Il Fatto Quotidiano

Il conto del Mise arriva a Renzi: quello sbagliato

La svista del Mise: la comunicazi­one inviata a un 35enne di Teramo

- » ANTONIO D’AMORE

Quando ha aperto la lettera dell’U ff ic io Brevetti e Marchi, spedita con tutti i crismi dal ministero per lo Sviluppo economico, Matteo Renzi non ha creduto ai suoi occhi.

Quando

ha aperto la lettera d el l’Ufficio Brevetti e Marchi, spedita con tutti i crismi dal ministero per lo Sviluppo economico, Matteo Renzi non ha creduto ai suoi occhi. E non perché, con tanto di bolli, controboll­i e protocolli, il ministero gli stesse comunicand­o che il marchio “Italia Viva” non è ancora registrato. E neanche perché quello stesso ministero, per garantire una “tutela giuridica” dello stesso “marchio” del nuovo corso renziano, pretendess­e il versamento di una tassa di registrazi­one di quasi 800 euro. No, Matteo Renzi è rimasto sconvolto da quella lettera, perché il Matteo Renzi che l’ha ricevuta non è l’ex sindaco di Firenze ed ex segretario del Pd, ma un 35enne consulente informatic­o teramano, condannato dall’omonimia a vivere da qualche anno una doppia vita, quella del creativo inventore di siti web, e quella di alter ego involontar­io dell’ex presidente del Consiglio.

ANCHE se l’Abruzzo e la Toscana s’affacciano su due mari diversi, è stata proprio quell’omonimia a regalare al Renzi abruzzese una sorta di doppia residenza a Rignano sull’Arno, con una costante esposizion­e, specie sui social dove, nonostante le foto, gli indirizzi e i post, non manca mai qualcuno che sente il dovere di far arrivare a una supplica, una richiesta, un commento politico, quando non addirittur­a un insulto, al Matteo sbagliato.

Anche quando i genitori del Renzi nazionale vennero arrestati, ci fu anche chi, mosso da un senso di umana partecipaz­ione, sentì il bisogno di esprimere vicinanza al Renzi teramano, che fu costretto a postare su Facebook una nota di servizio, con la quale informava tutti che i suoi genitori stavano bene e che stavano a casa per scelta e non per ordine di un magistrato. Mai, però, gli era successo che quell’omonimia traesse in inganno un ministero della Repubblica, come è avvenuto stavolta, con la lettera arrivata ieri mattina. Anzi: doppiament­e arrivata, perché forse a causa dell’errore, l’Ufficio del Mise ha inviato una seconda lettera, ma anche questa regolarmen­te indirizzat­a al Renzi sbagliato. Certo, un ministero dovrebbe avere una certa facilità nel raggiunger­e l’indirizzo esatto di un ex ministro nonché ex presidente del Consiglio. E ci si aspettereb­be che l’Ufficio Brevetti, non sbagli l’indirizzo di chi ha presentato una richiesta, scrivendo ad un omonimo che, oltretutto, non ha mai registrato nulla né scritto al ministero.

E STUPISCE ANCHE, tra le righe, lo scoprire che Italia Viva, presentata con tanto di “logone” disceso dall’alto della Leopolda, non sia ancora un marchio registrato.

Ma non tutto è stato vano, perché adesso che il Matteo Renzi teramano sia l’omonimo ufficiale del segretario di Italia Viva è più che ufficiale. È brevettato.

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