Dante senza Google maps
GIULIO FERRONI Il prof. e il Sommo Poeta
“Chi ha la memoria della grande poesia ha un elemento in più di sicurezza. È una sorta di difesa personale, come sosteneva Primo Levi”. Giulio Ferroni ha insegnato per tutta la vita Letteratura italiana, la sua Storia della letteratura (in quattro volumi) è uno dei testi di riferimento per chi (ancora) voglia studiare. Celebri sono state le sue stroncature ( Baricco) e i suoi accesi confronti con altri esimi studiosi (Asor Rosa). Oggi, da professore emerito della Sapienza, ha deciso di dare alle stampe un suo viaggio.
“Chi ha la memoria della grande poesia ha un elemento in più di sicurezza. È una sorta di difesa personale, come sosteneva Primo Levi”. Giulio Ferroni ha insegnato per tutta la vita Letteratura italiana, la sua Storia della letteratura
(in quattro volumi) è uno dei testi di riferimento per chi (ancora) voglia studiare. Celebri sono state le sue stroncature (Baricco) e i suoi accesi confronti con altri esimi studiosi (Asor Rosa). Oggi, da professore emerito della Sapienza, ha deciso di dare alle stampe un suo viaggio o, meglio, la realizzazione di un suo desiderio: girare l’Italia attraverso i luoghi citati da Dante nella Divina Commedia. Un’opera preziosa, L’I
talia di Dante, 1232 pagine da spulciare come una guida turistico- letteraria al nostro immenso patrimonio.
Professor Ferroni, nell’i ntroduzione lei scrive: “Si sta perdendo la geografia come conoscenza dei luoghi, della loro specifica collocazione”. È questo l’intento del volume?
L’intenzione di partenza era legata a una passione personale per la geografia, oltre che per Dante. Mi rendo conto che oggi non si è più in grado di memorizzare e riconoscere i luoghi, uno per uno. Assistiamo a una polemica continua contro il nozionismo da parte dei pedagogisti, ma le cose vanno riconosciute nella loro concretezza, altrimenti si perde la capacità di orientarsi.
Pe r ò o g g i c ’ è G o o g l e Maps...
Una volta, sostenendo un esame, un mio studente collocò Siena in Liguria... Ecco ciò che intendo: con i mezzi tecnologici a nostra disposizione, uno raggiunge i luoghi senza orientarsi. E invece quei luoghi vanno percorsi nella loro concretezza.
È una forma per riscoprire la bellezza del territorio italiano?
Dante esaltava la bellezza nella corporeità immediata del suo tempo – molto diverso dal nostro –, quando era molto difficile raggiungere i luoghi. Ogni volta che ho preso il treno o l’auto per compiere il mio viaggio, mi sono meravigliato rispetto alla visione concreta dello spazio che aveva il Poeta, in un periodo storico in cui ci si poteva muovere solo a piedi o a cavallo. Certo non aveva gli strumenti di misurazione che abbiamo noi..
Nel libro descrive percorsi del turismo di massa, ma anche destinazioni sperdute e sconosciute ai più.
Oggi abbiamo la possibilità di scoprire luoghi notissimi, che sono quelli del turismo diffuso, così come paesi mai sentiti nominare. Io per primo, per esempio, non ero mai stato alla Pietra di Bismantova (sull’Appennino reggiano,
ndr), o alla Fontana dell’Acquacheta.
Negli ultimi anni, per fortuna, stiamo assistendo a un recupero culturale e paesaggistico degli antichi borghi.
Per prolungare la vita di certi posti – anche quelli danteschi, prenda la Rocca di San Leo, teatro di una recente frana – bisogna spendere energie. Spesso ci salvano i giovani: le porto a esempio un piccolo bed and breakfast in cui sono stato, aperto da alcuni ragazzi a Mores, un paesino del Logudoro (nel Sassarese: zone citate da alcuni Dannati). È un modo per tenere vivi il territorio e la memoria.
Che si sta perdendo? Lei citava prima una certa allergia dei pedagogisti rispetto al nozionismo...
La memoria è un dato essenziale della interiorizzazione delle forme di vita. Primo Levi ricordava di quanto fosse stato fondamentale, nel lager, conservare la memoria di Dante: di fronte all’orrore, era una difesa personale. La poesia diventa una parte di te, con la quale puoi dialogare quando ti sono impedite altre forme di dialogo. È un patrimonio mentale. E la poesia di Dante contiene la sostanza della realtà.
Nel 2021 si celebrano i 700 anni dalla morte di Alighieri. Perché è ancora oggi una tappa ineludibile nella formazione scolastica?
Perché la lingua italiana sta già tutta là. Dobbiamo leggerlo e usarlo di più. E poi perché il suo mondo, così abissalmente lontano dal nostro, ci allena a comprendere la diversità. Tutta l’esp er ien za della Commedia non è quella del consumo quotidiano, ma qualcosa che va al di là. Vale per il credente, ma anche per il laico che ritiene la vita insufficiente così com’è e vuole tendere all’oltre.
Professore, ha potuto scrivere quest’opera solo “l asciate le stanze sfatte e disordinate dell’U n i ve rs it à Sapienza, cariche ormai di imposte elucubrazioni burocratiche”. Polemizza?
Non verso la Sapienza, ma verso il modo in cui è tenuta l’università. Tutto è stato ridotto a monitoraggi, calcoli aritmetici per ogni tipo di finanziamento, statistiche. I saggi scientifici vengono chiamati “prodotti” e valutati attraverso parametri numerici. L’attività didattica è ostacolata dalla burocratizzazione e dalla mancanza di fiducia nei confronti (anche) dei docenti. È un trend mondiale, certo, però in alcuni paesi viene applicato con maggiore disinvoltura.
Viviamo nell’epoca della valutazione continua?
Il mio amico filosofo Mario Perniola, scomparso due anni fa, aveva riflettuto sulla deformazione della cultura determinata dal dominio della valutazione, il capitalismo valutante. Siamo addirittura arrivati a stilare la classifica delle città più felici del mondo! Ma si può davvero classificare la felicità? Io credo di no.