Dal citofono a “Porta a Porta”: Vespa, toppa peggio del buco
Errore? Pd all’assalto di “Porta a Porta” per il comizio offerto al capo leghista
Ieri Rai1 ha annunciato un intervento di Zingaretti durante le puntate di don Matteo. Un lettore distratto avrà pensato a un esperimento tra (Luca) Zingaretti in commissario Montalbano e Terence Hill in don Matteo. Invece la faccenda era seria e con la dovuta serietà, siccome il centrosinistra e il centrodestra si contendono l’E mi li a Romagna con le elezioni di domenica, Viale Mazzini ha inoculato Nicola Zingaretti in una pausa di don Matteo per riparare all’errore (errore?) di Porta a Porta che mercoledì ha offerto un comizio di quaranta secondi a Matteo Salvini nell’i ntervallo di Juve-Roma di Coppa Italia. Come ogni sera, Vespa ha lanciato la trasmissione con un’ant eprima, ma l’altro giorno, a differenza di martedì col segretario dem Zingaretti in coda a Napoli-Lazio, Salvini ha usufruito di uno spazio più simile a una chiusura di campagna elettorale, una sorta di appello al voto, anziché di un’asettica presentazione.
VESPA HA ATTRIBUITOla svista alla redazione, si è assunto la responsabilità e poi ha suggerito a Stefano Coletta, il direttore di Rai1, di riequilibrare l’eccesso di Salvini con un’apparizione di eguale misura, si presume non di eguale efficacia mediatica, di Nicola Zingaretti. Il fattaccio su Salvini è accaduto in una Rai1 appena ricollocata nel centrosinistra con Coletta dopo la rimozione di Teresa De Santis, senz’altro più affine al centrodestra; tant’è che Coletta, proveniente da Rai3, prima del ribaltone del Papeete di Salvini rischiava di finire a spasso. Quindi ipotizzare una congiura di Rai1 contro Zingaretti, cioè contro il governatore uscente Bonaccini, è una baggianata. Almeno per la logica. E neppure consultare gli aruspici per scovare trame di Vespa ha senso, perché Vespa il governativo dovrebbe sfidare il centrosinistra che comanda in Rai con una scorrettezza così vistosa? Più facile credere o a un eccesso di salvinismo dentro Porta a Porta oppure a una valutazione sbagliata nel mostrare Salvini in collegamento, mentre Zingaretti martedì era in studio nella sua solita compostezza. Il caso non può avvalersi subito di un incidente probatorio – l’amministratore delegato Salini ha ordinato un’istruttoria – però va illustrato con le sue dimensioni, che non sono piccine. Quando
Salvini ha preso la parola da Vespa, verso le 21:40, su Rai1 erano sintonizzati 261.000 elettori emiliani su 3,5 milioni aventi diritto e 132.000 calabresi maggiorenni – si vota anche in Calabria – su 1,5 milioni. Nessuna piazza ha garantito a Salvini una platea del genere, soprattutto perché formata da ragazzi che non guardano i programmi d’informazione, prerogativa dei pensionati. Non sono offese gratuite bensì statistiche Auditel. Il martedì di Napoli-Lazio, in modalità diversa e in finestra identica, Zingaretti è apparso davanti a 209.000 elettori emiliani e 109.000 calabresi.
Nel centrosinistra non c’era consenso unanime nel mandare Zingaretti a cucire la toppa di Vespa, non soltanto per una questione di telegenia, ma perché il petto a petto con Salvini è perdente e oscurare il reale duello tra Stefano Bonaccini e Lucia Borgonzoni è un favore al centrodestra. Il segretario non ha accolto i consigli né di Matteo Renzi, non proprio ascoltato per motivate ragioni al Nazareno, né di Bonaccini che non trae forza decisiva dalla spinta dei democratici.
NEL DELIRIO che precede l’apertura delle urne, il Pd ha invocato severe sanzioni di Agcom, l’Autorità di controllo per le comunicazioni che vigila sulla legge per la par condicio. Punizione esemplare, per chi? Non per Vespa, che è un fornitore esterno. Non per Salvini, che era un ospite. Per le casse di Viale Mazzini, che sono finanziate in gran parte con il canone pagato dai cittadini. Con solerzia Angelo Cardani, il presidente Agcom, ha fatto sapere che lunedì, a babbo morto, il consiglio dell’Autorità si riunirà per esaminare il problema. Cardani s’è comportato da signore, poteva ricordare a Zingaretti e compagni e all’intero parlamento che i vertici di Agcom sono scaduti a luglio e vanno avanti a colpetti di proroghe perché la politica non riesce a spartirsi le poltrone. Che provino con quelle di colore bianco. Come Porta a Porta, che sta lì da un quarto di secolo.
Risarcimento Un passaggio in “Don Matteo” per il segretario Ma c’era chi voleva Bonaccini: il duello è locale
Per una svista della redazione – di cui mi assumo la responsabilità – il tempo di parola di Salvini è stato maggiore BRUNO VESPA