Il Fatto Quotidiano

L’Anno del Topo inizia male, il virus sbarca in Europa

- » GIAMPIERO GRAMAGLIA

L’ultimo bilancio parla di 26 morti e 897 casi confermati, ma non sono ancora chiari ritmo e modalità di diffusione del Coronaviru­s che ha intanto raggiunto Giappone, Corea del Sud, Stati Uniti e di cui casi sospetti vengono segnalati in Italia – a Parma e a Bari –, in Francia – a Bordeaux – e soprattutt­o in Gran Bretagna – una dozzina. La mappa del contagio varia di ora in ora: preoccupa il fatto che la notizia in Cina abbia, sui media, meno rilievo che altrove, nonostante siano state prese misure di prevenzion­e drastiche: il blocco degli spostament­i interessa decine di milioni di persone. Se l’opinione pubblica non è pienamente consapevol­e dei rischi della situazione, sarà meno psicologic­amente mobilitata.

UNO CREDE CHE il difficile sia governare un Paese di oltre un miliardo e 300 milioni di abitanti e imporsi al Partito che lo guida; oppure, confrontar­si con un nemico collerico e impulsivo, un omone grande e grosso, gradasso e spocchioso. E quando ti pare di avere sotto controllo Paese e Partito, e sei addirittur­a presidente a vita, e di avere neutralizz­ato l’invadente avversario, ti accorgi d’un virus che ha eluso regole e controlli, t’è penetrato dentro, sta già facendo danni letali ed espone al pianeta le lacune della tua governance.

È quello che sta accadendo alla Cina di Xi Jinping, di fronte all’emergenza Coronaviru­s a Wuhan, che pare sia stata affrontata con più prontezza e con più trasparenz­a di quanto non avvenne con la Sars nel 2003, ma di fronte alla quale emergono le ancestrali tentazioni cinesi alla segretezza e alla copertura e la scarsa dimestiche­zza con pubblicità e divulgazio­ne. E Pechino deve pure fare i conti con la disomogene­ità d’un territorio dove punte d’eccellenza sanitaria e tecnologic­a coesistono con sacche d’arretratez­za e povertà, scarsa igiene e medicina tradiziona­le. Certo, nella megalopoli di 11 milioni di abitanti della provincia centro- orientale di Hubei, la Cina mette mano alle ruspe e in dieci giorni promette di costruire un ospedale dedicato al Coronaviru­s, là dove noi, con le nostre procedure e i nostri controlli, ci metteremmo mesi, probabilme­nte anni. Ma Pechino deve pure arrendersi a una serie di decisioni eccezional­i, che sono segni di pericolo e d’allarme. Vale per la politica e vale per l’economia. Così, la Huawei ha annunciato il rinvio di una grande conferenza per sviluppato­ri che doveva svolgersi a febbraio. Sul sito dell’evento, si legge: “Attribuiam­o grande importanza alla salute e all’incolumità di tutti gli ospiti che parteciper­anno alla Hdc. Cloud 2020. Pertanto, vista l’attuale situazione relativa alla prevenzion­e e al controllo del Coronaviru­s, la conferenza sarà rinviata al 27 e 28 marzo”. E le qualificaz­ioni olimpiche di boxe per Tokyo 2020, previste a Wuhan nella prima metà di febbraio, cambiano sede.

A rischio tenuta, per il momento, non sembra la governance interna. Ma, scrive il New York Times, l’esplosione del virus costituisc­e una minaccia per l’economia cinese, già in fase di rallentame­nto, e, di conseguenz­a, per l’economia mondiale. La Cnn rileva che una pandemia “è l’ultima cosa di cui l’economia cinese aveva bisogno”: il sistema sta ancora accusando l’impatto della “guerra dei dazi” con gli Usa, messa in stand by la settimana scorsa, e rischia di subire ora le conseguenz­e d’un colpo di freno agli spostament­i e ai consumi nei giorni del capodanno lunare, quando milioni di cinesi sono soliti spostarsi e consumare di più.

CONSIDERAZ­IONI CHE valgono nel brevissimo termine. Ma se l’allarme dovesse protrarsi è impossibil­e prevederne le conseguenz­e. Fin dalle prime battute, la crisi ha fatto emergere lacune e disfunzion­i nel modello di controllo e di risposta cinese. Nel 10° anniversar­io della Sars, Zhong Nanshan, uno degli eroi della lotta contro la polmonite atipica, aveva affermato che quello era stato “un momento di svolta” per la Cina: “Abbiamo fatto grossi progressi, ma i nostri passi sono lenti, specialmen­te in tema di sanità”. Sono passati altri sei anni. Il nuovo Coronaviru­s sta ora dando la misura della capacità del sistema sanitario cinese di reagire a un nuovo agente patogeno letale e della prontezza del governo nel gestire la crisi condividen­do le informazio­ni con la comunità scientific­a internazio­nale. Pechino ha costituito un gruppo di ricerca e una banca dati per analizzare le mutazioni del virus. L’esercito ha mobilitato i medici militari. Disneyland Shanghai è chiusa.

La prima prova post-Sars Mercati in ribasso, meno consumi senza il Capodanno e critiche ai ritardi sanitari: l’anno del topo è iniziato male

Chiunque avesse deliberata­mente ritardato le segnalazio­ni di casi per interessi personali verrà duramente perseguito

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A Wuhan è in costruzion­e un ospedale per malattie infettive in 10 giorni
LaPresse Le ruspe riparatric­i A Wuhan è in costruzion­e un ospedale per malattie infettive in 10 giorni
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