DILEMMA: SALVARE IL PIANETA O L’ECONOMIA?
Ben venga la svolta green impressa dalla risoluzione approvata dal Parlamento europeo, in accordo con la Commissione. Ma prestiamo attenzione alle parole per evitarci nuove cocenti delusioni alle prossime conferenze. Formule come “Neutralità climatica” ed “Emissioni nette zero nel 2050” non dicono nulla sul come raggiungere questo obiettivo, lasciano aperte strategie opposte e contengono un messaggio subdolo: non serve diminuire la produzione di gas climalteranti poiché troveremo un modo di neutralizzarli e bilanciarli. Quella parolina – “nette” – sottintende una scommessa al buio: riuscire a compensare le emissioni attraverso sistemi di “assorbimento”. Ma quali? Il modo più semplice ed efficiente (l’approccio Nature Based, aumentando di molto la fotosintesi) sarebbe senz’altro una gestione agroforestale mirata a massimizzare l’assorbimento del carbonio al suolo. Ma – oltre a impedire tutti gli incendi e la deforestazione in atto – sarebbe necessario fermare l’espansione dell’industria della carne, delle monocolture Ogm, dei biocarburanti. Non mi pare però che gli Stati stiano dimostrando la volontà di contenere le attività delle compagnie multinazionali del calibro di Cargill (fornitore di M cD on al d’s), JBS ( Walmart), Bunge (Nestlè). Oltre a ciò, per riuscire ad assorbire i 2/3 (forse) del gas serra servirebbe riforestare una superficie grande come gli Stati Uniti ( vedi w ww. cl im alt er anti.it/2020/01/03/le-foreste-ci-salveranno/). S’avanzano allora strane chimere uscite dai laboratori di geo-ingegneria. Si chiamano Carbon Capture and Storage. Tubi aerostatici, ventole, compressori, pozzi profondi capaci non solo di distillare e stoccare il biossido di carbonio, ma persino di riutilizzarlo. Nuove tecnologie che vengono presentate come “la frontiera dell’innovazione scientifica e della creatività imprenditoriale (…) Anidride carbonica catturata dall’atmosfera che può diventare combustibile pulito, fibre sintetiche per prodotti di consumo, materiali da costruzione futuristici (…) una grande opportunità per promuovere un’economia circolare” ( Il grande affare della CO2, CorriereInnovazione, 29.3.2019). Racconta nel suo ultimo libro Naomi Klein ( Il mondo in fiamme. Contro il capitalismo per salvare il pianeta, Feltrinelli, 2019) che una società finanziata da Bill Gate, la Stratoshield, vorrebbe sperimentare l’immissione nella stratosfera di aerosol di anidride solforosa in modo da creare una barriera che diminuisca l’insolazione sulla superficie della Terra. Un altro signore ha sparpagliato in mare limatura di ferro per aumentare la fioritura algale. Più prudentemente le strategie di decarbonizzazione dell’Europa si affidano a progetti faraonici di impianti solari a concentrazione da piazzare nel deserto del Sahara (in Tunisia e in Egitto, in attesa che la Libia si stabilizzi) e a imponenti elettrodotti sottomarini. Dopo aver estratto d a ll ’ Africa petrolio, minerali e schiavi, il colonialismo si ripresenta vestito di verde. E non va meglio con le “terre rare”, quella dozzina di elementi strategici per le loro proprietà magnetiche, catalitiche e ottiche indispensabili a far funzionare computer, pale eoliche, radar, droni, satelliti (solo gli Stati Uniti ne hanno autorizzati 12 mila per il 5G). Le usiamo noi, ma le andiamo a estrarre e raffinare in Oriente, in Africa, in Sudamerica. Per saperne di più leggi l’inchiesta di Guillaume Pitron, La guerra dei metalli rari. Il lato oscuro della transizione energetica e digitale, Luiss, 2019. Non si sa di chi avere più paura, se dei rozzi negazionisti della Coalizione fossile guidata da Trump e dagli emiri arabi, o dei raffinati cervelloni delle imprese biotech che vedono nella emergenza climatica una occasione per “giocare a fare Dio” e, molto più prosaicamente, una opportunità per far fare nuovi profitti alle loro compagnie. Al dilemma non si scappa: salvare l’economia o il pianeta.
LA SVOLTA GREEN Non si sa di chi avere più paura, se dei negazionisti guidati da Donald Trump o dei raffinati cervelloni delle imprese biotech