Lotito contro i tifosi fascisti Non otterrà soldi, ma la squalifica per il saluto romano
Da lettore del Fatto fin dal primo giorno e da abbonato, vi ringrazio per quanto scrivete sulla Milano degli anni 80. Da cittadino dico che in quegli anni lo sviluppo della città fu bloccato. All’inizio di quegli anni iscrissi mia figlia alla scuola materna comunale. Dopo qualche giorno dall’inizio delle attività fu comunicato ai genitori che per sei mesi una parte dell’asilo sarebbe stata chiusa per lavori di ristrutturazione. I bambini, tra cui mia figlia, sarebbero stati portati giornalmente con un mezzo Atm in una struttura fuori Milano. Così fu. Sgomberate le aule si installò il cantiere. Dopo qualche settimana ci rendemmo conto che i lavori non erano iniziati. La risposta della direzione dell’asilo fu che il cantiere era fermo poiché la ditta che aveva vinto l’appalto aveva chiesto la “revisione prezzi”. I due anni successivi, sempre a cantiere fermo, furono un umiliante percorso tra assemblee, lettere ai giornali, tentativi più o meno riusciti di incontri con assessori e con la ditta; scoprimmo così che Milano era piena di cantieri fermi a causa del solito meccanismo: la “revisione prezzi”. Lascio a voi l’interpretazione. Nel nostro caso la situazione fu sbloccata per merito di due genitori che, al termine di due nottate passate in consiglio comunale in occasione del dibattito sul bilancio, riuscirono a “placcare” l’assessore ai Lavori pubblici che sbloccò la situazione.
Caro Cacciari, non fare figli è una scelta anche per le donne
In una puntata recente di Otto e mezzo , il filosofo Cacciari ha scatenato il suo sarcasmo contro le donne italiane, che fanno a testa solo 1,2 figli, addossando il crollo della natalità in Italia alle donne “fangottose” ed esaltando implicitamente la prolificità delle immigrate. La foga del filosofo mi ha molto irritata, anche perché in un’altra puntata l’ho sentito giustificare il suo celibato con un riferimento a Nietzsche, pensatore ostile al matrimonio con annessa figliolanza: mi chiedo per
HO SENTITOIN RADIO che il presidente della Lazio, Claudio Lotito, ha inviato una lettera ai suoi tifosi “fascisti”, che hanno esibito il disgustoso saluto romano durante la partita contro il Rennes lo scorso ottobre: in particolare, la società chiede loro un risarcimento di 50 mila euro per aver danneggiato l’immagine del club. È solo una provocazione o Lotito vuole davvero ripulire la Curva Nord dagli estremisti di destra?
L’INIZIATIVA IN SÉ È NUOVA, non lo è la linea dura di Claudio Lotito nei confronti delle frange più estreme del tifo laziale che spesso si identificano, come e più di altre, con l’estrema destra, con significativo danno di immagine per la società e anche per la stragrande maggioranza dei suoi tifosi. LaLazio aveva subito una penalizzazione dalla Uefa per quei saluti romani, molto meno tollerati in Europa che da noi, e ora ha chiesto a tre tifosi ritenuti responsabili di “prendere contatto con la società per concordare una modalità di risarcimento”, cioè versare una parte dei 50 mila euro che sarebbero il mancato incasso per la Curva Nord chiusa d’autorità per la successiva partita. Probabilmente nessuno pagherà. Mentre i tre tifosi salteranno tre partite, non potranno andare a vedere la Lazio anche se sono abbonati: una sorta di “squalifica”, anche questa è una novità.
Lotito non piace a tutti, per le ragioni più diverse. Non piace nemmeno a tutti i tifosi laziali, ad alcuni proprio perché – a differenza di molti altri presidenti – è entrato in conflitto con il gruppo ultras più forte della Curva Nord. Per questioni di immagine ma anche di soldi, biglietti e merchandising. Tant’è che per anni, nonostante avesse salvato la Lazio dal fallimento e perfino ottenuto discreti risultati, la Curva l’ha contestato aspramente. Alcuni caché il signor Cacciari scomoda Nietzsche per giustificare la sua scelta di non aver figli tra le balle e poi vorrebbe le italiane felici e contente di sfornare marmocchi.
Ambiente: servono educazione e un’informazione seria
Gentile direttore, inutile dirle che vi leggo dal 2009 e che il motivo principale è che siete la mia scialuppa di salvataggio (con tanto di bussola) in questo oceano di disinpi ultras sono stati condannati in primo grado per aver tentato di estorcergli la società. Lotito è sotto scorta da tempo. Ha messo un prefetto ed ex questore di Roma, Nicolò D’Angelo, a capo della sicurezza della Lazio. Ora ha deciso di affrontare in modo deciso anche le intemperanze “fascistoidi”, che pure non sempre hanno rilievo penale. Le squalifiche e le richieste di pagare i danni sono possibili grazie alle nuove tecnologie che hanno riempito gli stadi di telecamere. Sono di più facile applicazione rispetto ai provvedimenti di polizia e giudiziari che pure sono previsti. Rispondono all’idea che la sicurezza degli stadi dipenda anche dalle società che fanno soldi con il calcio. Possono funzionare. formazione. Mi associo vivamente, ed è stata l’unica pecca che mi sento di evidenziare in questi 10 anni di letture quotidiane, all’appello del ministro Costa che avete pubblicato sul Fatto domenica. La consapevolezza ambientale che purtroppo ancora manca a tantissime persone a tutti i livelli (dai politici fino ai cittadini) è fondamentale per cambiare passo. E questa consapevolezza, la si può raggiungere nel medio-lungo termine grazie alla scuola e nel breve periodo grazie a un’informazione imparziale, competente e corretta come quella del suo giornale. Ps : complimenti per l’“acquisto” di Luca Mercalli.
L’inspiegabile rimpianto dei più giovani per Bettino
Buonasera, da vostro affezionato lettore vorrei fare un commento su una delle vicende di queste settimane. Non si fa altro che parlare di Bettino Craxi in occasione del ventennale della sua morte. Giornali e
Se uno Stato, da vent’anni, affida i suoi ragazzi a insegnanti precari, che pure non ha ritenuto abili all’insegnamento, che bisogno ha di verificarne ora l’idoneità tramite un concorso beffa? Se uno Stato paga ogni anno una multa salatissima dell’Ue perché tiene in forza precari di lungo corso, perché non converte tali danari in stipendio per gli stessi, dopo averli finalmente regolarizzati? E perché non ritiene che vent’anni di supplenze annuali a termine, in classi e scuole sempre diverse, non siano di per sé un percorso sufficientemente abilitante, o quanto meno un “i nizio ” minimamente rilevante, per garantire loro una messa in ruolo? Credo che molti ne sarebbero contenti, è gente che sa mettersi in gioco. La sottoscritta, ad esempio, in cattedra su terza fascia dal 1997, a ll ’ università ci tornerebbe pure volentieri: ogni precario ha una sua storia personale, è pronto, presente e costa assai meno che allestire l’ennesimo maxi- mega- super- concorsone.