Il volo, la tragedia, l’oblio: un figlio lotta per la verità
71 ANNI DOPO L’aereo Santa Susanna precipitò nel 1949, con i due piloti a bordo Sorvolava l’Atlantico per una missione di beneficenza voluta dalla Democrazia Cristiana
La tragedia dell’aereo “Santa Susanna”, che sarebbe stato poi ribattezzato dai giornali il “Lindbergh della Democrazia Cristiana”, si consumò alla fine del settembre 1949. Succedeva qualche mese dopo un altro disastro dei cieli: quello di Superga, in cui era morta l’in t er a squadra del Grande Torino. I quotidiani del giorno 29 settembre, da La Stampa a Gazzetta Sera, scrissero che secondo uno scienziato, il professore portoghese Varela Cid, i piloti piemontesi del “Santa Susannna”, Giovanni “Jo hn ” Brondello e Camillo Barioglio, “sarebbero vivi”. Si erano perse le loro tracce oltre una settimana prima. Dopo avere radiografato il messaggio “hello America”, raccolto da un guardacoste federale degli Stati Uniti, i due aviatori e il loro monoplano Beechcraft 35 Bonanza, chiamato “Santa Susanna” dal nome della figlia di Brondello, scomparvero. Di loro non si seppe più niente.
LA TRASVOLATA a t l a n ti c a senza scalo, da Lisbona a New York, era stata intrapresa a scopo benefico per finanziare l’istituzione torinese della “Città dei Ragazzi”, fondata dal sacerdote don Giovanni Battista Arbinolo, destinata a ospitare bambini, orfani di guerra e mutilati. Alla guida del comitato d’onore che presiedeva alla raccolta dei fondi, a Torino, si era insediato un gruppo tutto democristiano. Pezzi grossi, pezzi da novanta dello Scudo Crociato: da Giuseppe Pella al giovane Giulio Andreotti; da Guido Gonella ad Attilio Piccioni e a Mario Scelba, il ministro che non esitava a fare sparare dalla polizia sui cortei operai. Non mancavano cognomi importanti degli ambienti italiani di New York, come quello di Generoso Pope, discusso direttore del giornale Il Progresso Italo–Americano. In veste di madrina era stata scelta l’attrice Mirna Loy, che, su invito a quanto sembra di Andreotti, incise persino un disco a sostegno della missione. Sono trascorsi oltre settant’anni dalla scomparsa, a circa 230 miglia da New York, del velivolo pilotato da Brondello e Barioglio, eppure i misteri connessi a quel dramma sono rimasti irrisolti.
Dario Brondello, uno dei due figli di “John”, che all’epoca era un bimbo, ha cercato e cerca ancora un frammento di quella verità lacerata, intanto, tra le nuvole plumbee che incombevano sull’Atlantico, tra le Azzorre e gli Stati Uniti, nel settembre del 1949. “La raccolta di fondi a scopo di beneficenza ebbe un grande successo”, dice Dario, “e credo che superò di molto i 2–3 milioni di dollari previsti. Penso che la tragedia abbia contribuito a farla lievitare. I piloti avrebbero dovuto avere il 15 per cento del ricavato; c’era un contratto, che però non è mai saltato fuori, e la mia famiglia non ha mai visto un dollaro. Ritengo invece che una parte di quel denaro sia finita ad alimentare le campagne elettorali della Democrazia Cristiana, tanto che qualche giornale scrisse che il Santa Susanna era il ‘Lindbergh della Dc’”.
IL RAID, racconta Dario Brondello, era nato a Biella, la città in cui alcuni imprenditori avevano promosso il volo. “John” Brondello e il suo secondo partirono dallo scalo di Torino Aeritalia, proseguendo per Lisbona e per le Azzorre. Dopo avere superato l’arcipelago dei vecchi balenieri nel cuore dell’Atlantico, un guasto a un serbatoio costrinse alla retromarcia Barioglio e Brondello, nato nel 1913, saluzzese, ingegnere civile, un vero “fegataccio”, già combattente nelle squadriglie della Cina contro i giapponesi e della Finlandia contro i russi, e controfigura di divi d el l’epoca come Amedeo Nazzari e Massimo Girotti.
I due piloti ritornarono pertanto indietro, facendo rotta su Terceira, la maggiore delle isole Azzorre, dove atterrarono. A causa delle forti pressioni esercitate dal comitato di Torino, comunque, Barioglio e Brondello vennero indotti a ripartire subito dalle Azzorre per New York, sebbene avessero cercato di rimandare l’impr esa alla primavera. Si approssimava la brutta stagione, ol tre tutt o, che avrebbe reso il tragitto assai pe ri col os o. La traversata, tuttavia, si doveva fare a ogni costo. E si fece.
SUL TRAMONTARE di quel settembre del 1949, interrotte ormai le ricerche dei dispersi del “Santa Susanna”, La Stampa riaccese di colpo le illusioni dei familiari, degli amici, dei bambini della Città dei Ragazzi e degli esponenti politici interessati alla beneficenza e forse all’uso di una parte del denaro per fini di partito o di Stato. I giornali riportarono le dichiarazioni di Varela Cid, direttore del centro studi aeronautici dell’Istituto Tecnico Superiore di Lisbona. Aveva affermato che, “spariti il 17 tra le Azzorre e la costa degli Stati Uniti, Brondello e Barioglio in data 27 settembre dovrebbero trovarsi alla deriva, sul loro canotto pneumatico, nella posizione di 40 gradi e 15 primi di latitudine nord e di 58 gradi e 20 primi di longitudine ovest del meridiano di Greenwich”. È possibile che Varela Cid avesse ragione, ma le sue parole non ebbero seguito. Sui giornali le polemiche si esaurirono presto, nonostante le accuse lanciate alla Dc dai fogli della sinistra, da L’Unità a L’Avanti!. La verità sul volo del “Santa Susanna” non è venuta a galla, così come non sono state spiegate le cause tecniche della sciagura. In realtà, nessuno ha davvero mai voluto risolvere i tanti enigmi della storia della trasvolata del Beechcraft Bonanza. Con un’unica eccezione: quella rappresentata da Dario Brondello, il figlio di “John”. Lui e la sorella Susanna, adesso, chiedono davvero molto poco: “Vorremmo potere creare una fondazione dedicata alla memoria di nostro padre e, magari, ricostruire l’aereo: il Gruppo Amici dei Velivoli Antichi assicura che si può fare”.
DENARO E MISTERI
L’erede: “Furono raccolti milioni. Agli aviatori spettava il 15%, ma il contratto non è mai saltato fuori”
L’OMBRA DEL PARTITO CATTOLICO
Alla famiglie in lutto nessun risarcimento. Il dubbio è che la somma abbia finanziato le campagne elettorali Dc
DARIO BRONDELLO
Vorremmo creare una fondazione dedicata alla memoria di nostro padre e ricostruire il velivolo Sicuro, si può fare