Ecco la norma dei renziani che “salva” Autostrade & C.
Milleproroghe Iv vuole abrogare l’articolo che taglia i mega-risarcimenti per i “signori del casello”, compresi Toto e Gavio, già finanziatori di Open
Per ora è solo una dimostrazione pubblica, una bandierina piazzata là dove si può vedere ma senza effetti di pregio sulla realtà: s’intende l’emendamento, anticipato dall’Ansa, che Italia Viva ha presentato al decreto Milleproroghe per abrogare l’articolo 35, quello che rivede alcune parti del rapporto tra Stato e concessionari autostradali, in particolare in caso di revoca per inadempimento (nuove regole che riguarderebbero, è bene tenerlo presente, non solo Autostrade per l’Italia dei Benetton, ma anche il gruppo Gavio e il gruppo Toto, secondo e terzo gestore italiano, entrambi in passato finanziatori della fondazione di Matteo Renzi).
AL NETTO della mancanza di senso dell’opportunità del partitino renziano, il merito è questo. All’articolo 35, il decreto Milleproroghe tenta di riequilibrare a favore dello Stato contratti che assegnano ai gestori privati un trattamento di favore inaudito come, a titolo di esempio, risarcimenti monstre in caso di interruzione del contratto anche per “inadempimento” e “colpa grave”: vere e proprie clausole capestro che la stessa Corte dei Conti - a non voler citare il codice civile - ritiene sostanzialmente nulle.
Nei fatti il nuovo sistema si affida per i risarcimenti in caso di revoca “per inadempimento” al codice dei contratti pubblici approvato nel 2016 grazie al lavoro di Raffaele Cantone e ai voti – ironia della sorte – del Pd di Matteo
Renzi: alla fine dell’iter andrà, insomma, eventualmente risarcito solo “A) il valore delle opere realizzate più gli oneri accessori, al netto degli ammortamenti”;“B) le penali e gli altri costi sostenuti o da sostenere in conseguenza della risoluzione”, ivi compresi quelli finanziari; “C) il 10% del valore attuale dei ricavi risultanti dal piano economico finanziario per gli anni residui di gestione”.
La ratio, ovviamente, è abbassare i maxi-risarcimenti regalati ai privati nel 2007-2008 per togliergli un potere di ricatto, ma non è detto che questo riguardi Autostrade per l’Italia per il crollo del ponte Morandi: in quel caso, è possibile - codice civile alla mano - puntare alla nullità del contratto rafforzata da una mega-richiesta di danni alla società. Paradossalmente la revoca per inadempimento potrebbe attagliarsi meglio alla situazione di Gavio (crollo del viadotto della Torino-Savona) e Toto (lo stato dei viadotti abruzzesi): se non altro come minaccia per rivedere le concessioni in modo che - dalla manutenzione ai pedaggi - facciano gli interessi dei cittadini più che da bancomat ai gestori.
Gavio e Toto, come detto, sono i gruppi che negli anni scorsi hanno finanziato la galassia renziana, incassando peraltro provvedimenti come il decreto sblocca-Italia (proroga delle concessioni in essere) e, nel caso di Toto, come la norma del governo Gentiloni che ha risolto un grosso contenzioso con Anas. Finanziamenti legali, sia chiaro, anche se sui rapporti tra gruppo Toto, l’avvocato renziano Alessandro Bianchi e la Fondazione Open è in corso un’inchiesta a Firenze.
L’ostacolo vero Il decreto ora è alla Camera, dove Italia Viva non è decisiva In Senato, però, lo sarebbe...
La scheda
INSOMMA, l’emendamento di Italia Viva - del tutto legittimo, ovviamente - si inserisce in una consolidata attenzione alle ragioni dei “signori del casello” da parte del gruppo di potere raccolto attorno all’ex premier fiorentino. Per ora, però, si tratta solo di tattica: i renziani, anche ammesso che l’opposizione di destra voti compatta con loro, non hanno i numeri per “mandare sotto” la maggioranza alla Camera né nelle commissioni Affari costituzionali e Bilancio (a cui è assegnato il Milleproroghe), né in aula. Discorso diverso, invece, in Senato: i 17 eletti di Italia Viva sono determinanti per tenere in piedi il Conte 2. Se Renzi presenterà anche lì il suo emendamento p r o- c o nc e s si o n ar i saranno guai seri: ma se ne parlerà il mese prossimo e non è detto che il decreto arrivi a Palazzo Madama già blindato per problemi di tempo. D’altra parte ieri Giuseppe Conte aSono le Venti (sul Nove) ha detto che la decisione su Aspi è vicina.
L’ART. 35 del decreto Milleproroghe aggira le clausole capestro a favore dei concessionari autostradali, quelle che prevedono megaindennizzi in caso di revoca anche per “giusta causa”
IL NUOVO SISTEMA sostituisce quelle clausole con quanto previsto dal Codice degli appalti del 2016 (quello di Cantone) varato dal governo Renzi