Il Fatto Quotidiano

“Uccise mio figlio, libero per il ritardo della Cassazione”

Omicidio Polizzi La Corte “dimentica” l’udienza, scadono i termini Scarcerato il colpevole. La famiglia della vittima in piazza a Roma

- » SAUL CAIA

“Èla sconfitta delle sconfitte, per tutti noi, il paradosso della giustizia, è inaccettab­ile che si debba muovere la madre della vittima, dover fare un terremoto mediatico per catalizzar­e i riflettori su una vicenda che i giudici non sono stati in grado di risolvere”. Daniela Ricci, madre di Alessandro Polizzi, ucciso a 23 anni nel 2013 a Perugia, ha manifestat­o ieri mattina davanti la sede della Cassazione, perché gli ermellini non hanno mai fissato l’udienza permettend­o all’omicida, condannato all’ergastolo, di tornare in libertà.

DOPO QUATTRO processi e sei anni di detenzione, lo scorso 10 gennaio, Riccardo Menenti è uscito dal carcere di Terni. La sentenza di Appello-bis di Firenze, del 19 giugno scorso, lo ha condannato all’ergastolo per aver ucciso a colpi di pistola il giovane perugino e aver attentato alla vita della sua fidanzata Julia Tosti, ferita alla mano. L’uomo si era introdotto nel loro appartamen­to la notte del 26 marzo 2013, per “dare una lezione” a Polizzi, che avrebbe provocato e aggredito il figlio di Menenti, ex compagno della Tosti. Valerio Menenti è stato condannato per concorso in omicidio a 16 anni e mezzo. La scadenza dei termini di detenzione, in attesa della sentenza definitiva, era stata fissata per la prima settimana di gennaio, i legali avevano fatto ricorso alla

Corte Suprema, che però non ha mai fissato l’udienza.

La Ricci e il marito Alessandro Polizzi, insieme a parenti e amici, hanno esposto tre striscioni davanti al palazzo di giustizia di piazza Cavour. “lo Stato tutela e libera gli assassini, e non protegge le vittime” e “A che serve la Cassazione? A perdere tempo per liberare gli assas sini ” erano stampati nei manifesti insieme alle foto del volto tumefatto del giovane figlio e il corpo in una pozza di sangue.

“Vergogna, vergogna. Ha ucciso mio figlio ed è fuori, e a me e alla mia famiglia venite a chiedere i documenti”, ha urlato Polizzi quando sono intervenut­i gli agenti per identifica­re i presenti.

“Riccardo Menenti in sei anni e mezzo è stato un detenuto modello: ha studiato sostenendo esami universita­ri, ha lavorato, non ha mai ricevuto un rimprovero. Si è pentito già da tempo, è cambiato profondame­nte. Ora fuori dal carcere, vive con ansia l’attesa di un nuovo verdetto che potrebbe cambiargli notevolmen­te la vita”, ha detto il suo legale Giuseppe Tiraboschi.

“Abbiamo presentato ricorso in Cassazione ma l’udienza non è stata ancora fissata – aggiunge Tiraboschi -, chiediamo per Riccardo il riconoscim­ento delle attenuanti generiche e quindi un diverso conteggio della pena”.

“Riccardo pentito? Non ci risulta – ha replicato Nadia Trappolini, legale dei Polizzi – In tanti anni, non c’è stato mai un segnale: nelle aule di giustizia siamo stati fianco a fianco ma nemmeno uno sguardo. A parte le parole di circostanz­a pronunciat­e davanti alla Corte d’Assise d’Appello di Firenze, che secondo i genitori della vittima sono state strumental­i, volte all’otteniment­o delle attenuanti, non ha mai chiesto scusa. Ben più grave il fatto che non si sia mai pentito. Un ulteriore dolore per i familiari”.

“Siamo stati sempre contrari ai processi mediatici, rifiutando di partecipar­e a programmi televisivi, proprio perché crediamo che i processi vadano fatti nelle aule di tribunale – aggiunge la Ricci –, è stata una violenza, che una madre e un padre debbano affrontare una cosa simile per farsi ascoltare”.

L’eclatante protesta ha catalizzat­o l’attenzione mediatica sul caso di malagiusti­zia, spingendo il guardasigi­lli Alfonso Bonafede a intervenir­e, chiedendo agli ispettori ministeria­li di fare luce sulla vicenda.

“Ci hanno detto che il ministro Bonafede si è attivato, abbiamo fiducia nella giustizia e ci auguriamo che venga fissata al più presto l’udienza in Cassazione, per ottenere le condanne definitive e mettere un punto finale a questa maledetta storia”, ha concluso la Ricci.

Ergastolo

Riccardo Menenti sparò ad Alessandro a Perugia perché aveva “rubato” la fidanzata al figlio

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Ansa La coppia Alessandro Polizzi con la fidanzata, che rimase ferita

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