Il Fatto Quotidiano

Nel segreto dell’urna Salvini ti citofona

- » NANNI DELBECCHI

Giusy levati, è arrivato Matteo e non ce n’è più per nessuno. Matteo Salvini non ha citofonato a una famiglia tunisina del Pilastro di Bologna; Salvini si è fatto riprendere mentre citofonava, cosa assai diversa, consapevol­e che quella citofonata avrebbe fatto il giro del Web in 80 secondi. Davanti a questa mossa da colonna infame, dàgli al migrante, l’opposizion­e comprensib­ilmente alza gli scudi. Ma Salvini non è così ingenuo, a nostro avviso è molto meno ingenuo della sinistra italiana, ogni giorno più simile all’Ispettore Clouseau. A Salvini, della famiglia tunisina, importa poco. Lui non è razzista, è cinico: gli importa del citofono, questo congegno umile, superato dai tempi, ormai anche i testimoni di Geova viaggiano su WhatsApp, ma insuperabi­le per l’uomo della strada. Che fa l’uomo della strada? Citofona. E che fa Salvini? Citofona. Come ognuno di noi, a ognuno di noi. Se il mezzo è il messaggio, il messaggio è il citofono. Anche in Tv sta in modalità citofono: mai in studio, in collegamen­to solo con il conduttore, come è naturale che sia (si è mai visto un dibattito al citofono?). Citofona Bruno e lui risponde subito (Vespa l’equivicino, ma c’è sempre qualcuno più vicino degli altri). Il citofono entra così a pieno titolo nella pittoresca parafern alias al vini ana insieme al mojito, la Nutella, la divisa della polizia penitenzia­ria, la felpa, la ruspa e lo squacquero­ne. Il popolo applaude: Stalin non ti vede, Dio sì, ma Salvini fa di più. Ti citofona.

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