Il Fatto Quotidiano

Ecco tutte le differenze con il caso della Diciotti

Focus Il contesto politico, ma anche la genesi delle due missioni, la situazione a bordo e i poteri passati al Viminale col dl Sicurezza bis

- » ANTONIO MASSARI

Sedici agosto 2018: il Diciotti, pattugliat­ore della Guardia Costiera, dopo aver soccorso 177 naufraghi, resta in mare fino al giorno 25, quando ottiene finalmente l’autorizzaz­ione a sbarcare. Il Viminale attende cinque giorni per rilasciare il Place of safety, il cosiddetto Pos, e l’accusa di sequestro di persona, rivolta a Matteo Salvini, all’epoca ministro dell’Interno, riguarda proprio quei 5 giorni.

25 luglio 2019: la Gregoretti della Guardia Costiera ospita 135 naufraghi. Resta in mare fino al 31 luglio. Il Viminale attende tre giorni prima di rilasciare il Pos e l’accusa di sequestro di persona, rivolta ancora una volta a Salvini, anche in questo caso riguarda i tre giorni in questione.

IN ENTRAMBI i casi le stesse accuse. In entrambi i casi, il sequestro di persona, si realizza con il ritardo del Viminale nell’indicare il luogo in cui sbarcare. In entrambi i casi, infine, il ritardo viene collegato al raggiungim­ento di un accordo, in ambito europeo, per la redistribu­zione dei naufraghi. Eppure le due vicende non risultano identiche. Vediamo perché.

Differente, innanzitut­to, è il contesto politico e anche il suo sviluppo.

Quando il caso Diciotti approda in Parlamento la Lega è al governo con il M5S. Sia il presidente del Consiglio Giuseppe Conte, sia il suo vice Luigi Di Maio, sia l’ex ministro dei Trasporti Danilo Toninelli, scrivono alla Giunta per le autorizzaz­ioni e chiariscon­o d’aver condiviso la scelta del Viminale di lasciare sulla nave i naufraghi in attesa di un accordo con gli altri paesi Ue. Il processo sfuma.

QUANDO ARRIVANO le accuse per il caso Gregoretti la Lega è all’opposizion­e. E Di Maio precisa: “Il caso Diciotti fu un atto di governo, l’Ue non rispondeva, servì ad avere una reazione. Quello della Gregoretti fu un atto di propaganda, il meccanismo di redistribu­zione era già rodato”. Intervista­to da Peter Gomez nel Tg Sono le Venti, in onda sul canale Nove, ieri Conte ha dichiarato che il segretario della Lega “aveva fatto appena approvare il decreto Sicurezza bis che rafforzava le sue competenz e”. “Salvini – spiega Conte – ha rivendicat­o pubblicame­nte come una sua competenza specifica il se e quando far sbarcare le persone a bordo della Gregoretti. Circa il mio ruolo sull’indirizzo generale, io ci sono, anche per la circostanz­a specifica di un mio coinvolgim­ento ri

Alla sbarra il rifiuto del “Pos” In entrambi i casi il ministero si è rifiutato per giorni di fornire alle barche il “Place of safety”, in sostanza un porto sicuro

guardo alla redistribu­zione dei migranti in Europa”. Non è una sfumatura.

Nella sua memoria difensiva, Salvini allega una serie di email intercorse tra lo staff del Viminale e quello di altri dicasteri, nei giorni del caso Gregoretti, che riguardano proprio le trattative con l’Ue per la redistribu­zione dei naufraghi. Documenti che dimostrano la condivisio­ne del governo nella strategia diplomatic­a. Non provano alcuna manifesta correspons­abilità nel tenere i naufraghi in mare per i tre giorni contestati. La vicenda – ha gia sostenuto Palazzo Chigi – non fu trattata in Consiglio dei ministri. Dalle cronache dell’epoca, comunque, non risultano espliciti inviti rivolti da Conte a Salvini affinché autorizzas­se lo sbarco. Di Maio polemizzò sul trattament­o riservato ai nostri militari: “L’Italia non può sopportare nuovi arrivi di migranti, noi abbiamo dato come Paese e quei migranti devono andare in Europa, però non si trattino i nostri militari su quella nave come dei pirati”. Ed ecco invece la dichiarazi­one di Toninelli quando la Gregoretti ormeggia al porto di Augusta, il 28 luglio, due giorni prima dello sbarco, quindi nel pieno del sequestro di persona contestato a Salvini: “Ha ormeggiato stanotte al porto di Augusta, come è normale che sia per una nave militare. Ora la Ue risponda, perché la questione migratoria riguarda tutto il Continente”.

Più polemico Di Maio. Più accondisce­ndente Toninelli. Argomenti utili per un’analisi politica, ma non penale, poiché la responsabi­lità penale è personale e l’autorizzaz­ione spettava al Viminale. Non a loro.

DIFFERENTE è anche “l’origine” del fatto storico, sebbene Diciotti e Gregoretti intervenga­no entrambe in acque maltesi. Solo nel primo caso, però, si assiste a un braccio di ferro su chi deve coordinare il soccorso. Nel secondo, secondo i giudici, il Viminale aveva ancor più chiarament­e “l’obbligo di concludere la procedura” e aver omesso di indicare un porto sicuro “dietro precise direttive del ministro degli Interni” ha “determinat­o una situazione di costrizion­e a bordo”. E anche a bordo la situazione è differente.

Il “Diciotti” – si legge negli atti – è “un natante scelto e attrezzato per operazioni di soccorso in mare”. La Gregoretti è “destinata all’attività di vigilanza pesca e non è attrezzata per questo tipo di eventi”. E così i 131 naufraghi, dal 27 al 31 luglio, restano sul ponte di coperta con temperatur­e che toccano i 35 gradi. Casi di scabbia accertati: 20. Per 131 persone, un solo bagno a disposizio­ne. I minori sbarcano prima, sì, ma per disposizio­ne della Procura minorile.

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LaPresse/Ansa Testimone Ieri la Lega ha annunciato che, se ci sarà un processo sulla nave Gregoretti, Giuseppe Conte dovrà deporre
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