La crisi infinita dell’Air Italy Ma il Qatar non stacca la spina
EXMERIDIANA Bilanci in rosso, il rilancio non decolla
Si presentarono come cavalieri bianchi con la scimitarra sguainata, venuti da lontano a sollevare dalla polvere Air Italy- Meridiana per lanciarla nell’alto dei cieli. Era il febbraio di due anni fa, ma le cose purtroppo hanno preso un’altra piega. La cura propinata dai nuovi padroni del Qatar per Air Italy non solo non ha dato i risultati attesi come una manna dai 1.400 dipendenti, ma ha aggravato le condizioni del paziente. Che ormai è a un passo dall’ultimo respiro. Il progetto di dotare la compagnia di 50 aerei nel 2022 non è più neanche una nebulosa promessa, è solo un semplice miraggio. Fino a un paio di anni fa gli aerei di Air Italy erano una quindicina, ora appena 7 dopo che la compagnia che ha sede a Olbia ha dovuto mettere a terra per cause di forza maggiore (l’inaffidabilità del velivolo) i 3 Boeing 737 Max entrati in flotta. Altri 5 B 737 Max erano stati ordinati nel frattempo, ma a questo punto non arriveranno mai.
INVECE DI SOSTITUIRLI con altri jet come hanno fatto le compagnie di mezzo mondo, il nuovo direttore della società, il bulgaro Rossen Dimitrov, ha fatto ricorso al wet lease, aerei ed equipaggi a noleggio, compresi quelli non proprio scintillanti della compagnia bulgara Tayaran Jet. La mirabolante politica di apertura delle nuove rotte è nata e morta in un baleno: i voli per la Thailandia e l’India lanciati a fine 2018 sono stati annullati appena tre mesi dopo. Le rotte per San Francisco,
Los Angeles e Toronto hanno portato più guai che soddisfazioni e non è sicuro riaprano il prossimo marzo. Air Italy inanella bilanci da incubo e non chiude, almeno per ora, per motivi che poco hanno a che spartire con il business aereo in senso stretto.
Il primo motivo è di natura affettiva: il principe ismaelita Aga Kahn, 83 anni, considera la compagnia sarda come un figlio e dopo averla fatta nascere 57 anni fa non se la sente di vederla morire. Con il 51% del capitale l’Aga Kahn è ancora il proprietario di Air Italy, ma non è lui che si interessa dell’andamento della società. La gestione è in mano ad Akfed (Aga Kahn Found for Economic Development), entità economica con sede a Ginevra che si occupa soprattutto di altro in 25 Paesi del mondo, dall’Africa occidentale all’Asia Centrale e Meridionale, e interviene a sostegno delle comunità ismaelitiche con la costruzione di infrastrutture come scuole e ospedali. Il business aereo, per di più in un’area come la Sardegna e l’Italia estranea a quelle solite, non rientra esattamente nel core business del Fondo.
IL RESTANTE 49% di Air Italy è di altri arabi: Qatar Airways dell’emiro del Qatar. Sono loro i manovratori dell’azienda sarda e chi conta in particolare è Al Baker, manager molto influente. Un signore capace di convincere perfino Donald Trump a non dare troppa retta alle lamentele delle compagnie aeree americane contro Air Italy, ritenuta forse a torto capace di insidiare gli interessi statunitensi sulle rotte del Nord Atlantico. È stato Al Baker a scegliere i nuovi dirigenti di Air Italy, compreso il direttore, il bulgaro Dimitrov, guardato in azienda con una certa sufficienza perché in precedenza era un semplice assistente di volo.
FU MATTEO RENZI ai tempi in cui era capo del governo a farsi mallevadore dell’intervento qatariota: a distanza di anni si può dire che l’esperimento non è riuscito. Qatar Airways non se ne va dalla Sardegna probabilmente perché è il sistema Qatar che non vuole creare strappi con l’Italia. I legami tra i due paesi sono molto stretti: due anni fa Leonardo (ex Finmeccanica) ottenne dal Qatar una commessa di 3 miliardi di euro per la fornitura di 28 elicotteri Nh 90. E una settimana fa il presidente della Repubblica italiana, Sergio Mattarella, si è recato in visita a Doha, capitale del Qatar, a pochi giorni di distanza dalla firma di un memorandum tra il ministero della Difesa qatariota e l’italiana Fincantieri a cui è stata delegata la progettazione e costruzione di una base navale e la gestione della flotta con la fornitura di nuove navi e sottomarini.
All’ultimo respiro Il progetto di dotare la compagnia di 50 aerei nel 2022 non è più neanche considerato