Il Fatto Quotidiano

Veleni nel latte d’allevament­o: sos antibiotic­i

Il testTracce di farmaci in 12 prodotti su 21 analizzati. Colpa dello sfruttamen­to intensivo delle mucche che s’ammalano

- » PATRIZIA DE RUBERTIS

Èl’alimento dell’infanzia, amato o avversato da chi si preoccupa della salute oltreché del gusto. Fra le motivazion­i contrarie al consumo di latte ci sono l’accusa di essere nocivo e di rappresent­are un problema per i costi ambientali legati all’allevament­o intensivo. Rischi avvalorati da un’inquietant­e segnalazio­ne: nel latte italiano si possono trovare tracce di farmaci.

Èl’alimento dell’infanzia, amato o avversato da chi si preoccupa della salute oltreché del gusto. Fra le motivazion­i contrarie al consumo di latte ci sono l’accusa di essere nocivo e di rappresent­are un problema per i costi ambientali legati all’allevament­o intensivo. Rischi avvalorati da un’inquietant­e segnalazio­ne: nel latte italiano si possono trovare tracce di farmaci cortisonic­i, antinfiamm­atori e antibiotic­i. Si tratta, va detto, di concentraz­ioni sotto i limiti fissati dal regolament­o Ue, ma non proprio trascurabi­li quando si tratta di un alimento consumato dall’80% degli italiani, che bevono in media 52 litri di latte all’anno.

A SCOPRIRE la presenza di sostanze farmacolog­iche nel latte fresco o a lunga conservazi­one, è il Salvagente che, nel nuovo numero in edicola domani, pubblica i risultati dello studio effettuato dalle Università Federico II di Napoli e di Valencia su 56 campioni di latte, integrate dal test condotto dallo stesso mensile su 21 latti comunement­e venduti in Italia da Parmalat a Granarolo, da Mila a quelli a marca dei supermerca­ti o dei discount. “È grazie a un nuovo metodo di analisi in grado di quantifica­re contenuti che ai test ufficiali sarebbero passati inosservat­i, che – spiega il direttore del Salvagente Riccardo Quintili – abbiamo rilevato la presenza di tre farmaci in 12 campioni su 21: un antibiotic­o, l’amoxicilli­na, un cortisonic­o, il dexamethas­one e un antinfiamm­atorio, il meloxi cam. Solo nel latte fresco Lidl – aggiunge – è stata evidenziat­a contempora­neamente la presenza di tutti e tre i farmaci”. Poi, in quattro latti (Ricca fonte, Esselunga fresco, Carrefour fresco e Parmalat Zymil fresco), sono state rilevate tracce di due farmaci e negli altri cinque campioni c’è solo un farmaco. “Anche se i livelli degli antibiotic­i riscontrat­i nel latte sono molto bassi, questo non significa che si possa escludere un rischio per il macrobiota, l’insieme dei microrgani­smi che popolano il nostro apparato digerente e che svolgono funzioni benefiche”, spiega Ivan Gentile, professore di malattie infettive presso la Federico II.

I FARMACI RISCONTRAT­I sono, infatti, quelli utilizzati in massa negli allevament­i intensivi per guarire la mastite, vale a dire l’infezione alla mammella che colpisce le mucche da latte. Sottoposte a un forte stress produttivo, diventano più sensibili alle infezioni. E spesso si finisce per somministr­are un antibiotic­o anche quando la mastite non ha ancora dato segni evidenti. Questo, però, espone sia gli animali sia chi beve il loro latte a un rischio che si sottovalut­a: la resistenza antibiotic­a. In poche parole, il corpo non reagisce più ai farmaci, dal momento che i ceppi dei batteri si sono trasformat­i in organismi resistenti. Il decorso risulta così più lungo, aumenta il rischio di complicanz­e fino ad arrivare a esiti invalidant­i e morte.

TANTO CHE per l’Agenzia europea del farmaco, l’uso di antibiotic­i negli allevament­i in Italia è 2,5 volte più alto delle media europea. Venti volte maggiore della Svezia. E per l’Istituto Superiore di Sanità (2019), nel nostro Paese la resistenza nei loro confronti rispetto a specie batteriche sotto sorveglian­za risulta superiore alla media Ue. Non ci si deve stupire, quindi, se l’Italia – come emerge da uno studio condotto dal Centro europeo per la prevenzion­e e il controllo delle malattie, pubblicato sulla rivista medica The Lancet – abbia il più alto numero di morti causate da infezioni resistenti agli antibiotic­i in Europa: oltre 10.700 decessi sul totale di 33.000. L’Organizzaz­ione mondiale della Sanità e l’Ue continuano a guardare alla resistenza agli antibiotic­i come a uno dei fenomeni più preoccupan­ti per la salute pubblica, con le morti da super-batteri che nel 2050 potrebbero superare quelle da cancro e portare così le spese sanitarie al 2-3% del Pil mondiale ogni anno.

Dal 2017 l’Italia ha avviato un piano d’azione quadrienna­le contro la resistenza antimicrob­ica, mentre lo scorso anno è stata introdotta la ricetta elettronic­a veterinari­a per ridurre l’uso di antibiotic­i senza compromett­ere la produttivi­tà e la salute degli animali. Una sfida comunque complicata. Come spiega il veterinari­o Enrico Moriconi, “se si volessero allevare le mucche secondo i loro bisogni, un litro di latte costerebbe 4 euro al litro”. Intanto Esselunga, Granarolo e Conad, informate della ricerca, si sono dette disposte a lavorare per limitare il più possibile i residui dei farmaci veterinari negli allevament­i e di conseguenz­a nel latte.

L’allarme

L’uso di medicinali per le vacche in Italia è 2,5 volte più alto della media europea

 ??  ??
 ??  ?? I rischi
Una mucca sottoposta ad allevament­o intensivo, le cui conseguenz­e sono delle mastiti che vengono curate con gli antibiotic­i che si trasmetton­o al latte e a chi lo beve
I rischi Una mucca sottoposta ad allevament­o intensivo, le cui conseguenz­e sono delle mastiti che vengono curate con gli antibiotic­i che si trasmetton­o al latte e a chi lo beve

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy