Il Fatto Quotidiano

#digiunoper­salvini: boom di adesioni (però dopo colazione)

- » ALESSANDRO ROBECCHI

Allacciate le cinture di sicurezza e indossata una scomoda ma efficace tuta anti- cazzate, ho intrapreso il tempestoso viaggio nel delirio salviniano del rush finale della battaglia per l’Emilia Romagna. Mi trovo in difficoltà, devo ammetterlo: passare così senza paracadute da Silvio Pellico a Gandhi, a Mandela, e tornare a Salvini, fa un certo effetto. Spararsi in un piede per provare la pistola non è da tutti, così come votare per farsi processare e poi autoincoro­narsi patriota perseguita­to perché (forse) ti processano su tua richiesta.

LA MODALITÀ, insomma, è il testacoda un po’ condito di melodramma, con il solito tocco di vittimismo aggressivo e conseguent­e chiamata alle armi del “p o po l o ”. Gli avvocati del Regno si metteranno a migliaia a difenderlo, dicono i suoi, e lui tuona di preparare tribunali molto grandi perché insieme a lui si processano “gli italiani”. Insomma c’è tutto e il contrario di tutto: il capopopolo arrogante e volitivo, accanto al lamento della vittima (a Milano si dice “fare il piangina”).

Però confesso: sono rimasto incantato davanti alla pagina web del #digiunoper­salvinisu cui centinaia di adepti della Setta accolgono l’invito a non mangiare per un giorno intero per sostenere il Nelson Mandela degli ultras del Milan, già ministro dell’Interno, premier in pectore, eccetera eccetera. Sono tanti, i misteri dell’Universo, e uno di questi è cosa spinga Anna C. da Giugliano in Campania, o Jessica B. da Milano, o Gabriele V. da Rapallo, ad aderire a un simile appello: “Matteo Salvini rischia la galera per aver difeso la Patria! Io sto con lui e digiunerò per un giorno in segno di solidariet­à”. C’è una piccola vertigine, e per vari motivi. Il primo è che Salvini non rischia la galera e non ha salvato la Patria; il secondo è vedere gli adoratori del baciatore di caciotte e capocolli costringer­si al digiuno (boom di adesioni, va detto, dopo colazione). Un sacrificio, tra l’altro, particolar­mente doloroso per chi si riconosce nei veri valori che Salvini usa declamare dal palco dei suoi comizi: “La mamma, il papà, il Natale e il Parmigiano”. Lui, intanto, si fotografa in mezzo ai salami e scrive: “Stasera cena sostanzios­a, domani io digiuno”. Non è da tutti mobilitare “il popolo” prendendol­o per il culo così.

Va bene, la propaganda disinterme­diata di questi tempi non deve stupirci, però resta il fatto che così tanta propaganda, così scoperta, e di segni così opposti ( la vittima e il condottier­o, Silvio Pellico ma anche il digiunator­e, il voto leghista a favore processo e le piazze leghiste contrarie al processo esibite nei tweet) è sorprenden­te. Si aggiunga la narrazione piuttosto esilarante di un’Emilia- Romagna messa peggio del Burkina Faso, che bisogna “l ib e ra r e ”. Insomma, io non ho niente contro Anna C. da Giugliano in Campania, o Jessica B. da Milano, o Gabriele V. da Rapallo che digiunano per solidariet­à con Salvini, sono un po’, scusate il francesism­o, cazzi loro. Però mi chiedo se dimostrino la stessa garrula boccalonag­gine, lo stesso convinto e tignoso “cascarci come un pollo” al momento dell’acquisto, che so, di un frullatore, o della macchina nuova, o di un qualsiasi bene di consumo.

NEL QUAL CASO, temo, il Paese è messo addirittur­a un po’ peggio di come ce lo immaginiam­o. Il tutto mentre si lanciano allarmi e anatemi (inascoltat­i, inutili) contro l’assoluta preminenza del salvinismo in tivù, su tutte le reti, in tutti i programmi, spesso blandito e riverito, trattato come se fosse davvero un eroe del Risorgimen­to appena tornato dallo Spielberg (che per Salvini è il regista di E.T.) dove era stato ingiustame­nte carcerato (?) per aver “difeso l’Italia” (?). Una commedia dell’assurdo che contiene ogni vizio, ogni trucco maldestro e ogni falsità, nemmeno mascherati, ma esibiti senza veli, anzi dichiarati e rivendicat­i, in un paese in cui essere senza vergogna sembra un vantaggio decisivo.

CONTRADDIZ­IONI La vittima e il condottier­o, Silvio Pellico e l’affamato, il voto leghista a favore del processo e le piazze leghiste contrarie esibite nei tweet

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