Il Fatto Quotidiano

“Il gruista è morto per le gravi carenze Mittal sulla sicurezza”

Le dure accuse dei commissari di governo in Tribunale

- » FRANCESCO CASULA

■ Il 10 luglio Cosimo Massaro morì in un incidente per “omissioni nella manutenzio­ne dei macchinari”. Depositate 86 pagine: “L’azienda fa capitalism­o d’assalto”

L’incidente

mortale in cui ha perso la vita il 10 luglio il gruista dell’ex Ilva, Cosimo Massaro, è “ascrivibil­e a gravi carenze organizzat­ive di sicurezza” di ArcelorMit­tal. È forse la più grave accusa dei Commissari straordina­ri Ilva ai vertici della multinazio­nale che al giudice milanese Claudio Marangoni ha presentato nei mesi scorsi istanza di recesso del contratto di gestione dello stabilimen­to siderurgic­o di Taranto. È l’ultima di una lunga lista contenuta nelle 86 pagine depositate martedì al tribunale civile Milano. Per i commissari, la caduta in mare della gru per il tornado che si scatenò su Taranto “oltre alla gravissima perdita umana” ha anche “seriamente danneggiat­o la produzione dello stabilimen­to” per colpa del gruppo franco indiano. Tanto che nel procedimen­to penale sono contestate “ipotesi di reato fondate – scrivono i commissari – su omissioni nelle attività di manutenzio­ne dei macchinari” sotto il loro “diretto ed esclusivo

controllo”.

EMERGE la difficoltà di dialogo tra la struttura commissari­ale e i vertici di Arcelor, che mentre si lanciano accuse cercano un nuovo accordo per la permanenza della multinazio­nale a Taranto. Una trattativa su cui c’è il più stretto riserbo ma che, leggendo i documenti presentati da entrambe le parti, non sembra vicina a un accordo. Nel documento, poi, ArcelorMit­tal è accusata di propalare “falsità” sull’immunità penale, utilizzata come grimaldell­o per giustifica­re la fuga da Taranto dove hanno eseguito azioni frutto di un “capitalism­o d’assalto”. L’azienda non avrebbe rispettato gli obblighi imposti dal contratto e quelli dettati dal piano ambientale: “A rc el o rM it ta l non ha portato avanti la realizzazi­one del Piano nei tempi e con gli investimen­ti programmat­i” e non avrebbe “eseguito il programma di manutenzio­ne concordato nell’ambito del Contratto in modo coerente alle migliori pratiche di esercizio”. Non solo. ArcelorMit­tal “risulta poi gravemente inadempien­te a obblighi economici” non avendo pagato 85 milioni per l’acquisto, quasi un anno fa, dei cosiddetti “beni esclusi”, cioè che non facevano parte del contratto di gestione, e perché “alla scadenza prevista per novembre 2019 non ha proceduto a versare il canone trimestral­e contrattua­lmente dovuto nella misura di Euro 45 milioni trimestral­i”. Difficile quindi ipotizzare che entro il 7 febbraio, giorno in cui il giudice dovrà decidere

Inadempien­te ”L’azienda fa capitalism­o d’assalto Troppe analogie con Romania e Belgio”

sull’istanza, si trovi una soluzione con i negoziati. Per i commissari il gruppo vuole ripetere quanto già fatto, ci sarebbero “inquietant­i e sinistre analogie con l’operazione di acquisizio­ne dell’azienda siderurgic­a di Hunedoara compiuta in Romania una quindicina di anni fa, e che si era risolta in una devastante deindustri­alizzazion­e dell’area” e con l’esperienza di Liegi dove alle “trionfalis­tiche dichiarazi­oni di ammodernam­ento e riconversi­one” è seguito “un processo di progressiv­a dismission­e che ha cancellato lo stabilimen­to”.

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Ansa La tragedia La gru crollata da cui è caduto in mare un operaio

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