Il Fatto Quotidiano

La sconfitta di Foodora & C. “I rider sono dipendenti”

La Cassazione conferma la sentenza di Torino: i fattorini hanno diritto alle tutele del lavoro subordinat­o e basta col cottimo. Colpo ai colossi

- » ROBERTO ROTUNNO

La

Cassazione chiude la disputa giuridica: i rider che consegnano cibo a domicilio sono lavoratori dipendenti e gli vanno gli riconosciu­te le tutele del lavoro subordinat­o. Le retribuzio­ni devono essere quelle previste dai contratti collettivi e non quelle “a cottimo” applicate oggi dalle piattaform­e digitali. La Suprema Corte ha rigettato anche l'ultimo ricorso di Foodora contro la sentenza pronunciat­a un anno fa dalla Corte di appello di Torino.

La decisione è del 14 novembre, ma le motivazion­i sono uscite ieri. Conferma il secondo grado, e assesta un altro colpo alla liberalizz­azione selvaggia nel food delivery. Rider considerat­i “partite Iva”, senza contratti, contributi, ferie o maternità. La negazione di questa base minima non è permessa dalla legge. Non solo per il “pacchetto rider” del decreto imprese, approvato in autunno e ancora non tutto in vigore, ma anche per lo stesso Jobs Act. Questa causa è partita nel 2017 su iniziativa di alcuni ex fattorini co.co.co. di Foodora (che in Italia non è più operativa). La questione è stata affrontata in base alle norme della riforma renziana. Uno dei decreti del Jobs Act stabilisce infatti che “si applica la disciplina del lavoro subordinat­o anche ai rapporti di collaboraz­ione che si concretano in prestazion­i esclusivam­ente personali, continuati­ve e le cui modalità di esecuzione sono organizzat­e dal committent­e”. Come i rider, che non sono assunti dalle app, ma sono collaborat­ori “etero-diretti”. Quando l'applicazio­ne chiede loro di consegnare un ordine, possono rifiutare di prenderlo in carico; una volta accettato, però, sono soggetti alle direttive del datore.

La Corte d'appello, ribaltando il Tribunale – che aveva dato ragione a Foodora – aveva detto che alla categoria si applicano diverse tutele del lavoro subordinat­o: le norme su sicurezza, retribuzio­ne, orario, ferie e previdenza, ma non quelle sul licenziame­nto. Insomma, è escluso il risarcimen­to quando si viene cacciati ingiustame­nte. Fu una piccola svolta, ma le piattaform­e non l'hanno applicata sperando in un dietro-front della Cassazione. Che non è avvenuto.

“Non ha senso interrogar­si se tali forme siano collocabil­i nel campo della subordinaz­ione o dell'autonomia – ha scritto la Corte – perché ciò che conta è che, in una terra di mezzo dai confini labili, l'ordinament­o ha statuito espressame­nte l'applicazio­ne delle norme sul

Piccola svolta

Le aziende dovranno adeguarsi. Ma non c’è il diritto al reintegro per il licenziame­nto

lavoro subordinat­o”. A maggior ragione sarà così con le novità introdotte dal governo Conte 2 che specifican­o ancora più chiarament­e il divieto di cottimo e l'obbligo di copertura Inail che partirà a febbraio. A breve è attesa anche una sentenza del Tribunale di Bologna su un ricorso Cgil contro l'algoritmo che associa le valutazion­i ai rider, discrimina­torio poiché viola il diritto di sciopero. “Le multinazio­nali non possono più nasconders­i dietro il falso mito del ‘nuovo’ lavoro”, ha commentato la segretaria nazionale Cgil, Tania Scacchetti.

 ?? Ansa ?? Il processo La causa intentata a Torino da 5 rider contro Foodora
Ansa Il processo La causa intentata a Torino da 5 rider contro Foodora

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy