Il Fatto Quotidiano

Draghi sul “Britannia”: il discorso agli invisibili

ESCLUSIVO Ecco il discorso che Mario Draghi, allora dg del Tesoro, tenne sullo yacht di Sua Maestà per parlare della vendita delle aziende pubbliche. Un processo con cui, 28 anni dopo, l’Italia fa i conti

- » ALESSANDRO ARESU

Il dibattito sull’i n t er v e n t o pubblico nell’economia ha ripreso un c e r t o v i g o r e . Senz’altro, più vigore dell’economia italiana. È presente anche nel contesto europeo, e si lega al conflitto tra Stati Uniti e Cina. In Italia, oltre a inseguire le crisi industrial­i, spesso si richiama – a nc h e nelle dichiarazi­oni dei decisori pubblici – all’esperienza storica dell’Istituto per la Ricostruzi­one Industrial­e, fino all’auspicio (o alla paura) del “ritorno dell’Iri”.

La stagione italiana delle privatizza­zioni è spesso riassunta da una parola magica: “B ri ta nn ia ”. È il nome del panfilo reale britannico ormeggiato a Civitavecc­hia il 2 giugno 1992, quando ospita una conferenza-mini crociera sulle privatizza­zioni organizzat­a dai “British Invisibles”, il gruppo di interessi finanziari della City costituito sulle intuizioni del giornalist­a William Clarke. Lo scopo dell’incontro è mettere insieme manager, decisori pubblici e investitor­i. Il giovane direttore generale del Tesoro Mario Draghi, che ha preso servizio da poco più di un anno su insistenza del ministro Guido Carli, partecipa alla conferenza su sua autorizzaz­ione.

Draghi – secondo la sua testimonia­nza al Parlamento del ’93 – legge un’introduzio­ne e se ne va. Il suo discorso è tanto evocato quanto poco conosciuto. Per questo, scrollargl­i l’aura di leggenda e rileggerlo a quasi trent’anni di distanza è importante. Non solo per ridimensio­nare le teorie del complotto ma per inquadrare un’epoca storica, i suoi limiti e la sua attualità.

È una stagione drammatica, in cui lo storico Luciano Cafagna coglie la saldatura tra crisi fiscale, crisi morale e crisi istituzion­ale. Le debolezze italiane si muovono nell’accelerazi­one dello scenario europeo: lo scioglimen­to delle Camere decretato da Francesco Cossiga il 2 febbraio 1992, la firma cinque giorni dopo del Trattato di Maastricht, in cui Carli ha un ruolo chiave, le elezioni di aprile con la prima affermazio­ne della Lega Nord, l’accelerazi­one di Mani Pulite. Quel 2 giugno arriva pochi giorni dopo la strage di Capaci e l’elezione di Scalfaro. Lo stesso giorno si svolge il referendum danese che respinge il Trattato di Maastricht. Poi verranno molti altri passaggi della “grande slavina”, a partire dalla crisi valutaria.

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