Il Fatto Quotidiano

Attacco a Baghdad: “I pasdaran hanno fatto otto feriti tra i militari americani”

Quasi dieci giorni dopo, il Pentagono cambia versione

- » MICHELA A.G. IACCARINO

(“Un pagliaccio”) e minacciato Israele (“un tumore nella regione”). Khamenei rilegge gli avveniment­i di questo drammatico inizio anno: l’impennata della tensione; l’uccisione a Baghdad, a opera degli Usa, del comandante delle Guardie rivoluzion­arie Soleimani; la reazione iraniana su basi irachene con soldati americani e della coalizione (senza però fare vittime), l’abbattimen­to del Boeing di linea scambiato per un aereo ostile dalla contraerea iraniana; la ripresa nel Paese delle contestazi­oni esplose già a novembre e represse nel sangue, questa volta mettendo sotto accusa la guida suprema.

L’AYATOLLAH mescola retorica islamica e dati di fatto. La risposta iraniana all’atto ostile Usa “viene dalle mani di Allah” e ha dato una botta alla superpoten­za americana, già colpita in Afghanista­n, Iraq, Siria, Libano. Le proteste contro il regime, e la sua persona, sono manipolate dai nemici dell’Iran. Il dialogo sul nucleare offerto da Trump, dopo avere denunciato l’accordo già esistente, è “un inganno”. “Usando tecnologia, armi, politiche ingannevol­i e falsa propaganda, l’Occidente cerca di dominare la regione” e “di dividere le nazioni di Iran e Iraq”. Nei due Paesi, “alcune persone irresponsa­bili, che si sono fatte influenzar­e dalla propaganda satanica dei nemici, hanno fatto dichiarazi­oni gli uni contro gli altri, ma il martire Soleimani ha sventato questo complotto”. L’America e l’Occidente “mentono sul fatto che l’Iran ha condotto una guerra per procura nella regione, ignorando il fatto che sono state le nazioni della regione a svegliarsi” contro la presenza militare occidental­e. Per Khamenei, l’abbattimen­to del Boeing è “un amaro incidente”: l’ayatollah porge le condoglian­ze alle famiglie delle vittime ed esprime apprezzame­nto per la “spiegazion­e” fornita dalle Guardie della Rivoluzion­e, sottolinea­ndo però che ogni “a m bi g u i t à ” va rimossa e che occorre prendere misure per evitare che incidenti simili possano ripetersi. Ma, senza “il martirio” di Soleimani, non vi sarebbe stata né la reazione iraniana né il tragico abbattimen­to, che “alcuni cercano di sfruttare” contro le autorità della Repubblica islamica..

Nel contesto di riscossa del regime, fanno discutere sui social, senza ancora avere una spiegazion­e, le immagini del presidente Hassan Rohani che lascia la moschea di Mosalla a Teheran quando non si era ancora del tutto conclusa la cerimonia guidata da Khamenei. C’è chi spiega il gesto di Rohani, che s’è velocement­e alzato e allontanat­o, come un segnale di disaccordo con la linea espressa da Khamenei, che ha attaccato pesantemen­te anche i partner europei dell’Iran nell’accordo sul nucleare vo

“Il

presidente ha una conoscenza primitiva dell’economia”. Questa è la frase che poteva costare la carriera a Oleksyi Honcharuk, da quattro mesi premier ucraino, 35enne neofita della vita politica di Kiev, proprio come Zelensky, il comico che ha vinto le elezioni presidenzi­ali lo scorso aprile. Il primo ministro, che non sospettava di essere registrato, ammette agli otto seduti con lui al tavolo bianco – tra loro Kateryna Rozhkova, ai vertici del Nbu, Banca Nazionale ucraina, e Oksana Makarova, ministro delle Finanze – che lui stesso in materia finanziari­a è “un ignorante”. Dopo la diffusione di questi audio sul web, dichiarazi­oni e smentite si sono moltiplica­te da una bacheca all’altra tra commenti e messaggi gravidi di clic, fino alle dimissioni di Honcharuk, respinte però da Zelensky in serata. “Ho deci

▶NON SAREBBE

stato un attacco a salve come sembrava, quello sferrato dai pasdaran iraniani l’8 gennaio contro le basi degli Stati Uniti in Iraq. A essere stati feriti dai missili, invece, sarebbero stati 11 militari americani, secondo quanto riferito ieri dal portavoce del pentagono, Bill Urban. Il capitano ha dichiarato – a quasi dieci giorni dall’attacco missilisti­co delle Guardie della rivoluzion­e in risposta all’uccisione del generale Qassem Soleimani – che “mentre non ci sono uomini in servizio uccisi nell’attacco, molti sono stati curati per i sintomi di so di dare una possibilit­à a lei e al suo governo”, ha fatto sapere il presidente, dopo un incontro con il premier. Sul web era iniziato tutto e sul web tutto finisce. Le registrazi­oni sono state tagliate e cucite per creare “artificial­mente l’impression­e che io e la mia squadra non rispettiam­o il presidente”, che “è modello di acommozion­i causate dall’esplosione e sono ancora sotto controllo”, smentendo così le dichiarazi­oni dello stesso Pentagono che nei giorni successivi aveva assicurato che non ci fossero né feriti né morti nelle basi di Baghdad. A drammatizz­are la situazione era stato il comandante delle truppe Usa di stanza a Baghdad, parlando del rischio di morte che il suo plotone aveva corso. Giovedì la Cnn, citando una fonte militare Usa anonima, aveva detto che otto persone erano state trasferite in Germania e tre in Kuwait per ricevere le cure necessarie alcuni “giorni dopo il fatto”. pertura e pudore” ha ribadito Honcharuk. “Per rimuovere ogni dubbio riguardo il mio rispetto per lui, ho firmato la lettera di dimissioni”. Nell’Ucraina che deve restare “unita contro le manipolazi­oni”, perenne vittima al centro del ciclone delle false notizie, un simile “attacco mediatico non spaventa” il governo. Pallido luto da Rohani. Nel video, il gesto sembra sorprender­e anche il presidente del parlamento Ali Larijani, al suo fianco.

DEL RESTO, PRESIDENTE­e guida suprema hanno avuto in passato i loro contrasti. Khamenei, 81 anni, è stato presidente dell’Iran dal 1981 al 1989, dopo essere stato protagonis­ta della Rivoluzion­e iraniana nel 1979 e intimo consiglier­e dell’ayatollah Khomeini. Ferito in un attentato di cui porta ancora i segni, eletto presidente con voto plebiscita­rio, costretto a cercare equilibri di potere con i moderati, rimase sempre vicino a Khomeini. Alla cui morte, gli successe, dopo la destituzio­ne del delfino designato, il grande ayatollah Hossein-Ali Montazeri. Una storia, politica e religiosa, che s’intreccia con le tensioni con gli Usa e le alterne vicende iraniane tra moderati ed estremisti. La politica verso l’Iran di Trump crea, del resto, tensioni anche fra gli alleati degli Usa. Ieri, la Germania ha ribadito di non volersi aggregare “alla politica Usa della massima pressione sull’Iran”: “il nostro obiettivo è che l’accordo nucleare sia preservato” e riuscire a convincere Teheran “a tornare al rispetto degli impegni”. Il discorso di Khamanei non lo lascia sperare, per ora.

Alcuni irresponsa­bili, che si sono fatte influenzar­e dalla propaganda satanica dei nemici, hanno fatto dichiarazi­oni gli uni contro gli altri, ma il martire Soleimani ha sventato questo complotto

ALI KHAMENEI

in video, il premier scaglia messaggi di risposta su Youtube dove il canale anonimo ha diffuso gli audio.

REGISTRATI IL 16 DICEMBRE scorso e diffusi nello stesso giorno del mese successivo, i tre audio sono uno scandalo che non costerà 5 miliardi e mezzo di dollari: quelli che il Fondo monetario internazio­nale ha assicurato all’Ucraina, ha detto il premier, ansioso di rassicurar­e che le sue dimissioni non metteranno a rischio la decisione adottata dal Fmi. Un’indagine è stata aperta dalle divise gialloblu: “Questione di sicurezza nazionale”. Il presidente prima di rifiutare le dimissioni aveva rotto il silenzio per lanciare un ultimatum: due settimane. È il tempo concesso ai servizi per scoprire il nome della talpa nei palazzi di cui ‘Ze’, diminutivo che il presidente si è trascinato dietro dalla sua vecchia vita da attore, adesso vuole lo scalpo. Questa è la seconda registrazi­one che finisce in Rete dopo quella che ha coinvolto il 19 novembre scorso Roman Truba, a capo dello Sbi, agenzia statale investigaz­ioni, destituito dal presidente stesso a dicembre. Fumo, scintille, crisi da est a ovest per Ze. La guerra nel Donbass, la scia dell’aereo caduto a Teheran, l’i mpeachment in cui è coinvolto a Washington, le inchieste aperte proprio su questo. L’ex comico non ha molto di cui sorridere. Bisognerà aspettare il risultato di quest’ultima inchiesta per capire se e chi ha tramato davvero contro il premier e il presidente più giovani del Paese.

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Ansa Guida suprema L’ayatollah Ali Khamenei in moschea a Teheran
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I giovani

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