TELEFONINI, LA NOSTRA SALUTE È IN PERICOLO
Molti gli esperti che si sono pronunciati sulla “s tori ca” s entenza del caso Romeo, il cui neurinoma del nervo acustico è stato provocato dal prolungato uso del telefonino. Diciamo subito che, personalmente, la condivido al cento per cento. Con quali motivazioni? Su questo giornale ho scritto sui tumori occupazionali, ad esempio lo scorso 26 settembre. Al di là dei numeri (sette-ottomila decessi all’anno stimati), in quel pezzo si accennava alle importantissime ricerche scientifiche che stanno alla base dell’analisi delle cause dei tumori e, quindi, anche dei tumori occupazionali.
QUANDO SI PARLAdi tumori occupazionali si parla di morti (massimo danno) causati, o concausati, da esposizioni nocive occupazionali. Ma si parla anche di tanti lavoratori che, anche sopravvivendo alla lesione tumorale (come il signor Romeo), si ritrovano con l’esistenza stravolta dalla malattia (danno esistenziale). La stima di questi ultimi è di circa diciottomila lavoratori all’anno. Perché, dunque, la “sentenza Romeo” è importante? Per il fatto che crea un importantissimo precedente medico, legale, occupazionale.
Primo: in senso strettamente procedurale e di qualità della Consulenza tecnica d’ufficio (Ctu), concretizza il principio, inserito nel Codice etico e deontologico dei medici, della necessità che la Ctu sia effettuata collegialmente dal medico legale (la dottoressa Carolina Marino), affiancato dallo specialista nella materia specifica (il dottor Angelo D’Errico, medico del lavoro ed epidemiologo occupazionale).
Precedente importante: il magistrato (che era e rimane peritus peritorum) fa un ragionamento di giustizia basato sul parere tecnico multidisciplinare di esperti che ragionano in collegio tecnico, indicando – il medico legale – l’entità del danno ed effettuando – il medico del lavoro – una completa e corretta analisi della letteratura specialistica e della esposizione a rischio occupazionale. Inoltre gli esperti devono essere inattaccabili sul versante del conflitto d’interessi, particolare non trascurabile quando si toccano determinati interessi economici.
Secondo: mette a nudo, sul versante della metodologia scientifica, la notevole capacità di alcuni “esperti” di manipolare gli studi epidemiologici, facendo passare come “fondamentali” agli occhi del profano (tale è il magistrato, pur essendo, per ordinamento, peritus peritoru m) determinati studi (vedi Interphone, finanziato, non a caso, dalle compagnie telefoniche), che, se letti con la giusta lente, si rivelano patacche.
Benedetto Terracini, maestro epidemiologo torinese di fama mondiale, ci ha insegnato che il mestiere dell’epidemiologo sta, anche, nello scoprire i “fattori di distorsione” presenti negli studi epidemiologici dei colleghi, in particolare quando ci sono “conflitti d’interessi”.
TERZO: sancisce che, parlando di nesso tra causa ed effetto in salute occupazionale, conta sostanzialmente la corretta e documentata analisi delle effettive condizioni lavorative, dell’intensità ragionevolmente plausibile e della durata effettiva dell’esposizione alla noxa patogena occupazionale. Un concetto, questo, che non è “riduzionista e organicista” – cioè non si riduce alla comprensione “scientifica” delle cause microscopiche e genetiche della lesione e a un solo particolare organo –, ma “olistico ed epigenetico”, cioè riguarda la persona intera calata nel suo particolare ambiente lavorativo, e non può prescindere dal fatto che il genoma, cioè il dna di ognuno reagisce all’ambiente di lavoro (cioè a uno “stress”), slatentizzando determinate porzioni per adattarsi a quel particolare ambiente. Non a caso i topolini degli studi indipendenti, esposti a emissioni da cellulare su tutto il corpo, sviluppano diversi tipi di tumori in varie parti del corpo. Provate a pensare alle decine migliaia di fonti di inquinamento elettromagnetico (le antenne e i satelliti) in cui saremo immersi con il 5G prossimo venturo. E immaginate di essere topolini. Carino, no?
* Medico del lavoro, Torino