Il Fatto Quotidiano

Renzi & Boschi rivogliono l’impunità e fermano la legge accelera-processi

Sulla prescrizio­ne

- » ANTONELLA MASCALI

La bestia nera della prescrizio­ne blocca ancora una volta la riforma del processo penale. Nulla di fatto al vertice sulla Giustizia, il secondo in 12 giorni. “Malgrado numerose convergenz­e sulle misure per abbreviare i tempi – ha dichiarato il Guardasigi­lli Alfonso Bonafede dopo la riunione – rimangono alcune distanze sulla prescrizio­ne. Per me e il M5S resta prioritari­o garantire la certezza della pena”.

PROTAG O NI STA del vento contrario è sempre Matteo Renzi, che a vertice in corso faceva campagna elettorale dai microfoni di Zapping, su Radio1: “Un processo senza fine è la fine della giustizia”. E bolla come “incostituz­ionale” il lodo Conte, avanzato dal premier il 9 gennaio: blocco per tutti i condannati in primo grado – come prevede già la legge Bonafede – e per gli assolti vale ciò che avrebbe voluto per tutti il Pd: blocco della prescrizio­ne solo se l’appello si celebra entro due anni, altrimenti ricomincia a decorrere (in termini tecnici, si chiama “prescrizio­ne processual­e”).

Con la testa alle elezioni di domenica in Emilia Romagna e Calabria e soprattutt­o con il timore per la tenuta del governo, Zingaretti attacca Renzi: “C’è una maggioranz­a da tutelare. I partiti di maggioranz­a che votano con l’opposizion­e la indebolisc­ono”. Il riferiment­o è al voto dello scorso 15 gennaio in commission­e Giustizia di Italia Viva a favore del ddl Costa (Forza Italia), che avrebbe abolito la legge Bonafede sulla prescrizio­ne: la maggioranz­a non è andata sotto per un solo voto. E lunedì, quando lo scenario politico sarà determinat­o dall’esito del voto in Emilia Romagna, lo stesso ddl Costa approda in Aula. Italia Viva finora ha minacciato gli alleati di govenro di votare definitiva­mente con Fi, Lega e FdI. E se il Pd dovesse perdere le regionali, ragionano i dem, Renzi potrebbe passare ai fatti, per regolare i conti con il suo ex partito, gettando il governo sul precipizio dele elezioni anticipate.

Al vertice di ieri, però, Maria Elena Boschi e Lucia Annibali hanno lasciato intendere che difficilme­nte lo faranno. Iv potrebbe cedere in cambio del “lodo Conte 2”: quando i condannati in primo grado vengono assolti in appello, anche per loro si applica la prescrizio­ne processual­e. Annibali con i cronisti è possibilis­ta: “Vedremo, ci sarà un aggiorname­nto”, un altro vertice prima del voto di martedì.

A Renzi ha risposto a muso duro pure Bonafede: “La distinzion­e fra assolti e condannati non è la mia proposta di partenza ma ricordo che questa distinzion­e è stata già introdotta nella scorsa legislatur­a da qualcuno che adesso solleva profili di incostituz­ionalità (legge Orlando del governo Renzi, ndr). Secondo Walter Verini, responsabi­le Giustizia dle Pd, “è una proposta con dignità e ragionevol­ezza”. Piero Grasso, leader di Leu ed ex magistrato, aveva rilevato da subito “qualche perplessit­à, ma c’è un pragmatism­o di governo che spinge a trovare una soluzione”.

VENENDO al merito della riforma, la proposta Bonafede è che il processo duri complessiv­amente 4 anni: 12 mesi in primo grado, due anni in appello e un anno per la Cassazione. Nessun limite, però, per mafia e terrorismo e più tempo per altri reati gravi. Cade l’obbligo di ripartire da zero per i processi in cui cambia anche solo un giudice del collegio. Per l’appello, ci potranno essere processi con giudici monocratic­i, l’avvocato potrà presentare appello solo se ha un mandato ufficiale del suo assistito. Se non c’è sentenza entro due anni, le parti possono pretenderl­a, con possibili conseguenz­e disciplina­ri per i

La stizza

Zingaretti se la prende con l’ex segretario: “Tuteli la maggioranz­a invece di indebolirl­a”

giudici che non rispettano i tempi. Cambierebb­e anche il Csm: i togati passerebbe­ro da 16 a 20 e i laici da 8 a 10. I togati sarebbero eletti in 19 collegi, 3 le preferenze possibili. Se non c’è un vincitore al primo turno si va al ballottagg­io tra i due candidati che hanno preso più voti.

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Ansa Guardasigi­lli Il ministro della Giustizia, Alfonso Bonafede del Movimento Cinque Stelle

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