“Scarantino lo gestivano Boccassini e Tinebra”
Testimone Il procuratore di Catania Petralia, indagato per calunnia, al processo sul depistaggio di via D’Amelio
Indagato a Messina per calunnia e ascoltato come testimone a Caltanissetta. Anche Carmelo Petralia, oggi procuratore aggiunto a Catania, dopo la collega Anna Maria Palma, ha deciso di non avvalersi della facoltà di non rispondere ed è stato ascoltato come teste a Caltanissetta nel processo per il depistaggio di via D’Amelio.
IN UNA TELEFONATA con il falso pentito Scarantino trascritta dalla polizia giudiziaria, il pm che condusse le prime indagini sulla strage parla di “preparazione” del collaboratore farlocco in vista di una deposizione in un’aula.
Ieri ha sostenuto che “il termine ‘preparazione’è stato equivocato facilmente dai media. Semplicemente era riferito a una serie di indicazioni su come comportarsi in dibattimento che volevo dare a Scarantino. Cioè volevo indicargli una sorta di codice comportamentale che ogni buon collaboratore di giustizia deve osservare per essere efficace e per deporre in modo dignitoso”.
Petralia ha inoltre confermato di avere partecipato a un pranzo, all’hotel San Michele, nel dicembre del 1992, con il procuratore Tinebra e alcuni funzionari del Sisde, tra cui Bruno Contrada, che pochi giorni dopo sarebbe stato arrestato dalla Procura di Palermo per concorso in associazione mafiosa.
“Com’è possibile che i servizi segreti facessero indagini sulle stragi del 1992 posto che non erano ufficiali di polizia giudiziaria?”, gli ha chiesto il pm Stefano Luciani e Petralia ha risposto: “Il rapporto col Sisde lo teneva il procuratore Tinebra’’, e il suo apporto non fu il solo: “Data l’enormità di quanto successo – ha detto il teste – ci fu un concorso di contributi incredibile. Nella stanza del procuratore vidi anche esponenti dell’Fbi e del Bka tedesco. Quando vidi Bruno Contrada mi colpì invece la sua faccia, che mi evocava qualcosa di sinistro; ricordai i racconti di alcuni testimoni che avevo sentito nel corso delle indagini sulla strage di Capaci: Falcone non si fidava di lui. Poco tempo dopo seppi che era stato arrestato a Palermo”.
E alla domanda del pm Luciani: “Riferì a Tinebra la diffidenza nutrita da Falcone nei confronti di Contrada?”, Petralia ha risposto: “Non dissi nulla, ma se avessi saputo di indagini dei servizi segreti sulle stragi anche io avrei esposto delle riserve”.
IL TESTIMONE Petralia ha infine detto di essere rimasto “sorpreso” dall’apprendere, con la sentenza del Borsellino quater, che erano stati autorizzati diversi colloqui investigativi con Scarantino e Andriotta: “I due già collaboravano con la Procura – ha aggiunto – questa prima fase delle indagini fu curata da Ilda Boccassini, che godeva dell’assoluta fiducia del procuratore capo Tinebra e aveva un rapporto personale privilegiato con il dottore Arnaldo La Barbera”.
Nel processo in corso a Caltanissetta sono imputati per calunnia l'ex capo del gruppo d'indagine “Falcone
La prima fase delle indagini fu curata dalla collega che godeva dell’assoluta fiducia del procuratore capo
Borsellino”, il dottore Mario Bò ( ancora in servizio, a Trieste, ndr) e gli ispettori in pensione Fabrizio Mattei e Michele Ribaudo.