Salvini il tacchino fa pure la festa di ringraziamento
Il leghista si schianta nei luoghi simbolo della sua campagna, dal Papeete in poi
Ha scelto di fare il tacchino: “Questa settimana abbiamo in mente una grande festa di ringraziamento, è stata comunque una bellissima esperienza. Mica si può sempre vincere?”. Anche lei, Lucia Borgonzoni, visto il sorprendente ottimismo del capo, ha orientato il discorso verso un approdo più sensoriale, intimista, con note persino allegrotte. Senza citarlo, ma sicuramente pensando a De Coubertin, ha esclamato: “Vorrà dire che la prossima volta ce la faremo”.
IL VOLTO DISTESO, il maglioncino da lavoro, lo sguardo finalmente luminoso senza l’ossessione del telefonino. Il Salvini sconfitto – “abbondantemente stracotto” urlerà un tizio per rovinare la diretta televisiva di una collega emiliana già stremata dalla fatica di averlo rincorso per settimane per tutta la regione – appare simpaticissimo, gioviale, senza grilli per la testa e soprattutto fattivo. “Dovrò fare un sacco di cose questa settimana e andare anche in Calabria per dare un governo a quella bellissima regione”, spiega. E non si accorge, oppure non ci pensa, oppure ci pensa ma non riflette abbastanza, che anche i calabresi hanno assestato una legnata niente male al leghismo d’esportazione, decurtando di dieci punti il monte premi simpatia che il golden boy leghista si era conquistato qualche mese fa.
Infatti alle Europee aveva superato il venti per cento e adesso, incredibile, ha lasciato dieci punti a terra consegnando a Forza Italia, che sinceramente assomiglia a un partito della terza età, il primato del centrodestra in quella regione. Salvini perde dove si perde, come appunto l’Emilia, e perde anche dove si vince, come la Calabria. Non è per caso che abbia scelto male la sua candidata? “Migliore scelta non avrei potuto fare”, dice Matteo davanti a una stupita Lucia Borgonzoni che infatti è cosciente di aver ottenuto meno di tre punti della sua coalizione e consapevole che alcuni alleati (vedi Forza Italia e persino alcuni compagni leghisti) hanno preferito, col voto disgiunto, il nemico Bonaccini.
“MEGLIO di Lucia non si pot ev a ”, conferma Matteo nell’elaborazione di questo lutto improvviso. Solo venerdì era sicuro di vincere, “anzi di stravincere”. Onesto fino all’osso: “Non ci sopravvalutate”.
Possibile che i sondaggisti si siano caricati sulle spalle un po’ le speranze del padano fornendo agli emiliani e anche ai romagnoli una mappa infedele delle aspettative elettorali. Onda verde, marea, allagamento, vento fortissimo, anzi tempesta. “Ci hanno fatto prendere una fifa blu questi delinquenti”, dice nonno Alberto seduto alla casa del popolo della Bolognina, il quartiere simbolo del comunismo italiano e della storia del Novecento. “Meglio così, in questo modo ci siamo organizzati e abbiamo resistito”, bofonchia il suo compagno.
“QUANDO vai in un posto e fai un comizio al volo e vedi tanta gente, allora capisci che tutto è possibile, che ce l’abbiamo già fatta”, aveva twittato tre giorni fa. Alterazione della percezione, diagnosticano gli psicologi nei casi in cui la fantasia sottragga un po’ di realtà alla vista, cosicché Matteo non ha percepito come scarna la piazza di Ravenna, deboluccia a Reggio Emilia, apatica a Parma, irrilevante a Bologna. Non ha visto che l’altro giorno a Modena c’era soltanto la celere in piazza Grande.
Lo scopre oggi, ma col sorriso. Ha perso ma è soddisfatto: “Ragazzi, io sono fatto così”.
INFATTI. Matteo si è inguaiato quasi da solo. Esagerando ha prodotto un bum nelle viscere leghiste che i fisici definirebbero figlio di un eccesso di compressione. È andato al Pilastro, a citofonare, facendo lo sceriffo del popolo. E il Pilastro, quartiere debole e periferico, socialmente problematico, gli assesta un ceffone dando al Pd il 40 per cento dei consensi contro il 19 alla Lega. “Il Pilastro è stato il secondo Papeete di Salvini”, dice Virginio Merola, il sindaco di Bologna.
PERCHÉ, ripensandoci, i guai di Salvini iniziano proprio al Papeete e sembrano non finire più. L’età del mojito, delle danze tra le cosce brasiliane da parte di uno spumeggiante ministro dj, si chiude nella costernazione. Voleva buttare giù il governo e niente da fare. Le elezioni anticipate, e flop. Ha pianificato il referendum elettorale spiazzante, ma la Corte di Cassazione lo ha stoppato. Si è acconciato a chiedere il referendum confermativo sul taglio dei parlamentari che egli stesso ha votato e fatto votare e sembra già un boomerang. Si voterà il 29 marzo. Sconfitta sicura e 500 milioni di euro buttati al vento.
L’EMILIA- ROMAGNA se mbrava l’ultima spiaggia. E invece non solo l’Emilia, ma anche territori romagnoli apparentemente amici, lo hanno deluso e persino Bibbiano ha parecchio deluso.
Lì il Pd ha preso il 40,7 per cento, la Lega solo il 29, 4. Bonaccini ha arraffato tremila voti nel paese (pari al 56,7%)., Borgonzoni mille in meno.
Pensate che tra qualche mese si vota in Toscana e altre regioni Possiamo vincere Chiaramente possiamo anche perdere
E DUNQUE? “Stiamo decidendo dove fare la festa, immagino dalle parti di Modena, il punto geografico mediano”, dice lui sorridendo. “Incontrerò domani tutti i nuovi consiglieri, i compagni di questo meraviglioso viaggio”, dice lei. “Chi avrebbe mai pensato a questo risultato solo un anno fa?”, domanda lui. “Chi l’avrebbe mai detto solo un anno fa?”, domanda lei.
Insieme, finalmente sconfitti, ma veramente contenti, salutano i giornalisti in questo albergone alle porte di Bologna.
“Pensate che tra qualche mese si vota in Toscana, Campania, Puglia e Marche. Possiamo vincere. Chiaramente possiamo anche perdere”.