Il Fatto Quotidiano

Sentenza Sai: così Craxi danneggiò l’Eni per favorire Ligresti (che pagò)

“San Bettino martire” La ricostruzi­one dell’accordo per far gestire dalla Sai – allora del finanziere – tutti gli assetti assicurati­vi dei 140mila dipendenti dell’Ente

- BARBACETTO

Con il suo consueto stile squisito, nella scrittura come nella vita, il giudice Renato Caccamo, melomane e grande musicofilo, scrive di suo pugno le motivazion­i della sentenza d’appello Eni-Sai che condanna Bettino Craxi a 5 anni e 6 mesi per corruzione. Della sentenza di primo grado, “monumental­e” tanto da incutere “rispetto e soggezione”, Caccamo dice che “il lettore, colto da sindrome stendhalia­na, sgomento si perde nei rigogliosi rivoli”. Riportati, in appello, alla loro “struttura essenziale”.

La vicenda, scoperta dal pm Fabio De Pasquale, riguarda un accordo per far gestire dalla Sai, compagnia allora di Salvatore Ligresti, tutti gli assetti assicurati­vi dei 140 mila dipendenti dell’Eni, attraverso una joint-venture tra Sai, Eni e Salomon Brothers. A guadagnarc­i era solo Ligresti, grande amico personale di Craxi e del Psi. A perderci l’Eni, che però aveva al suo vertice Gabriele Cagliari, un manager scelto dal vicesegret­ario del Psi Claudio Martelli. Dunque l’affare si fa. Ma naturalmen­te scorrono fiumi di tangenti, che servono a oliare i meccanismi. Le intascano i partiti, i mediatori, i manager Eni. Promessi 3 miliardi di lire da dividere tra Psi e Dc, ma la cifra totale era molto più alta, se si pensa che Ligresti “sborsò a Molino, senza nulla ricevere in cambio, ben 17 miliardi” e altri 7 “si era impegnato a versare sotto certe condizioni...”.

IL REGISTA dell’operazione, scrive il giudice Caccamo, era “Craxi Benedetto, all’epoca segretario politico del Psi”. Come? “Approvando le intese ed esercitand­o la propria influenza sul presidente dell’Eni, Gabriele Cagliari”. Questi e i suoi collaborat­ori approvano l’intesa (non vantaggios­a per la compagnia) “nella piena conoscenza di consentire in tal modo il versamento di illeciti ‘contributi’ al Psi e e alla Dc”.

La sentenza dedica lunghe pagine a spiegare come “Craxi non avesse mai smesso di occuparsi in prima persona di tutto ciò che riguardass­e le necessità economiche del Psi nonostante gli impegni derivantig­li dalle alte cariche nazionali e internazio­nali rivestite nel decennio 1983-93”. Lo confermano “persone di fiducia sue e del partito quali Larini e Ferranti”. Silvano Larini è un amico di Craxi “da lui incaricato nel 1987 di occuparsi della consegna delle tangenti Mm, che porta invia ordinaria le somme nell’ufficio di Piazza Duomo 19 dove solo in parte venivano ritirate dal segretario amministra­tivo Vincenzo Balza mo ”. Enrico Ferranti è il direttore finanziar iodi Eni. Ai vertici della compagnia fino al 1989 c’era il socialista Franco Reviglio. Ma Craxi – racconta Larini – “si era spesso lamentato con lui della esiguità dei finanziame­nti illeciti sotto la gestione Reviglio”. Ecco che Martelli, nel 1989 vicepresid­ente del Consiglio, caccia Reviglio e impone come presidente dell’Eni Cagliari, la cui nomina era “da riferire a una maggiore ‘disponibil­ità’”. Cagliari si mostra infatti subito disponibil­e anche al grande accordo con Ligresti. In verità, “nel settore assicurati­vo il referente diretto di Craxi” era Gianfranco Troielli, agente dell’Ina Assitalia e titolare della agenzia di Milano, la più grande d’Europa, che era anche “amico personale di Bettino Craxi da quando Craxi aveva i pantaloni alla zuava”, racconta Larini. A chi concedere allora il ricco boccone? A Sai o a Ina? A Ligresti o a Troielli? Cagliari racconta (poco prima di togliersi la vita il 20 luglio 1993) che “Craxi era stato investito – come autorevole arbitro – del compito di risolvere la questione e aveva dato un’ indicazion­e di favore a un’intesa tra tutti e tre i partner ”. Ma“finì che non si misero d’accordo”. Allora Craxi dà “il suo assenso all’accordo corr ut ti vo ” tra Cagliari e Ligresti. Per chiuderlo, però, bisogna coinvolger­e anche la Dc: il segretario amministra­tivo Severino Citaristi indica come mediatore Aldo Molino. Ligresti lo descrive “come un maneggione ”, ma deve accettarlo e pagarlo. Intanto Ferranti versa sul conto svizzero Trend Set di Cagliari 600 milioni giratigli da Molino. Entra in partita anche Sergio Cusani, altro cassiere informale di Craxi. Racconta Molino: “Fui riconvocat­o da Cusani il quale con determinaz­ione e crudezza mi chiese cosa c’era per lui e per il partito... Mi chiese 3 miliardi di lire”. Il giudice Caccamo conclude che “può ritenersi pienamente provato che Craxi, nonostante gli impegni politici e di governo, si occupava in prima persona delle ‘operazioni’ concernent­i il finanziame­nto del partito, quanto meno quelle di grande rilievo, quali la joint-venture Eni-Sai. E che nell’ottica di questi ‘approvvigi­onamenti’, debbano trovare collocazio­ne i suoi stretti rapporti, talora anche di amicizia, con disinvolti imprendito­ri, faccendier­i e uomini di partito sistemati ai vertici di enti pubblici economici, quali Ligresti, Troielli, Cagliari”. Pene confermate in appello, dunque. Anche a Craxi, senza attenuanti generiche: “L’appellante non appare meritevole, in consideraz­ione della gravità della condotta criminosa e in particolar­e del discredito che, data la sua eminente e vistosa posizione nella classe politica dirigente, dalla condotta è derivata alla classe politica stessa, alla pubblica amministra­zione e alla classe imprendito­riale”.

Tangenti L’affare era pessimo, ma al vertice Eni c’era Gabriele Cagliari, scelto da Claudio Martelli

IL GIUDICE RENATO CACCAMO/1

Craxi, nonostante gli impegni politici e di governo, si occupava in prima persona delle ‘operazioni’ di finanziame­nto del partito

IL GIUDICE RENATO CACCAMO/2

L’appellante non appare meritevole, in consideraz­ione della gravità della condotta e del discredito che, data la sua posizione, ha causato alla politica

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Bettino Craxi, ex segretario del Psi deceduto nel 2000. Sotto, Salvatore Ligresti
LaPresse Ex premier Bettino Craxi, ex segretario del Psi deceduto nel 2000. Sotto, Salvatore Ligresti
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