Il Fatto Quotidiano

Salvini il tacchino fa pure la festa di ringraziam­ento

Il leghista si schianta nei luoghi simbolo della sua campagna, dal Papeete in poi

- » ANTONELLO CAPORALE

Ha scelto di fare il tacchino: “Questa settimana abbiamo in mente una grande festa di ringraziam­ento, è stata comunque una bellissima esperienza. Mica si può sempre vincere?”. Anche lei, Lucia Borgonzoni, visto il sorprenden­te ottimismo del capo, ha orientato il discorso verso un approdo più sensoriale, intimista, con note persino allegrotte. Senza citarlo, ma sicurament­e pensando a De Coubertin, ha esclamato: “Vorrà dire che la prossima volta ce la faremo”.

IL VOLTO DISTESO, il maglioncin­o da lavoro, lo sguardo finalmente luminoso senza l’ossessione del telefonino. Il Salvini sconfitto – “abbondante­mente stracotto” urlerà un tizio per rovinare la diretta televisiva di una collega emiliana già stremata dalla fatica di averlo rincorso per settimane per tutta la regione – appare simpaticis­simo, gioviale, senza grilli per la testa e soprattutt­o fattivo. “Dovrò fare un sacco di cose questa settimana e andare anche in Calabria per dare un governo a quella bellissima regione”, spiega. E non si accorge, oppure non ci pensa, oppure ci pensa ma non riflette abbastanza, che anche i calabresi hanno assestato una legnata niente male al leghismo d’esportazio­ne, decurtando di dieci punti il monte premi simpatia che il golden boy leghista si era conquistat­o qualche mese fa.

Infatti alle Europee aveva superato il venti per cento e adesso, incredibil­e, ha lasciato dieci punti a terra consegnand­o a Forza Italia, che sinceramen­te assomiglia a un partito della terza età, il primato del centrodest­ra in quella regione. Salvini perde dove si perde, come appunto l’Emilia, e perde anche dove si vince, come la Calabria. Non è per caso che abbia scelto male la sua candidata? “Migliore scelta non avrei potuto fare”, dice Matteo davanti a una stupita Lucia Borgonzoni che infatti è cosciente di aver ottenuto meno di tre punti della sua coalizione e consapevol­e che alcuni alleati (vedi Forza Italia e persino alcuni compagni leghisti) hanno preferito, col voto disgiunto, il nemico Bonaccini.

“MEGLIO di Lucia non si pot ev a ”, conferma Matteo nell’elaborazio­ne di questo lutto improvviso. Solo venerdì era sicuro di vincere, “anzi di stravincer­e”. Onesto fino all’osso: “Non ci sopravvalu­tate”.

Possibile che i sondaggist­i si siano caricati sulle spalle un po’ le speranze del padano fornendo agli emiliani e anche ai romagnoli una mappa infedele delle aspettativ­e elettorali. Onda verde, marea, allagament­o, vento fortissimo, anzi tempesta. “Ci hanno fatto prendere una fifa blu questi delinquent­i”, dice nonno Alberto seduto alla casa del popolo della Bolognina, il quartiere simbolo del comunismo italiano e della storia del Novecento. “Meglio così, in questo modo ci siamo organizzat­i e abbiamo resistito”, bofonchia il suo compagno.

“QUANDO vai in un posto e fai un comizio al volo e vedi tanta gente, allora capisci che tutto è possibile, che ce l’abbiamo già fatta”, aveva twittato tre giorni fa. Alterazion­e della percezione, diagnostic­ano gli psicologi nei casi in cui la fantasia sottragga un po’ di realtà alla vista, cosicché Matteo non ha percepito come scarna la piazza di Ravenna, deboluccia a Reggio Emilia, apatica a Parma, irrilevant­e a Bologna. Non ha visto che l’altro giorno a Modena c’era soltanto la celere in piazza Grande.

Lo scopre oggi, ma col sorriso. Ha perso ma è soddisfatt­o: “Ragazzi, io sono fatto così”.

INFATTI. Matteo si è inguaiato quasi da solo. Esagerando ha prodotto un bum nelle viscere leghiste che i fisici definirebb­ero figlio di un eccesso di compressio­ne. È andato al Pilastro, a citofonare, facendo lo sceriffo del popolo. E il Pilastro, quartiere debole e periferico, socialment­e problemati­co, gli assesta un ceffone dando al Pd il 40 per cento dei consensi contro il 19 alla Lega. “Il Pilastro è stato il secondo Papeete di Salvini”, dice Virginio Merola, il sindaco di Bologna.

PERCHÉ, ripensando­ci, i guai di Salvini iniziano proprio al Papeete e sembrano non finire più. L’età del mojito, delle danze tra le cosce brasiliane da parte di uno spumeggian­te ministro dj, si chiude nella costernazi­one. Voleva buttare giù il governo e niente da fare. Le elezioni anticipate, e flop. Ha pianificat­o il referendum elettorale spiazzante, ma la Corte di Cassazione lo ha stoppato. Si è acconciato a chiedere il referendum confermati­vo sul taglio dei parlamenta­ri che egli stesso ha votato e fatto votare e sembra già un boomerang. Si voterà il 29 marzo. Sconfitta sicura e 500 milioni di euro buttati al vento.

L’EMILIA- ROMAGNA se mbrava l’ultima spiaggia. E invece non solo l’Emilia, ma anche territori romagnoli apparentem­ente amici, lo hanno deluso e persino Bibbiano ha parecchio deluso.

Lì il Pd ha preso il 40,7 per cento, la Lega solo il 29, 4. Bonaccini ha arraffato tremila voti nel paese (pari al 56,7%)., Borgonzoni mille in meno.

Pensate che tra qualche mese si vota in Toscana e altre regioni Possiamo vincere Chiarament­e possiamo anche perdere

E DUNQUE? “Stiamo decidendo dove fare la festa, immagino dalle parti di Modena, il punto geografico mediano”, dice lui sorridendo. “Incontrerò domani tutti i nuovi consiglier­i, i compagni di questo meraviglio­so viaggio”, dice lei. “Chi avrebbe mai pensato a questo risultato solo un anno fa?”, domanda lui. “Chi l’avrebbe mai detto solo un anno fa?”, domanda lei.

Insieme, finalmente sconfitti, ma veramente contenti, salutano i giornalist­i in questo albergone alle porte di Bologna.

“Pensate che tra qualche mese si vota in Toscana, Campania, Puglia e Marche. Possiamo vincere. Chiarament­e possiamo anche perdere”.

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LaPresse Stordito Matteo Salvini in conferenza stampa ieri
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