Il Fatto Quotidiano

“Scarantino lo gestivano Boccassini e Tinebra”

Testimone Il procurator­e di Catania Petralia, indagato per calunnia, al processo sul depistaggi­o di via D’Amelio

- » GIUSEPPE LO BIANCO

Indagato a Messina per calunnia e ascoltato come testimone a Caltanisse­tta. Anche Carmelo Petralia, oggi procurator­e aggiunto a Catania, dopo la collega Anna Maria Palma, ha deciso di non avvalersi della facoltà di non rispondere ed è stato ascoltato come teste a Caltanisse­tta nel processo per il depistaggi­o di via D’Amelio.

IN UNA TELEFONATA con il falso pentito Scarantino trascritta dalla polizia giudiziari­a, il pm che condusse le prime indagini sulla strage parla di “preparazio­ne” del collaborat­ore farlocco in vista di una deposizion­e in un’aula.

Ieri ha sostenuto che “il termine ‘preparazio­ne’è stato equivocato facilmente dai media. Sempliceme­nte era riferito a una serie di indicazion­i su come comportars­i in dibattimen­to che volevo dare a Scarantino. Cioè volevo indicargli una sorta di codice comportame­ntale che ogni buon collaborat­ore di giustizia deve osservare per essere efficace e per deporre in modo dignitoso”.

Petralia ha inoltre confermato di avere partecipat­o a un pranzo, all’hotel San Michele, nel dicembre del 1992, con il procurator­e Tinebra e alcuni funzionari del Sisde, tra cui Bruno Contrada, che pochi giorni dopo sarebbe stato arrestato dalla Procura di Palermo per concorso in associazio­ne mafiosa.

“Com’è possibile che i servizi segreti facessero indagini sulle stragi del 1992 posto che non erano ufficiali di polizia giudiziari­a?”, gli ha chiesto il pm Stefano Luciani e Petralia ha risposto: “Il rapporto col Sisde lo teneva il procurator­e Tinebra’’, e il suo apporto non fu il solo: “Data l’enormità di quanto successo – ha detto il teste – ci fu un concorso di contributi incredibil­e. Nella stanza del procurator­e vidi anche esponenti dell’Fbi e del Bka tedesco. Quando vidi Bruno Contrada mi colpì invece la sua faccia, che mi evocava qualcosa di sinistro; ricordai i racconti di alcuni testimoni che avevo sentito nel corso delle indagini sulla strage di Capaci: Falcone non si fidava di lui. Poco tempo dopo seppi che era stato arrestato a Palermo”.

E alla domanda del pm Luciani: “Riferì a Tinebra la diffidenza nutrita da Falcone nei confronti di Contrada?”, Petralia ha risposto: “Non dissi nulla, ma se avessi saputo di indagini dei servizi segreti sulle stragi anche io avrei esposto delle riserve”.

IL TESTIMONE Petralia ha infine detto di essere rimasto “sorpreso” dall’apprendere, con la sentenza del Borsellino quater, che erano stati autorizzat­i diversi colloqui investigat­ivi con Scarantino e Andriotta: “I due già collaborav­ano con la Procura – ha aggiunto – questa prima fase delle indagini fu curata da Ilda Boccassini, che godeva dell’assoluta fiducia del procurator­e capo Tinebra e aveva un rapporto personale privilegia­to con il dottore Arnaldo La Barbera”.

Nel processo in corso a Caltanisse­tta sono imputati per calunnia l'ex capo del gruppo d'indagine “Falcone

La prima fase delle indagini fu curata dalla collega che godeva dell’assoluta fiducia del procurator­e capo

Borsellino”, il dottore Mario Bò ( ancora in servizio, a Trieste, ndr) e gli ispettori in pensione Fabrizio Mattei e Michele Ribaudo.

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Ansa Le telefonate Carmelo Petralia, indagato a Messina per calunnia, insieme alla collega Anna Maria Palma

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