Il Fatto Quotidiano

Ilva, altri 250 in Cassa integrazio­ne Mittal fa infuriare ancora i sindacati

Chiusa l’acciaieria 1. Negoziato col governo in salita

- » FRANCESCO CASULA

Mancano

le materie prime e le commesse e ArcelorMit­tal ferma l’Acciaieria 1 dello stabilimen­to ex Ilva di Taranto collocando in Cassa integrazio­ne ordinaria altri 250 lavoratori. È quanto hanno annunciato i sindacati metalmecca­nici a poche ore dall’incontro con la direzione dello stabilimen­to che ha annunciato i nuovi assetti di produzione del reparto dell’Area a caldo. Fim, Fiom e Uilm hanno evidenziat­o che la fermata dell’Acciaieria 1 è determinat­a “da uno scarso approvvigi­onamento delle materie prime” e dalla “attuale capacità produttiva legata alle commesse”: la scelta di trasferire parte della produzione sull’Acciaieria 2 avrebbe “possibili ripercussi­oni dal punto di vista della sicurezza e dell’ambiente”. Per questo hanno chiesto all’azienda di tornare fermare l’i niziativa “uni laterale” r i t enendo “i n a cc et ta bi le ” l’a ssenza di “un p i a n o i n d ustriale condiviso con governo e organizzaz­ioni sindacali”.

Per l’Usb, invece, la Cassa integrazio­ne per altri 250 lavoratori rappresent­a “una ulteriore azione violenta” da parte della multinazio­nale e che “il nuovo assetto produttivo spingerà al massimo il regime degli impianti dell'acciaieria 2 che dovrà produrre da sola ciò che prima veniva prodotto con due acciai erie” mettendo seriamente a rischio ambiente e lavoro dato che “gli impianti dell'acciaieria 2 non godono di una manutenzio­ne ordinaria”.

LA SCELTA è destinata a complicare ulteriorme­nte la trattativa in corso tra Governo e Mittal: i negoziati si sono inabissati, ma non sembrano al momento destinati a raggiunger­e risultati pienamente condivisi da entrambe le parti. Una decisione, tuttavia, dovrà essere presa prima del 7 febbraio giorno in cui il giudice milanese Claudio Marangoni dovrà decidere se accogliere o meno la richiesta di Mittal di chiudere il contratto di affitto e acquisto della fabbrica. Ieri, la procura meneghina, ha depositato una nuova memoria nella quale oltre a ribadire la piena necessità di costituirs­i in giudizio per tutelare gli interessi occupazion­ali, ambientali ed economici dell’Italia, ha ribadito come il pericolo che la multinazio­nale abbandoni gli impegni non sia ancora fugata. Sempre ieri, in serata, anche i commissari straordina­ri dell’Ilva hanno inviato una nuova memoria nella quale, secondo indiscrezi­oni, avrebbero sottolinea­to come non ci siano più scuse per i gestori dello stabilimen­to, soprattutt­o dopo che il “problema Altoforno 2” che Mittal aveva indicato come principale motivo della scelta di abbandonar­e la fabbrica tarantina, sia stato risolto con la proroga alla facoltà d’uso concessa dal Riesame.

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