Il Fatto Quotidiano

M5S, Di Maio rivuole Dibba con Appendino

L’ex capo prepara il congresso

- » LUCA DE CAROLIS

L’ex capo non si vede più come centravant­i, non adesso. Ma la maglia numero dieci sì, quella la pretende. “Ora Luigi ha voglia di fare il regista” sussurra un parlamenta­re il giorno dopo l’ apocalisse, cioè dopo le dimissioni da capo politico di Luigi Di Maio, dopo “la fine di un’era” come l’ha definita lo stesso ministro a cui non manca l’autostima. Il 33enne già progetta una nuova fase a 5Stelle, da avviare a cavallo degli Stati generali di marzo. Da concretizz­are poi, in primavera inoltrata. Sempre con lui al centro della partita, ma con un ruolo e uno schema diversi. In un Movimento che non lo avrà più come capo politico.

PERCHÉ DI MAIO sa che il numero uno si prende i sorrisi e le luci delle tv, ma pure ogni rogna e ovviamente tante “pugnalate alle spalle”, come ha accusato mercoledì dal suo ultimo palco da capo. Si è stancato dei mille siluri interni, e poi “vuole tornare a fare politica, con la testa e le mani più libere” spiegano. Così ha deciso di dirigere il gioco un po’più da dietro, nel nuovo M5S che nei suoi piani non dovrà più avere un solo capo, un leader massimo, ma una diarchia, con un uomo e una donna. E assieme a loro, una ristretta segreteria politica, “un cordone di protezione” come riassume un altro dimaiano doc. Però si deve partire dal vertice, dai due nomi che il fu leader vorrebbe lassù. E il primo è già uscito ovunque, è quello della sindaca di Torino Chiara Appendino, che però nutre molti dubbi, e lo ha già detto allo stesso Di Maio nell’incontro della scorsa settimana a Palazzo Chigi, in cui il ministro le ha spiegato il suo progetto.

L’altro vertice invece sarebbe Alessandro Di Battista, proprio l’ex deputato a cui mercoledì il ministro, senza citarlo, ha riservato un passaggio al cianuro, quello contro “chi è stato nelle retrovie senza prendersi responsabi­lità”. Così l’hanno interpreta­to tutti e ieri, a pomeriggio inoltrato, lo staff di Di Maio ha emanato l’ennesima smentita delle ultime due settimane, “smentendo categorica­mente” che quelle parole fossero per Di Battista, “che Di Maio considera un amico”. Non è così. Però l’ex capo non può fare a meno di Di Battista per il progetto che ha in testa, quello di un Movimento come polo equidistan­te dal centrodest­ra come dal centrosini­stra. “Un M5S stile 2013” riassumono, fortemente identitari­o, barricader­o quando servirà. A cui serve come l’ossigeno Di Battista per ricompatta­re attivisti ed elettori storici.

Così le frecciate di mercoledì di Di Maio vengono derubricat­e a segnale: “Forse Luigi voleva dire ad Alessandro che deve cambiare registro”. Ma il punto resta la collocazio­ne politica, ossia il no di Di Maio a qualsiasi ipotesi di un M5S inserito nel centrosini­stra in modo struttural­e. Anche se è la rotta che vorrebbe il premier Giuseppe Conte e che da cinque mesi indica anche Beppe Grillo. Però Di Maio e Di Battista vogliono tornare lì, all’autonomia da nave corsara.

Lo avevano detto al fondatore anche quella domenica di agosto in cui provarono a fermare il governo con i dem, e invece vinse il Garante. Ma ora le dimissioni di Di Maio possono rimescolar­e tutto. E d’altronde non è affatto un dettaglio che il ministro si sia tolto la cravatta sul palco, come chiosa simbolica del suo discorso. Voleva ribadire anche visivament­e che si dovrà tornare al passato, quando nessuno nel M5S aveva la cravatta, tranne lui. Però senza esagerare, perché per esempio sulle grandi opere ha esortato a un cambio di approccio, cioè a non condannarl­e a prescinder­e. Anche per questo tornerebbe utilissima Appendino, amministra­trice che deve essere pragmatica, del Nord, insomma la metà perfetta di Di Battista. Però è tutta da costruire questa strada, perché anche l’ex deputato va convinto. Dopo lo strappo per l’espulsione di Gianluigi Paragone, l’amico che Di Battista ha difeso, è stato l’ex parlamenta­re a riavviare i contatti con Di Maio dall’Iran. Ma ora deve capire moltissime cose. Per esempio cosa saranno gli Stati generali che l’ex capo vuole sterilizza­re evitando la conta, cioè un vero Congresso. Oppure cosa ne pensa di tutto questo Grillo, il fondatore che continua a tacere. Nell’attesa, ieri Di Maio è apparso (senza cravatta) a Bologna, per un fioco scampolo di campagna elettorale. “Ai cittadini interessa poco il dibattito interno ma quello che vogliamo fare per loro” ha teorizzato di fronte a un po’ di militanti.

L’IMPORTANTE PER LUI era dimostrare che in Emilia Romagna ci è andato, nonostante tutto. Però colpisce di più un passaggio del Guardasigi­lli Alfonso Bonafede, ieri sera a Otto e mezzo: “Di Battista è una risorsa indispensa­bile per il Movimento”. E non erano solo parole di circostanz­a.

Mercoledì il ministro non ha fatto nessun attacco a Di Battista, che considera un amico

LO STAFF DI DI MAIO

Alessandro è un grande amico e una risorsa preziosa per i Cinque Stelle

ALFONSO BONAFEDE

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Al centro, Luigi Di Maio. Accanto, Di Battista e Appendino
Ansa, LaPresse L’ex capo e i suoi nomi Al centro, Luigi Di Maio. Accanto, Di Battista e Appendino
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