunione di Italia Viva

Io con la mia azienda ho finanziato quasi mezzo Parlamento. Non sai quanti sono stati eletti con il mio contributo… GIANFRANCO

LIBRANDI

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