L’onda Papeete tra Freud e la crisi delle partite Iva
Dai bagni di Milano Marittima al balcone di Forlì, ormai la Riviera pende verso destra
Le due palme sono vere, ma anche quelle finte adagiate ai bordi fanno la loro figura. La spiaggia assomiglia a una spianata, la spianata a un tavolo da biliardo, il tavolo a una terra di nessuno tra il mare e le case. Il lungomare di Milano Marittima porta al Papeete Beach, e il Papeete a Matteo Salvini, all’età evolutiva del suo potere personale, allo stile caraibico e festoso con cui in agosto lo stato di crisi nazionale veniva miscelato nelle danze con le cosce lunghe brasiliane, e il mojito diveniva bevanda ufficiale del cambiamento.
Tra Salvini e il mojito, e quella voglia matta di divertirsi esagerando anche un po’, c’è la nuova classe dirigente romagnola. Innanzitutto lui, Massimo Casanova, il padrone del Papeete, il suo navigator costiero: “Vinciamo con sei punti di distacco. Ho visto la piazza di Cervia, mai così piena, mai così affettuosa con noi”. Cervia e Cattolica e tutto l’altro ancora che deve venire in questa ultima settimana di fuoco, dove Salvini ha deciso di travestirsi da Silvio Pellico. “Andrò in prigione per difendere la libertà di tutti”.
LA ROMAGNA rivierasca è il portato geniale dell’attitudine della popolazione indigena a lavorare con la fantasia, a creare. Perciò il mio Cicerone nelle terre contadine di quel che fu il grande Papato è Maurizio Roi, fino a ottobre scorso sovrintendente del Carlo Felice di Genova, dimissionato da Bucci, il sindaco di centrodestra della città. Roi è stato sindaco di Lugo di Romagna, è nella direzione regionale del Pd, era fun ziona rio del partito. La sua nuova vita è quella di operatore culturale, anzi di manager della creatività. “E c’è qualcosa di più creativo, di più fantastico e geniale che vendere non il mare ma l’ombra? Sostituire alla spiaggia, inerme e statica, il ristorante e il baby sitting, la festa in maschera, il dj set, il m as s a gg i o lomi lomi? È un grande atto creativo sostituire il mare, nasconderlo. È una realtà aumentata, una percezione alterata. Credi di stare in acqua e invece sei seduto a un tavolo di plastica e godi lo stesso. Anzi di più”.
Il Papeete è alle nostre spalle, e Salvini il capofila della nuova genia di politici da sbarco. Casanova, l’intrattenitore, è pronto per la Puglia. Lui immobiliarista vacanziero delle Tremiti, oggi europarlamentare, vorrebbe conquistare la poltrona di Michele Emiliano e governare in trasferta. con la solita tattica. Lui come Lucia Borgonzoni, due passi dietro Matteo, il mattatore.
“Forse vinciamo, ma già il fatto che dobbiamo aspettare domenica sera è una sconfitta”, dice Piero, pensionato, già tecnico della Face Standard, sentimentalmente legato a sinistra. Siamo in piazza Saffi, nel cuore di Forli, sotto il balcone del Municipio, il balcone di Mussolini che pure Salvini ha conosciuto, acclamato da una folla estasiata. Forlì è già stata espugnata e il centrodestra, è bene ricordarlo, sia alle Politiche del 2018 che alle Europee del 2019 è stata maggioranza, ha superato, mettendo insieme i voti, il Pd infragilito dalla vecchiaia, da questa sua terza età piena di acciacchi. “È un’amministrazione inefficiente, l’unica cosa che la giunta leghista è riuscita a fare è nominare una commissione d’indagine sui servizi sociali forlivesi. Capito? Volevano far divenire Bibbiano anche Forlì. E hanno fatto una corsa per creare il caso, gonfiarlo. Non trovando nulla hanno prorogato i termini dell’indagine. Tutto buono per i giornali”, dice Massimo Marchi, consigliere comunale di Italia Viva, oggi impegnato nel volantinaggio per Bonaccini. “Noi abbiamo un candidato coi fiocchi, il dottor Claudio Vicini, un otorinolaringoiatra che ha visitato tutta Forli e Cesena. Bravissimo. E loro?”.
E LORO hanno Salvini, sempre Salvini. “Guarda – dice Roi mentre lasciamo Faenza – il Pd deve ricordarsi di Ortega y Gasset che diceva: ‘Il popolo non pensa, sente’. È l’emozione che conta, la percezione che ti fa cambiare idea, l’ansia conta e non la ragione.
Infatti se tutto funziona bene qui, se la sanità è ai massimi, la disoccupazione ai minimi, la sicurezza governata, i servizi di trasporti efficienti, perchè si vuole cambiare? “Freud insegna che esistono le angosce sorde, immotivate. E se è vero che la cornice è questa, è vero che oggi si hanno meno certezze di dieci anni fa, il futuro si è accorciato, anche gli stipendi. E non c’è nulla di più naturale che scambiare Bonaccini per il grande capitale finanziario che ha mangiato le industrie. Metta poi che il Pd starà pure un po’ sui coglioni, perché è autoreferenziale, sa tutto lui, e allora ecco che l’impossibile si fa probabile”.
Infatti Cindi, ivoriano di 23 anni, senza cittadinanza, forse anche senza permesso di soggiorno, ha la sua bici tappezzata con le facce di Salvini. Perché ti piace? “Perché è bravo”. Bravo in che senso? “Parla bene, si fa capire”. Lo voterai? “Io non posso votare”.
“Vedi il miracolo di Salvini? Questo ragazzo vorrebbe votare il partito che farà di tutto per tenerlo fuori dal seggio”.
VOTANO PIÙ A DESTRA i contadini, i piccoli imprenditori agricoli, i lavoratori dell’indotto, e in Emilia Romagna sono due milioni. Votano più a sinistra i cittadini, altri due milioni e mezzo. “Le Sardine non spostano nulla. C’erano prima e stanno con noi adesso. Ma hanno dato calore, energia, un tonico per un partito floscio, imbalsamato. L’altra volta Bonaccini ha potuto vincere perché nessuno è andato a votare. Questa volta vincerà se tutti andremo a votare”. Piero, altro pensionato: “Si vince, ma l’è dura”. Massimo: “Si vince, ma per un soffio”.
La città delle partite Iva era Carpi, in Italia era la capitale dei liberi professionisti. E tutti votavano Pci, poi Pds, poi Pd. Poi il tonfo. L’economia si reggeva sulle cooperative che sono state piegate dalle multinazionali. Così un fallimento dietro l’altro. E la rete della cooperazione, la colonna vertebrale del Pci, è implosa. Il ceto medio impoverito chiede a Salvini il miracolo: far scomparire i migranti, far scomparire le tasse. E dare bastonate. Così è, se vi pare.
Mistero irrisolto Sanità, sicurezza, lavoro: funziona tutto bene. Eppure la gente chiede cambiamento