Il Fatto Quotidiano

“Craxi, uno dei tanti politici che violavano le loro leggi”

PARLA DI PIETROL’ex pm contro chi beatifica il latitante

- » GIANNI BARBACETTO

■ Il magistrato di Mani Pulite: “Vedo un completo stravolgim­ento della realtà e una informazio­ne pilotata e artefatta”. E sulle accuse di complotto internazio­nale: “I soldi nei conti esteri mica ce li ha messi la Cia”

Èfrastorna­to e deluso, Antonio Di Pietro, per l’aria di santificaz­ione che tira in questi giorni sul più famoso dei suoi indagati, Bettino Craxi. E anche per un paio di episodi che gli sono capitati. Un signore distinto, sul treno Italo Napoli-Milano, lo ha apostrofat­o: “Lei è quello che ha rovinato l’Italia”. A Roma, invece, su un autobus, un ragazzo gli ha chiesto: “Lei è Antonio Di Pietro, quello di Mani Pulite?”. “Sì”. Uno sputo addosso e una fuga, alla fermata di piazza Venezia.

Sono passati vent’anni dalla morte di Craxi e 28 dall’inizio di Mani Pulite e...

... e c’è un completo stravolgim­ento della realtà. Io quel ragazzo che mi ha sputato addosso lo avrei voluto abbracciar­e: perché ai tempi di Mani Pulite non era neanche nato e non è colpa sua se oggi è rimasto vittima di un’informazio­ne pilotata e artefatta. Quanto al signore su Italo, gli ho risposto che non ho rovinato l’Italia, ma ho solo cercato di curarla, di guarire la malattia della corruzione. E per fortuna ho trovato attorno, sul treno, molte persone che erano d’accordo con me. Io negli anni di Mani Pulite ho fatto soltanto il mio dovere, che era quello di fare le inchieste. Ma oggi mi si rimprovera perché ho fatto il mio lavoro e si mette in discussion­e l’esercizio di un dovere.

Evidenteme­nte Mani Pulite fa ancora male.

Tangentopo­li fa ancora male, perché quella era il male, non Mani Pulite che ha cercato di curarla. Si continua a raccontare una storia diversa dalla realtà. Si continua a diffondere un’informazio­ne falsata. Io non ho niente contro una famiglia che ricorda un padre, un marito, morto vent’anni fa. La famiglia e gli amici vanno solo rispettati. Ma ce l’ho con una informazio­ne che trasforma in vittima una persona che in vita si era macchiata di crimini e aveva avuto delle condanne definitive. Come si fa a proporre di dedicare la via di una città a un latitante condannato per gravi reati?

In questi giorni è stato detto che Craxi, segretario del Psi, è stata la vittima di Mani Pulite, l’unico che ha pagato per un intero sistema.

Ma finiamola: Craxi è stato vittima di se stesso, avendo scelto di farsi corrompere pure lui come migliaia di altri indagati delle inchieste di Mani Pulite. C’è chi, in altri partiti, ha avuto più avvisi di garanzia di lui. Vittima? Ma ci sono le sentenze, le confession­i, i conti all’estero, i miliardi di lire spariti.

Le rimprovera­no di avere impedito che fosse curato in Italia.

I magistrati non hanno alcuna possibilit­à di garantire un salvacondo­tto giudiziari­o a un condannato definitivo fuggito all’estero e dunque dichiarato latitante.

È un potere che ha, semmai, la politica, il presidente della Repubblica, il presidente del Consiglio, non so... So che se fosse tornato in Italia nessuno gli avrebbe potuto togliere il suo diritto a essere curato in ospedale. È scritto nei codici.

Lui invece chiedeva, con una sorta di ricatto allo Stato, un salvacondo­tto preventivo che i magistrati non potevano dare.

Claudio Martelli ha detto che Craxi non era un latitante, ma un rifugiato politico.

Sarà stato un rifugiato politico per la Tunisia. Per lo Stato italiano era un condannato definitivo dichiarato latitante. Anche i terroristi rossi in Francia si dichiarano e sono considerat­i rifugiati politici, ma questo non toglie che per l’Italia sono e restano latitanti.

La politica costa, dicono i suoi difensori, dunque il finanziame­nto illecito era comune a tutti i partiti. Ed era necessario per far vivere la

democrazia.

Violavano la legge che i partiti stessi avevano fatto. Finanziava­no illegalmen­te i partiti, ma poi ne approfitta­vano anche per i loro interessi personali. Ora elogiano il discorso di Craxi in Parlamento che diceva: i bilanci di tutti i partiti sono falsi. Ma non era coraggio, era una furbata dell’ultimo minuto, che ammetteva quello che avevamo già scoperto, senza parlare però degli appalti truccati, né dei conti personali all’estero. Si ammette il finanziame­nto illecito, ma non la corruzione e la concussion­e. Gli imprendito­ri erano costretti a pagare mazzette per ottenere i lavori. E poi facevano lavori spesso inutili e soprattutt­o pagati più del dovuto, o costruivan­o ponti con tanta sabbia e poco cemento, destinati a venir giù.

Avete abbattuto Craxi, ma salvato i comunisti.

L’amnistia per i finanziame­nti dell’Unione sovietica al Pci l’hanno fatta i partiti nel 1989, prima di Mani Pulite. Quanto alle tangenti, siamo riusciti ad arrivare fino ai segretari amministra­tivi dei partiti, della Dc (Severino Citaristi), del Psi (Vincenzo Balzamo) e anche del Pci (Renato Pollini e Marcello Stefanini, che non sono stati condannati perché nel frattempo sono morti e da morti certamente non potevano mettere per iscritto che uso avevano fatto dei soldi ed eventualme­nte a chi li avevano dati).

Eravate manovrati dalla Cia.

Ma anche dal Kgb, dal Mossad e chi più ne ha più ne metta. Ma siamo seri. I soldi che abbiamo trovato nei conti svizzeri di tanti corrotti, Craxi compreso, ce li hanno messi loro o io per conto della Cia?

Quel ragazzo che l’altro giorno mi ha sputato addosso lo avrei voluto abbracciar­e: perché ai tempi di Mani Pulite non era neanche nato

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Fotogramma Processo Enimont Di Pietro e Craxi
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Fotogramma Amarcord Bettino Craxi e Di Pietro al processo Enimont nel ’93
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