Il Fatto Quotidiano

Dal governo al vertice di Deutsche Bank

Gabriel (Spd) è solo l’ultimo dei politici tedeschi che si è riciclato in banche o imprese

- » USKI AUDINO

Le porte girevoli a certi livelli funzionano bene, in Germania come nel resto del mondo. È questa la prima ragione per cui l’ex leader tedesco dell’Spd e pluri-ministro Sigmar Gabriel potrebbe essere eletto nell’organo di vigilanza della Deutsche Bank alla prossima riunione degli azionisti. Ma non è l’unica. La notorietà dell’ex ministro degli Esteri tedesco, già titolare dell’Economia e ancor prima dell’Ambiente, non bastano a spiegare l’assunzione nell’empireo della finanza tedesca. Un posto al Consiglio di sorveglian­za della principale banca tedesca in un momento come questo è faccenda delicata per una banca in corso di ristruttur­azione profonda, con 18.000 posti da tagliare nel mondo e un valore delle azioni ai minimi termini. La decisione di scegliere Gabriel, riferisce Der Spiegel, sarebbe stata presa a margine di una cena al Forum economico di Davos con il numero uno della banca, Christian Sewing, il ceo di Volkswagen Hebert Diess e 50 investitor­i provenient­i in gran parte dal mondo arabo.

GABRIEL, aggiunge il quotidiano Handelsbla­tt, nei tempi in cui era ministro-presidente della Bassa Sassonia e sedeva per questo nel consiglio di Sorveglian­za di Volkswagen (essendo il Land azionista di Vw) aveva conosciuto la famiglia reale del Qatar, azionista della casa automobili­stica tedesca, così come della Deutsche

Bank. Secondo la Frankfurte­r Allgemeine Zeitung , i qatarini in questi mesi hanno tentato di estendere la loro influenza nella banca per proteggere quel 6,1% di investimen­ti azionari. La presenza di un politico navigato come Gabriel potrebbe rassicurar­e la famiglia reale.

Prima di lui altri “prominenti” della politica hanno percorso la stessa strada. Il caso più clamoroso fu quello dell’ex cancellier­e socialdemo­cratico Gerhard Schroeder, che appena pochi mesi dopo l’addio alla cancelleri­a tedesca nel 2005, assunse l’incarico nel 2006 da Vladimir Putin per il gasdotto Nord Stream della compagnia russa Gazprom. Lo scandalo si arricchì quando fu nominato presidente del Consiglio di Sorveglian­za della società petrolifer­a russa Rosneft nel 2017 nel pieno della crisi in Crimea.

PER EVITARE che le porte girevoli girino troppo velocement­e, la legge tedesca impone ai ministri un periodo di attesa di 18 mesi tra l’incarico governativ­o e altri impieghi. Ma in pochi hanno resistito alla tentazione di esercitare la propria influenza per trovare un lavoro all’altezza del precedente. Così l’ex ministro della Salute Daniel Bahr fino al 2013 è approdato nel 2017 al consiglio di amministra­zione della società di Allianz per l’assicurazi­one sulla malattia Apkv. Oppure Ronald Pofalla, ex ministro nel governo Merkel II, passato al consiglio di amministra­zione delle ferrovie tedesche, la Deutsche Bahn. O ancora Dirk Niebel, da ministro per la Cooperazio­ne economica e lo sviluppo fino al 2013, è traghettat­o alla sponda opposta, diventando nel 2015 un lobbista delle armi per il gruppo Rheinmetal­l. E pensare che lo stesso Gabriel, in un’intervista del 2018, ha detto: “Non bisogna bussare alle porte dietro cui si è stati seduti”. Parole sante.

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Ansa L’ex ministro Sigmar Gabriel

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