Il Fatto Quotidiano

“Noi progressis­ti, ma per cambiare gli altri. Rinviamo gli Stati generali”

RobertaLom­bardi La capogruppo 5Stelle in Regione Lazio: “Bisogna tornare a una guida collegiale. E gli Stati generali vanno rinviati di 15 giorni”

- , » LUCA DE CAROLIS

La vita è strana, e figurarsi la politica. Ma Roberta Lombardi, la prima capogruppo alla Camera della storia dei Cinque Stelle, non è stupita dal ritrovarsi come reggente Vito Crimi, il primo capogruppo in Senato, che con lei respinse le proposte di Pier Luigi Bersani in diretta st r ea m i ng . “Er a nell’ordine delle cose, lo prevede lo Statuto”, ricorda ora. Cosa gli ha detto dopo che è subentrato a Luigi Di Maio? Con Vito ci sentiamo spesso, facciamo entrambi parte del comitato di garanzia. Sono contenta che il M5S sia nelle sue mani, perché è una persona concreta, credibile e affidabile anche nelle situazioni più difficili.

Ora dovrà gestire gli Stati generali di marzo. Ma come, e con chi?

Non esiste una regola, sono i primi della nostra storia. Però verranno organizzat­i da Crimi, assieme ai sei facilitato­ri nazionali.

Saranno un congresso? Toccherann­o tre argomenti: i valori di riferiment­o, le regole interne e l’organizzaz­ione, e i temi futuri. Di obiettivi ne abbiamo già realizzati tanti, dal Reddito di cittadinan­za al decreto Dignità e alla legge anticorruz­ione, e dobbiamo esserne orgogliosi. Ma ora va capito cosa fare da grandi.

Chi scriverà le regole?

Io andrei a riprendere il lavoro svolto tra giugno e luglio nelle assemblee regionali e sulla piattaform­a web Rousseau, quando abbiamo raccolto i pareri e gli spunti degli attivisti e dei gruppi locali su riorganizz­azione e collocazio­ne politica del M5S. Una volta compreso l’orientamen­to della base, va scritto un documento che poi si potrà emendare su Rousseau e nelle assemblee locali. Negli Stati generali andrà affrontato il tema delle leadership, ossia se trovare un nuovo capo politico oppure passare a una segreteria? Secondo me andrebbe discusso prima, su Rousseau e nelle assemblee locali. A mio avviso è necessario tornare a una forma collegiale, per noi identitari­a, in cui però ci sia un primus inter pares perché la legge richiede un capo politico. Ma dovranno essere gli iscritti a decidere la linea politica.

Lei cita spesso la piattaform­a, ma molti parlamenta­ri vorrebbero ridurne il peso. Il ruolo di Rousseau nella partecipaz­ione degli iscritti non è negoziabil­e. Ma va valorizzat­a con votazioni molto più strutturat­e e neutrali. Gli iscritti devono avere la maggiore informazio­ne possibile per votare in modo consapevol­e. E ogni quesito dovrebbe allegare i pro e i contro.

E la collocazio­ne politica, si decide a marzo?

Sì, certo.

Lei dove vuole stare? Leggo di contrappos­izione tra riformisti e neutralist­i. Ma prima di arrivare a quella domanda, dovremmo chiederci se vogliamo fare l’opposizion­e dura e pura oppure se lavorare, mantenendo la nostra identità, con chi voglia realizzare i nostri temi. Vogliamo essere governisti? Serve un verdetto definitivo.

Mettiamo che sia sì. Lei con chi vuole stare al governo? Nella nostra storia tutto dice che siamo progressis­ti e riformisti, per natura. Ma non dobbiamo essere noi 5Stelle a modellarci agli altri, bensì costringer­li a migliorars­i. Lo stiamo facendo nel Lazio, dove sono capogruppo in Regione. Grazie a noi il Pd si è convinto a realizzare cose come l’ampliament­o del parco dell’Appia Antica.

Però pare che sia una dicotomia su questo, tra la classe dirigente in gran parte pro Pd, e la base dove invece sembrano di più i contrari.

È vero, e l’abbiamo alimentata innanzitut­to noi nei cinque anni all’opposizion­e, attraverso un linguaggio semplicist­ico che serviva ad alimentare il consenso. Ma poi è arrivato uno più bravo di noi in questo campo (Salvini, ndr) e ci ha ritorto contro questo linguaggio. D’altronde se definisci superficia­lmente il Pd come il partito di Bibbiano e poi ci fai un governo, come lo spieghi alla gente?

Di Maio ha detto: “Agli Stati generali discuterem­o il come, poi verrà il chi”. È d’accordo?

Sì. Però con i facilitato­ri si è seguito il principio opposto: prima i nomi, poi i contenuti. Ed è sbagliato. Prima la mission, poi le regole, quindi i nomi.

Lei chi vorrebbe alla guida? Nomi non ne faccio, potrei bruciarli. Ma vedo parecchi in grado di farlo.

La cosiddetta opposizion­e interna pare disorganiz­zata. Esistono davvero alternativ­e a Di Maio e ai suoi?

Tanti di noi in questi anni hanno portato contenuti importanti, ma sono rimasti sempre scollegati. Io chiedo di mettere assieme tutte queste idee e di metterle a disposizio­ne di una collegiali­tà.

Serve una piattaform­a.

Il termine non mi piace. Serve un progetto comune.

Gli Stati generali saranno una resa dei conti?

Temo che nella mancanza di pianificaz­ione non si facciano i necessari passaggi di condivisio­ne prima di marzo. Forse sarebbe necessario più tempo, e rinviare gli Stati generali di un paio di settimane.

Beppe Grillo ha salutato solo oggi Di Maio. Pare di nuovo lontano.

Lui è il Garante, e in questa fase deve entrarci.

Dobbiamo discutere della leadership prima di marzo, su Rousseau e nelle assemblee locali

Vedo molti adatti alla guida, ma vanno messe assieme le idee Grillo? In questa fase deve entrarci

Se dici che il Pd è il partito di Bibbiano e poi ci fai un governo come lo spieghi? Basta con il linguaggio semplicist­ico

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Ansa, LaPresse Roberta Lombardi. Sopra, Luigi Di Maio
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