Conte “il francescano” e l’abbraccio con la Cei
Il premier tesse la sua tela con il mondo cattolico e ambientalista al meeting “anti-Davos”
Non
sarà stato il battesimo del nuovo partito cattolico del presidente Giuseppe Conte. Eppure la giornata di ieri ad Assisi per la firma del manifesto “per un’economia a misura d’uomo e contro la crisi climatica” qualche indizio lo ha fornito sul “nuovo umanesimo” teorizzato dal premier.
ANZITUTTO, il cotéche ha fatto da cornice ai discorsi istituzionali e alla firma del documento: il cuore del cattolicesimo mondiale – che Conte ha preferito al meeting annuale di Davos – dove 800 anni fa San Francesco scrisse il Cantico delle Creature. Da qui ieri è partita, come dice il presidente della Fondazione Symbola Ermete
Realacci, “un’alleanza” per “affrontare la crisi climatica conciliando sviluppo e salvaguardia ambientale”.
Poi ci sono i protagonisti che sono sfilati nel Salone papale del Sacro convento, uniti da una matrice comune: quel cattolicesimo sociale a cui Conte è sempre stato legato e che vedrebbe di buon occhio una discesa in campo del premier dopo l’esperienza a Palazzo Chigi. Sul fronte ecclesiastico, i capifila sono i padroni di casa, il custode del Sacro Convento padre Mauro Gambetti e il direttore della Sala Stampa padre Enzo Fortunato, che si lasciano andare alla retorica delle grandi occasioni: “Vogliamo cambiare il mondo”, dice il primo lasciando all’altro l’elogio del “noi” per combattere la crisi climatica.
Entrambi accolgono il premier con sorrisi e calorose strette di mano ma, di tutta la giornata, l’immagine che resta è l’abbraccio tra il presidente umbro della Cei Gualtiero Bassetti e lo stesso Conte. Lui ringrazia e fa capire subito l’importanza della giornata, che lo ha portato a rinunciare al meeting con i grandi della terra: “Quando nessuno sapeva dell’esistenza di Davos, qui si tutelava già l’ambiente”. Nelle prime file, ad accogliere il presidente del Consiglio è venuto tutto il gotha dell’imprenditoria e dell’a ssociazionismo cattolico italiano: ci sono i presidenti di Confindustria e Coldiretti Vicenzo Boccia ed Ettore Prandini, il presidente dell’Enel, Francesco Starace, ma anche due donne che Conte negli ultimi mesi ha conosciuto bene, entrambi possibili candidate dell’alleanza giallorosa in Umbria: la sindaca di Assisi Stefania Proietti e l’amministratore delegato di Novamont e presidente di Terna, Catia Bastioli.
Poi ci sono i promotori del manifesto, tutti punti di riferimento di quel mondo cattolico che a Conte strizza l’occhio da tempo: il sociologo Mauro Magatti, il banchiere Leonardo Profumo ma anche il presidente della Fondazione per la Sussidiarietà di CL, Giorgio Vittadini, fino ai rappresentanti italiani a Bruxelles David Sassoli e Paolo Gentiloni. Il manifesto si ispira all’enciclica Laudato si’ di Papa Francesco ed è un’unione perfetta tra “sostenibilità”,“green economy” e“la bellezza dell’Italia”, con una spruzzata di “coesione sociale”, per azzerare le emissioni di gas serra entro il 2050.
IL DISCORSO finale spetta al premier, che chiude con una promessa a effetto: “Qui da Assisi parte il percorso per inserire la protezione dell’ambiente e della biodiversità nella Costituzione italiana”. Applausi.