Morì a Empoli durante un fermo di polizia, il Gip ordina indagini su 3 agenti e 2 medici
No all’archiviazione sul decesso di un 31enne tunisino
nisse eseguita la loro espulsione dal territorio italiano, hanno dichiarato al pm Paolo Ancora che l’uomo potrebbe essere morto per le percosse rifilategli da un gruppo di poliziotti intervenuti per sedare una rissa.
Il magistrato, che indaga per omicidio e omissione di soccorso, ha raccolto le testimonianze all’interno del centro, per poi dare il via libera agli espatri. Anche quello dell’egiziano con cui Enukidze si sarebbe azzuffato prima del presunto intervento della polizia e che, pur essendone uscito a sua volta malconcio, potrebbe aver cagionato danno al georgiano.
Gianfranco Schiavone, vice presidente dell’Asgi (Associazione per gli Studi Giuridici sull’Immigrazione) aveva fortemente stigmatizzato l’allontanamento dei testimoni. Ma ce n’è uno che ha contattato le associazioni e si è detto disponibile a tornare in Italia se convocato dalla Procura. Di nazionalità bosniaca, a quanto si è potuto apprendere, è stato espulso il giorno successivo alla morte di Enukidze.
ANCHE PERCHÉ le versioni, pur fornendo un’indicazione chiara circa l’episodio del presunto pestaggio ai danni del georgiano, presentano dettagli ancora controversi. Alcuni testimoni, pur affermando che “Enukidze è stato picchiato in due occasioni prima di morire”, hanno spiegato che l’uomo nei giorni precedenti si era cagionato delle ferite all’altezza dello stomaco, con pezzi di ferro e di vetro, probabilmente per essere portato in infermeria o per essere allontanato da alcuni migranti rivali. E questo potrebbe portare a un indirizzo diverso per le indagini. Altri, invece, affermano addirittura che il georgiano sarebbe morto per un colpo subito alla testa da parte degli agenti.
Maggiori indicazioni potranno arrivare dall’autopsia, prevista nella giornata di lunedì, per il quale si sta aspettando anche l’arrivo della famiglia dalla Georgia.
Il caso del Cpr di Gradisca d’Isonzo è stato paragonato dal leader dei Radicali Italiani, Riccardo Magi, a quello di Stefano Cucchi, il geometra romano ucciso nel 2009 a causa delle percosse subìte in una caserma dei Carabinieri, vicenda per la
▶IL 31ENNE
tunisino, Arafet Arfaoui, è morto il 16 febbraio 2019 durante un fermo della polizia di Empoli. Ma per la Procura di Firenze, il caso doveva essere archiviato dopo quattro mesi, senza nessun indagato. Una tesi respinta dal gip Gianluca Mancuso che ha imposto al pm Christine von Borries l’iscrizione nel registro degli indagati di sette persone: i cinque agenti di Empoli che quella sera arrestarono il giovane tunisino, ma anche il medico e l’infermiere del 118 che provarono a rianimarlo per quasi un’ora. L’uomo era andato in un money transfer per spedire 40 euro alla famiglia, ma il titolare gli aveva contestato la falsità di una banconota. A quel punto Arfaoui aveva dato in escandescenza prima di avere un arresto cardiaco dopo il fermo dei carabinieri che lo avevano sdraiato a terra con le manette ai polsi e le gambe immobilizzate con una corda. L’indagine, sempre a carico di ignoti, aveva portato alla richiesta di archiviazione: secondo la pm, il comportamento di agenti e soccorritori era stato corretto e la morte del giovane causata da un’alterazione provocata dall’assunzione di cocaina e dallo stress del fermo. Una tesi rifiutata dal gip che ha dato ragione all’avvocato della moglie, Giovanni Conticelli, ordinando nuove indagini “entro sei mesi”.