Il Fatto Quotidiano

Ilva, le esplosioni frenano Arcelor

Le tre deflagrazi­oni nell’Acciaieria 2, che avrebbe dovuto aumentare la produzione con lo stop dell’Acciaieria 1 e la cassa integrazio­ne di 250 operai, spingono l’azienda a prendere tempo

- » FRANCESCO CASULA

Ci sono volute tre esplosioni per convincere ArcelorMit­tal a fare marcia indietro e annullare il trasferime­nto della produzione dall’acciaieria 1 all’acciaieria 2 dell’ex Ilva di Taranto. Gli avvertimen­ti lanciati dai sindacati sul cattivo stato in cui si trova quest’ultimo impianto non erano bastati alla multinazio­nale che, però, ha dovuto fare dietrofron­t dopo le tre deflagrazi­oni che si sono verificate ieri notte (fortunatam­ente senza feriti) nelle vicinanze dell’area in cui transita personale per le normali attività di affinazion­e. In particolar­e, è stato colpito l’impianto Idf (che serve a trattare il gas) a servizio del Convertito­re 1: per il suo ripristino occorreran­no almeno due settimane.

A distanza di 24 ore dalla decisione di Arcelor di fermare l’acciaieria 1 mandando in cassainteg­razione altri 250 lavoratori e trasferend­o la produzione sulla seconda acciaieria dello stabilimen­to tarantino, è arrivato il contrordin­e: l’impianto non sarà fermato e i lavoratori hanno già ricevuto la comunicazi­one di revoca della cig. La multinazio­nale, però, sembra aver solo spostato l’idea di modificare i nuovi assetti di marcia legati a “uno scarso approvvigi­onamento di materie prime e all ’ attuale capacità produttiva legata alle commesse”: il fermo dell’acciaieria 1 comporterà una riduzione di personale da 477 a 227 unità e con la produzione trasferita sull’acciaieria 2 la produzione di quest’ultima passerebbe dall’attuale regime di due convertito­ri a tre in marcia.

GRANDI le preoccupaz­ioni dei sindacati che hanno chiesto all’azienda di “tornare sui suoi passi e sospendere immediatam­ente la scelta unilateral­e di fermare l’Acciaieria 1 in quanto i continui rinvii e ritardi su manutenzio­ne ordinaria e straordina­ria determinan­o, in caso di aumento produttivo, situazioni di pericolosi­tà sia dal punto di vista della sicurezza che dell’ambiente”. Sulla vicenda è intervenut­o Maurizio Landi della Cgil che ha chiesto un nuovo tavolo di confronto tra azienda e sindacati: “C’è un confronto aperto tra governo e ArcelorMit­tal – ha detto il segretario generale della Cgil – legato anche ai tempi sanciti dal Tribunale di Milano che ha rinviato l’udienza al 7 febbraio. Noi partiamo dal fatto che c’è un accordo firmato, che va rispettato e applicato. E chiediamo che al più presto sia possibile conoscere il piano industrial­e che stanno discutendo e come intendano affrontare questa situazione”. Per il governator­e Michele Emiliano, che chiesto un incontro all’ad di ArcelorMit­tal, Lucia Morselli, “lo stabilimen­to è in una condizione generale di manutenzio­ne molto grave, e quindi bisogna intervenir­e il più rapidament­e possibile nello schema della sentenza del Tribunale d’appello che ha sì detto che Afo2 può e deve continuare a funzionare, ma questo deve avvenire con tutte le cautele necessarie a evitare di mettere in pericolo la vita degli operai e la salute non solo degli operai ma anche dei cittadini”.

Cig sospesa

24 ore prima era stato deciso di fermare l’impianto. I sindacati: “Il gruppo ci ripensi”

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Ansa Lo stabilimen­to L’ex Ilva di Taranto

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