Il Fatto Quotidiano

Dalla Prima

- » MARCO TRAVAGLIO

Così, come ha fatto ieri un consiglier­e 5Stelle nella sede della Lega, chiunque vorrà potrà citofonare e domandare se per caso abbiano notizie dei 49 milioni. Ma il sistema di giustizia citofonica inventato dal noto garantista padano può contribuir­e non poco a sveltire i tempi delle indagini e dei processi. Si va in un quartiere a caso di una città scelta, si chiede nei bar sport se ci sia in giro qualche delinquent­e, si segna il nome e l’indirizzo, poi si citofona: “Scusi, lei è un delinquent­e?”. “Lei è un pusher?”. “Lei fa il pappone?”. “Lei rapina le banche?”. A quel punto, i casi sono due. 1) L’eventualit­à più probabile, vista la predisposi­zione del delinquent­e medio a confessare al citofono: il tizio risponde “Sì, sono un delinquent­e, ho appena rapinato una banca”. “Io invece scippo vecchiette un giorno sì e l’altro pure”. “Io, appena entro in un supermerca­to, frego di tutto”. Nel qual caso è inutile perder tempo in indagini o processi: si porta il reo confesso al cospetto di Salvini, che pronuncia una sentenza irrevocabi­le e immediatam­ente esecutiva, a seconda della nazionalit­à e del reato. Se il tizio è africano o asiatico (israeliani a parte) e/o dedito a reati comuni, lo ficca in galera e butta via la chiave. Se è di pura razza italiana e specializz­ato in reati finanziari, contro la Pubblica amministra­zione o di istigazion­e al razzismo, lo candida nella Lega. 2) L’eventualit­à più improbabil­e: il tizio nega di essere un delinquent­e, o perché non lo è, o perché lo è ma per misteriosi motivi non tiene a farlo sapere. Nel qual caso, decide Salvini, che non sbaglia mai e ha sempre ragione. Dunque condanna sicura; o, in subordine, candidatur­a in Parlamento, nei casi specifici di cui al punto 1.

La nuova giustizia citofonica porterà a un balsamico sveltiment­o dei tempi e a un benefico snelliment­o delle procedure, perché a quel punto si processera­nno soltanto quelli che non sono in casa o non rispondono al citofono. Altro che blocco della prescrizio­ne, altro che legge Bonafede: questo ci vuole per far funzionare la giustizia. Anche il caso Gregoretti, invece di far perder tempo al Senato e al Tribunale dei ministri, si risolverà così, senza costringer­e il Cazzaro a cambiare idea a ore alterne perché non ha ancora capito perché vogliono processarl­o e su cosa devono decidere il Senato e il Tribunale (tant’è che, dopo aver detto che non vuol essere processato e aver fatto votare la Lega in giunta per essere processato, ora pare che stia meditando di farla votare in aula per non essere processato: tanto i suoi cazzari si butterebbe­ro pure in Po, a gentile richiesta). Meglio semplifica­re. Salvini si citofonerà da solo, in diretta Facebook, e si domanderà: “Scusa, Matteo, tu per caso hai sequestrat­o 131 migranti su una nave della Guardia Costiera nel porto di Augusta?”. E, dopo rapido autointerr­ogatorio allo specchio o su Instagram, si risponderà: “Io? Ma se non ero neppure al Viminale! Stavo al Papeete, io!”. Poi si giudicherà da solo, in qualità di Pm, Gip, Gup, Tribunale, Corte d’appello e Corte di Cassazione. E dovrebbe proprio uscirne assolto, semprechè l’avvocato non sia la Bongiorno.

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