Il Fatto Quotidiano

Ma le Sardine vincono ancora: sono 5mila contro mille leghisti

Emilia-Romagna Ancora tutto pieno per il movimento di Santori & C. che vince il duello con il Carroccio come a metà novembre all’esordio di Bologna

- » MARCO PASCIUTI

“Mattia, mattia, vieni qua”, gli urla dalla transenna una signora con un vistoso scialle rosso mentre Mattia è assediato dalle luci delle telecamere. “Vieni, vieni a farti dare un bacio, potresti essere mio nipote”, dice prendendol­o dolcemente per un braccio e tirandolo a sé. Poi gliene schiocca uno su una guancia e gli dà una benedizion­e che sa di avvertimen­to: “Mi raccomando, guarda che noi in voi ci crediam o”. Santori sorride, tra il compiaciut­o e l’imbarazzat­o, e poi continua a stringere mani. La signora Angela viene da Reggio Emilia, “ma l’età non te la dico”, sorride.

SCIVOLA LEGGERAver­so quota 70, Angela, ma non è sola. Si è fatta gli 80 chilometri che la dividono da Bibbiano per essere in piazza Libero Grassi con le Sardine, il movimento nato dall’idea di quattro giovani (tra i quali il beneficiar­io del bacio), ma attira gente di ogni età. Tra la folla, anche in prima fila, spuntano occhiali spessi e teste imbiancate. Sono gli abitanti della cittadina emiliana stravolta dall’inchiesta sui presunti abusi nell’affidament­o dei minori, ma sono arrivati da tutta la regione per questo secondo derby tra le Sardine e la Lega dopo quello disputato il 14 novembre a Bologna.

Le dimensioni rispetto ad allora sono, per forza, differenti. C’è un migliaio di persone a stringersi nei giacconi in piazza della Repubblica, dove il leader della Lega ha portato cinque madri a raccontare il dolore di vedersi strappare un figlio senza un perché. “Ma noi qui siamo quattro volte tanto, direi che sfioriamo le 5 mila”, dice soddisfatt­o Alessandro Maffei, rappresent­ante del movimento in Piemonte, da dove viene, ed Emilia, dove studia. È il popolo della sinistra che vede in questi questi ragazzi una speranza di scrollarsi di dosso un torpore che dura ormai da troppo tempo.

“Noi offriamo un’alternativ­a contro chi fa del populismo intriso di odio la propria offerta politica - spiega Youness Warhou, volto internazio­nale di questo movimento che ha tra gli obiettivi l’abolizione dei decreti sicurezza - A chi ci rimprovera di non averne una rispondiam­o che siamo in una fase in cui facciamo richieste alla politica. Ne vogliamo una che sia capace di confrontar­si sui temi e sulla competenza e ci rifiutiamo di arrenderci a un dibattito in cui ha spazio solo chi grida allo scandalo”.“Hanno portato un po’ di figuranti sul palco per strumental­izzare un caso giudiziari­o - scandisce con perfetto tempismo Santori dal palco - e hanno consegnato un’intera comunità in pasto al sistema mediatico. Bibbiano è nostra da oggi, anzi è vostra”, conclude scatenando l’applauso conclusivo.

L’entusiasmo non nasconde i pensieri sul futuro, su cosa questi ragazzi vogliono diventare da grandi. Nati per chiedere una politica nuova, il loro

Dna si è strutturat­o attorno a un vecchio escamotage, l’individuaz­ione di un nemico. Il loro è Matteo Salvini: vogliono combattern­e il linguaggio e il vuoto di contenuti, ma il rischio - come fu per altri partiti e movimenti con Berlusconi - è restare solo oppositori e perdersi i problemi delle persone. “È vero - risponde Santori al Fatto - infatti già a Bologna e a Roma abbiamo cominciato a staccarci da questa prospettiv­a effettivam­ente angusta. L’antiberlus­conismo ha creato il mostro, lo stallo in cui versa questa sinistra, ne siamo consapevol­i, e non vogliamo fare lo stesso errore”. La co nsa pevo lez za è preziosa, ma non basta: “Infatti passeremo il mese di febbraio, una volta posato il polverone delle Regionali, a raccoglier­e i idee dai territori per arrivare il 14 e 15 marzo a Scampia e metterle insieme, per capire quello che vogliamo fare e essere. Lì capiremo, ma la svolta c’è già stata”.

IL PRIMO PASSOper diventare grandi arriverà al “congresso” convocato nella periferia simbolo di tutte le periferie, ma ora c’è il 26 gennaio, c’è l’Emilia-Romagna da non consegnare alla Lega. I sondaggi che circolano non fanno dormire sonni tranquilli e questo flusso di energia civica che non è ancora diventato movimento comincia a porsi delle domande sul proprio futuro: “Noi ce l’abbiamo messa tutta - dice qualcuno sotto al palco - ma se fossero veri i sondaggi che circolano vorrebbe dire che qualcuno ha fatto di tutto per consegnare l’Emilia a Salvini. Lui s’è presentato facendo il martire, noi gli abbiamo permesso di trasformar­si in imperatore”. Così sul banco degli imputati finiscono anche le scosse che attraversa­no il governo. Sono i giorni della grande paura, che segna ormai anche l’appuntamen­to di sabato, il bagno collettivo al Papeete, luogo simbolo del salvinismo di governo: “Entreremo nell’acqua come sardine, usciremo come individ u i”, scandisce un ragazzo appoggiato alla transenna. Come a dire: se si dovesse perdere in Emilia, siamo persone, ne rispondiam­o come cittadini e non come movimento. Un po’ a scrollarsi di dosso le aspettativ­e che in molti hanno caricato sulle loro spalle. Per ora il pensiero è solo uno: “Dobbiamo evitare che Salvini vinca domenica - dice Teresa, 60 anni, tornando verso la macchina mentre le luci si spengono - Sarebbe un incubo”.

L’attesa La promessa di Mattia: “Dopo il voto ci saremo, ma non faremo l’errore degli antiberlus­coniani”

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A sinistra: nella prima foto, la piazza di Bibbiano delle Sardine; nella seconda, quella di Salvini
Ansa A distanza A sinistra: nella prima foto, la piazza di Bibbiano delle Sardine; nella seconda, quella di Salvini
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