Erdogan e l’accordo libico Il peso del petrolio sulla pace
IL DOSSIER Mezzaluna mediterranea L’uomo della Cirenaica vola ad Atene per fermare il patto del gas: ”È illegittimo”. Merce di scambio per le truppe di Ankara: mine sulla tregua
Il generale Khalifa Haftar è volato ad Atene alla vigilia della Conferenza di Berlino sulla Libia, a cui la Grecia non è stata invitata, per assicurare al premier Kyriakos Mitzotakis che i recenti accordi stipulati tra Ankara e il governo di accordo nazionale libico presieduto dal proprio rivale Fayez al-Serrraj “sono illegali”. Una mossa astuta, e allo stesso tempo logica, quella dell’uomo forte della Cirenaica che nei giorni scorsi ha dovuto accettare la tregua richiesta dalla Turchia, pena l’arrivo di nuovi soldati turchi in Libia e l’inizio di una nuova fase della guerra. L’avventura neo-colonialista del presidente turco Recep Tayyip Erdogan non coinvolge solo la Libia ma, loro malgrado, anche altri Paesi del Mediterraneo tra cui Grecia e Cipro, entrambi membri dell’Unione europea e della Nato. Dopo la firma, lo scorso novembre, del memorandum sui confini marittimi nel Mediterraneo fra Ankara e Tripoli circa l’estensione delle proprie Zone Economiche Esclusive (Zee), rendendo di fatto frontaliere due nazioni che geograficamente non lo sono, la Grecia ha espulso l’ambasciatore libico e accusato Ankara di violare il diritto marittimo internazionale.
A CAUSA DI QUESTOaccordo, Atene si è vista infatti restringere la propria Zee attorno ad alcune isole finite all’interno dei nuovi confini delineati da Ankara e Tripoli senza consultarla. “L’accordo viola il diritto internazionale ed è quindi invalido”, ha dichiarato Haftar.
Erdogan però non sembra preoccupato, anzi ha annunciato una nuova mossa unilaterale ai danni non solo della Grecia. Il “Sultano” ha spiegato che la nave-trivella turca Oruc Reis inizierà le esplorazioni in queste aree. La questione non è nuova, ma l’intreccio con la crisi libica la rende più spinosa. Nel Mediterraneo orientale dalla fine del secolo scorso sono stati fatti importanti ritrovamenti di gas, specialmente nei bacini di Cipro, Israele e del Delta del Nilo, e la Turchia ha sempre reclamato voce in capitolo. Forte della presenza a Cipro Nord, occupata dall’invasione del 1974, sostiene che le concessioni rilasciate dal governo di Nicosia alle compagnie petrolifere occidentali non siano valide, proprio perché non riconoscono gli interessi turco-ciprioti. A febbraio del 2018 le navi da guerra di Ankara sono passate a vie di fatto, bloccando la Saipem 12000 noleggiata dall’Eni. Lo scorso ottobre la Yavuz si è mossa per effettuare esplorazioni in un’area in concessione a Eni e Total. In seguito all’accordo Ankara-Tripoli, il gasdotto Eastmed progettato da Israele, Cipro e Grecia, e appoggiato dall’Italia, dovrebbe sottostare al nullaosta turco per poter approdare sulle coste greche, e poi italiane. Del resto Ankara è alla disperata ricerca di petrolio e gas, dato che non ne possiede, né sulla terraferma né attorno alle proprie coste. Per questo motivo l’accordo con Serraj riguarda le acque zeppe di giacimenti del Mediterraneo, comprese quelle della Cirenaica, regno di Haftar, e non della Tripolitania molto meno ricca. Ankara non ha ancora una Zee se non quella delimitata nel 2011 con l’autoproclamata Repubblica turca di Cipro del Nord, ma reclama come propria la porzione della Zee cipriota, contrastando con azioni in mare l’offshore energetico. La Grecia, vincolata dagli obblighi Nato che le impongono di non esacerbare le tensioni con la Turchia generate nel 1974 dal caso della piattaforma continentale dell’Egeo, si è imposta sin qui di non istituire la Zee. L’iniziativa turco-libica ha però infranto lo status quo.
LA TURCHIA SI presenta ora come lo Stato che fronteggia le coste della Cirenaica senza tener conto dei diritti a proprie Zee, anche delle isole di Rodi e Scarpanto. La potenziale Zee di Creta è stata inoltre privata di un’ampia porzione poiché quella turco-libica si estende dal promontorio a ovest di Antaya al tratto di costa libica tra il confine con l’Egitto e Derna e al suo interno si trova l’isola greca di Castellorizo. Molte sono le criticità di questo provvedimento che ignora volutamente tutte le complesse questioni del diritto delle isole ad avere una propria Zee. Nella partita libica, imperniata sullo sfruttamento dei giacimenti, il “Sul tano” cerca di trovare nuova energia, anche per tornare potente in patria.
Serraj non era legittimato a siglare un memorandum che accorda ai turchi la possibilità di effettuare perforazioni nell’area per la ricerca di gas
KALIFA HAFTAR