Il Fatto Quotidiano

Il silenzio di Grillo: il Garante sapeva dell’addio, ma non ha fermato Luigi

Nelle ultime ore alcune telefonate tra i due. Però resta la distanza

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Fino a sabato scorso, raccontano, non si sono neppure sentiti. Neppure un messaggio tra Luigi Di Maio e Beppe Grillo, tra l’ex giovane leader e il Garante che delle sue dimissioni sapeva, e da parecchio. Ma che non ha detto o fatto nulla per dissuaderl­o, niente di concreto. “Qualcosa nelle ultime ore Beppe gli ha detto” sussurra un dimaiano, senza crederci.

PERCHÉ LA VERITÀè che Grillo ha lasciato che Di Maio facesse la sua scelta. Consapevol­e che la distanza sulla rotta politica tra lui e il ministro si era fatta oceano. E che i gruppi parlamenta­ri erano (e sono) un arcipelago di gruppetti, uniti dal non rispondere più al vertice. Così in questi due giorni ha sentito il capo dimissiona­rio, più volte. Ma non lo ha implorato di ripensarci. Piuttosto ha tranquilli­zzato qualche veterano. A cui ha fornito la sua lettura: “Andremo avanti con più forza di prima”. Perché l’addio di

Di Maio è uno schiaffo che serviva secondo il fondatore. Però

Grillo è ormai un enorme punto int erro gati vo, per molti. “Beppe non l’ho chiamato e non voglio chiamarlo” morde un big in tarda serata. Sospettoso, come altri maggiorent­i. Perché il tacere pubblico di Grillo è il segno di una lontananza con l’ormai ex capo politico, ma nel contempo agita i tanti lieti del passo indietro. Già timorosi del dopo. Tanto da temere che quello del Garante sia un silenzio- assenso, alle mosse degli altri, quelle di Di Maio e di Casaleggio, un asse che il discorso di ieri del ministro sembra descrivere come più forte che mai. Lo conferma lo stesso erede di Gianrobert­o, con un post quasi emotivo: “La maggior parte delle persone sa che quando era ora di metterci la faccia o rimetterci le ore di sonno Luigi è sempre stato in prima linea anche su scelte che non condividev­a, sa che per ogni parola di attacco a lui ce ne sarebbero volute altre dieci di elogio”.

LA CERTEZZAè che Grillo non vuole tornare a gestire in prima persona, non ha la voglia di rimettersi dentro la trincea a separare i buoni dai cattivi. E che punta, forte, su Conte e su un futuro del M5S nel centrosini­stra. Lì sta il cuore della frattura politica con Di Maio, con cui non si sono mai adorati. E l’insistere del ministro sulla cravatta che piaceva “a

Il messaggio “Ora ripartirem­o con più forza”, ha detto il fondatore ad alcuni veterani. Ma fioccano sospetti

Gianrobert­o Casaleggio” è un altro indizio della distanza. Perché a Grillo piace il Roberto Fico che la cravatta se l’è imposta solo da presidente della Camera, e dietro a certi dettagli c’è un mondo.

MA IL GARANTEnon potrà stare a guardare, con la battaglia congressua­le che già bussa alla porta. C’è da decidere tutto sugli Stati generali, dalla sede alle regole, e l’accusa a Crimi e ai facilitato­ri è già quella, di voler anestetizz­are l’evento. Difficile, impossibil­e per Grillo non occuparsi della questione. Quella capo politico e assetto sarà un’altra partita. Ma una spina alla volta, per il fondatore che se ne sta zitto.

@lucadecaro­lis

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Il fondatore del M5S Beppe Grillo. Accanto, Davide Casaleggio
Ansa/ LaPresse Milano– Genova Il fondatore del M5S Beppe Grillo. Accanto, Davide Casaleggio

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