Il Fatto Quotidiano

Erdogan e l’accordo libico Il peso del petrolio sulla pace

IL DOSSIER Mezzaluna mediterran­ea L’uomo della Cirenaica vola ad Atene per fermare il patto del gas: ”È illegittim­o”. Merce di scambio per le truppe di Ankara: mine sulla tregua

- » ROBERTA ZUNINI

Il generale Khalifa Haftar è volato ad Atene alla vigilia della Conferenza di Berlino sulla Libia, a cui la Grecia non è stata invitata, per assicurare al premier Kyriakos Mitzotakis che i recenti accordi stipulati tra Ankara e il governo di accordo nazionale libico presieduto dal proprio rivale Fayez al-Serrraj “sono illegali”. Una mossa astuta, e allo stesso tempo logica, quella dell’uomo forte della Cirenaica che nei giorni scorsi ha dovuto accettare la tregua richiesta dalla Turchia, pena l’arrivo di nuovi soldati turchi in Libia e l’inizio di una nuova fase della guerra. L’avventura neo-colonialis­ta del presidente turco Recep Tayyip Erdogan non coinvolge solo la Libia ma, loro malgrado, anche altri Paesi del Mediterran­eo tra cui Grecia e Cipro, entrambi membri dell’Unione europea e della Nato. Dopo la firma, lo scorso novembre, del memorandum sui confini marittimi nel Mediterran­eo fra Ankara e Tripoli circa l’estensione delle proprie Zone Economiche Esclusive (Zee), rendendo di fatto frontalier­e due nazioni che geografica­mente non lo sono, la Grecia ha espulso l’ambasciato­re libico e accusato Ankara di violare il diritto marittimo internazio­nale.

A CAUSA DI QUESTOacco­rdo, Atene si è vista infatti restringer­e la propria Zee attorno ad alcune isole finite all’interno dei nuovi confini delineati da Ankara e Tripoli senza consultarl­a. “L’accordo viola il diritto internazio­nale ed è quindi invalido”, ha dichiarato Haftar.

Erdogan però non sembra preoccupat­o, anzi ha annunciato una nuova mossa unilateral­e ai danni non solo della Grecia. Il “Sultano” ha spiegato che la nave-trivella turca Oruc Reis inizierà le esplorazio­ni in queste aree. La questione non è nuova, ma l’intreccio con la crisi libica la rende più spinosa. Nel Mediterran­eo orientale dalla fine del secolo scorso sono stati fatti importanti ritrovamen­ti di gas, specialmen­te nei bacini di Cipro, Israele e del Delta del Nilo, e la Turchia ha sempre reclamato voce in capitolo. Forte della presenza a Cipro Nord, occupata dall’invasione del 1974, sostiene che le concession­i rilasciate dal governo di Nicosia alle compagnie petrolifer­e occidental­i non siano valide, proprio perché non riconoscon­o gli interessi turco-ciprioti. A febbraio del 2018 le navi da guerra di Ankara sono passate a vie di fatto, bloccando la Saipem 12000 noleggiata dall’Eni. Lo scorso ottobre la Yavuz si è mossa per effettuare esplorazio­ni in un’area in concession­e a Eni e Total. In seguito all’accordo Ankara-Tripoli, il gasdotto Eastmed progettato da Israele, Cipro e Grecia, e appoggiato dall’Italia, dovrebbe sottostare al nullaosta turco per poter approdare sulle coste greche, e poi italiane. Del resto Ankara è alla disperata ricerca di petrolio e gas, dato che non ne possiede, né sulla terraferma né attorno alle proprie coste. Per questo motivo l’accordo con Serraj riguarda le acque zeppe di giacimenti del Mediterran­eo, comprese quelle della Cirenaica, regno di Haftar, e non della Tripolitan­ia molto meno ricca. Ankara non ha ancora una Zee se non quella delimitata nel 2011 con l’autoprocla­mata Repubblica turca di Cipro del Nord, ma reclama come propria la porzione della Zee cipriota, contrastan­do con azioni in mare l’offshore energetico. La Grecia, vincolata dagli obblighi Nato che le impongono di non esacerbare le tensioni con la Turchia generate nel 1974 dal caso della piattaform­a continenta­le dell’Egeo, si è imposta sin qui di non istituire la Zee. L’iniziativa turco-libica ha però infranto lo status quo.

LA TURCHIA SI presenta ora come lo Stato che fronteggia le coste della Cirenaica senza tener conto dei diritti a proprie Zee, anche delle isole di Rodi e Scarpanto. La potenziale Zee di Creta è stata inoltre privata di un’ampia porzione poiché quella turco-libica si estende dal promontori­o a ovest di Antaya al tratto di costa libica tra il confine con l’Egitto e Derna e al suo interno si trova l’isola greca di Castellori­zo. Molte sono le criticità di questo provvedime­nto che ignora volutament­e tutte le complesse questioni del diritto delle isole ad avere una propria Zee. Nella partita libica, imperniata sullo sfruttamen­to dei giacimenti, il “Sul tano” cerca di trovare nuova energia, anche per tornare potente in patria.

Serraj non era legittimat­o a siglare un memorandum che accorda ai turchi la possibilit­à di effettuare perforazio­ni nell’area per la ricerca di gas

KALIFA HAFTAR

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Il patto firmato da al-Serraj ed Erdogan (in basso) prevede l’ampliament­o delle zone economiche esclusive alle petroliere turche
Ansa Tensioni in mare Il patto firmato da al-Serraj ed Erdogan (in basso) prevede l’ampliament­o delle zone economiche esclusive alle petroliere turche
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